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venerdì 14 novembre 2014

Heidi (1974) - I 40 anni della serie animata di Isao Takahata



In occasione del quarantesimo anniversario della serie tv Heidi ("Alps no shojo Heidi", lett. "Heidi la ragazzina delle Alpi", 1974, 52 puntate) diretta da Isao Takahata e trasmessa in Italia a partire dal 7 febbraio 1978 sulla Rete 1 (Raiuno), un approfondimento per conoscerne meglio l'origine, le modalità con cui venne prodotta, il suo character designer Yoichi Kotabe, e l'importanza che essa ebbe per la carriera del suo regista, segnando una svolta all'interno del mondo dell'animazione nipponica.


Svizzera, 1973: i sopralluoghi di Hayao Miyazaki, Yoichi Kotabe e Isao Takahata per Heidi
(fonte)

Svizzera, 1973: la foto dei sopralluoghi per Heidi

Come ben noto, Heidi (diminutivo di Adelheid, nome completo della protagonista) nasce come romanzo in due parti, pubblicate dalla svizzera Johanna Spyri (1827-1901, nome di nascita: Johanna Louise Heusser) rispettivamente nel 1880 (Heidi impara e viaggia) e nel 1881 (Heidi si vale di ciò che ha imparato), solitamente raccolte in un unico volume in Italia.

Heidi - Edizione del 1887
(fonte)
Johanna Spyri
(fonte)

Oltre ad aver probabilmente attinto a un'opera letteraria scritta nel 1830 da un insegnante tedesco (Adelaide - das Madchen vom Alpengebirge [traducibile come "Adelaide, la ragazza della Alpi"] di Hermann Adam von Kamp), l'autrice trae ispirazione dalla crisi personale da lei vissuta quando, dopo essersi sposata con Bernhard Spyri, lascia la campagna per andare a vivere a Zurigo, soffrendo a causa del diverso stile di vita impostole dalla città. In seguito alla nascita del loro primo figlio, i coniugi Spyri si trasferiscono in una casa nei pressi del lago di Zurigo, dove, grazie al ritrovato contatto con la natura, l'umore della donna migliora, consentendole di dedicarsi alla scrittura e di creare Heidi, una bambina che, come la sua autrice, trova la propria felicità vivendo a contatto con la natura. Su questo tema centrale dell'opera della Spyri, Isao Takahata si è così espresso nel documentario svizzero Heidi Island (2001) della regista Laurence Stajic:
In effetti è una storia sul legame tra esseri umani e natura. Durante la mia carriera ho diretto molti cortometraggi, episodi di serie animate e documentari su questo argomento. Heidi era la mia prima importante serie animata, ma mentre la stavo dirigendo, non ero realmente consapevole di trattare il tema della natura. È stato solo molto tempo dopo che ho compreso il messaggio di Johanna Spyri. La lezione che Heidi ci impartisce è che gli esseri umani si sentono realizzati solo quando sono a contatto con la natura.
Isao Takahata,
dal documentario Heidi Island (2001)

L'indicazione di Isao Takahata come regista di Heidi
Dai titoli di testa del film di montaggio Heidi torna tra i monti (1978)

Prima dell'avvento della serie animata nipponica erano già stati realizzati degli adattamenti dell'opera della Spyri come il film Zoccoletti olandesi (1937) di Allan Dwan con Shirley Temple nel ruolo della protagonista, o come Heidi - Son tornata per te (1952) di Luigi Comencini, il quale, in merito al suo film e al debutto della serie nipponica in Italia, così si espresse:
Non sapevo che ne avessero tratto anche dei fumetti, ma voglio proprio vedere come hanno fatto a tirar fuori tante ore di trasmissione da una storia piuttosto corta e senza tanti colpi di scena. Per me non è stato facile neppure arrivare ad un'ora e mezzo di film. E poi alcune scene le ho proprio inventate. 
(cfr. l'articolo Quando e come ci pensò Comencini di Fiammetta Rossi, Radiocorriere TV n. 6, febbraio 1978).
Tuttavia è la serie animata a imporsi sulle precedenti produzioni, divenendo l'adattamento più noto, in Europa, dell'opera della Spyri.

Zoccoletti olandesi (1937),
di Allan Dwan

Luigi Comencini parla di Heidi,
dal Radiocorriere TV n. 6, febbraio 1978

L'idea di una trasposizione animata seriale di Heidi risale al 1967 e dovrebbe appartenere, secondo questo dossier francese, al produttore Shigehito Takahashi. Bisogna però attendere il 1971 per l'inizio dei preparativi della produzione della serie, per la quale nel 1973 vengono coinvolti da Takahashi e dallo studio di produzione Zuiyo Enterprises, Isao Takahata, Hayao Miyazaki e Yoichi Kotabe. I tre, che già avevano lavorato insieme al film La grande avventura di Hols, il principe del sole (aka La grande avventura del piccolo principe Valiant, 1968, prima regia di Takahata), per donare alla serie il maggior realismo possibile, compiono dei sopralluoghi in Svizzera - recandosi a Maienfeld, la cittadina in cui Johanna Spyri visse quando scrisse il primo libro di Heidi nel 1879 - e a Francoforte in Germania, tra il 16 e il 25 luglio 1973, per documentarsi direttamente sugli ambienti, sulla natura e sullo stile di vita delle persone che vivono in quelle zone.

Copertina del cofanetto composto da 4 pellicole super 8 del primo film diretto da Isao Takahata 

La casa del nonno di Heidi

Riguardo all'origine del progetto della serie animata giapponese e a quel viaggio in Svizzera del 1973, Yoichi Kotabe, intervistato nel documentario svizzero Heidi: un mito tra sogno e incubo (2022, titolo originale tedesco: "Heidis Alptraum"; titolo francese: "Le cauchemar de Heidi") di Anita Hugi (visionabile a questo link del sito web italiano di Arte), ha raccontato:
Conoscevo Heidi da quando ero piccolo. Ma quando ho dovuto preparare la serie ho pensato di rileggere i primi due volumi. Senza perdermi troppo nei dettagli per cogliere lo spirito dei personaggi e dare loro un'immagine chiara. Il regista Isao Takahata della nota società Zuiyo sarebbe stato perfetto per questo incarico. Così l'hanno contattato per fare i 52 episodi. Takahata ha accettato e si è subito unito a noi, ovvero a Miyazaki e me. 
L'idea di fare un viaggio per finalità di ricerca non è venuta da noi, ma dal presidente di Zuiyo, dello studio di animazione. Voleva che nascesse una serie animata adatta al Giappone, sì, e a tutto il mondo. E devo dire che allora in Giappone non c'era una conoscenza precisa e dettagliata degli altri Paesi. (...)
Yoichi Kotabe, Hayao Miyazaki e Isao Takahata in Svizzera nel 1973
Dal documentario Heidi: un mito tra sogno e incubo di Anita Hugi
Miyazaki era incaricato di realizzare gli schizzi per la scenografia. Però non ha disegnato un bel niente, mentre salivamo all'alpe. Ero preoccupato, già... come pensava di fare? Guardava tutto, certo, ma non disegnava nulla! Osservava tutto, curioso. Nella baita, per esempio, si è perso ad analizzare le travi e le porte in legno. Miyazaki, in fin dei conti, non aveva mica bisogno del suo taccuino... gli bastava osservare, sì. (...)

Hayao Miyazaki osserva gli alberi svizzeri
Da Heidi: un mito tra sogno e incubo

Abbiamo poi dovuto trovare l'espressione più calzante per ogni personaggio. Prima, nei film d'animazione, ci bastava solamente che i piccoli spettatori si divertissero e basta. Takahata, però, voleva spingersi un po' oltre con i cartoni animati. Precisione e profondità erano essenziali, per lui. Avrei saputo ottenerle? Con i cartoni animati crei una finzione. Ma in questo progetto volevamo realizzare un universo pressoché tangibile. L'ho tenuto presente in fase di creazione. L'obiettivo non era solo avere realtà verosimili. Ma produrre un video che risultasse sempre reale e credibile per gli spettatori. Un mondo a cui pareva di poter accedere.
Yoichi Kotabe nel documentario Heidi: un mito tra sogno e incubo

La ricerca del realismo è frutto della volontà di Takahata, il quale, nel sopracitato documentario
Heidi Island, ha così ricordato quel viaggio:
Quando ho visitato la Svizzera, mi sono ricordato di Bruegel, il pittore belga [riferimento a Pieter Bruegel Il Vecchio, vissuto nel '500]. Lui era originario di Anversa. Non l'ho mai visitata di persona, ma credo che sia una città senza montagne. Bruegel ha viaggiato attraverso le Alpi in direzione dell'Italia, dipingendo molti panorami dei paesaggi alpini, che poi sono divenuti molto famosi [qui è visionabile uno di essi]. Credo che quel panorama così vasto l'abbia profondamente ispirato. E ritengo che vederlo deve essere stato uno schock per qualcuno nativo di Anversa, che è una zona pianeggiante! Poter vedere le montagne, i fiumi e i prati, tutti nello stesso posto! Ciò è davvero un sogno universale, non solo giapponese. Che stupefacente attrazione!
La Svizzera in Heidi

La rappresentazione realistica della vita quotidiana sulle montagne svizzere e a Francoforte è, per l'epoca, qualcosa di inedito all'interno della produzione animata giapponese, tanto da rappresentare una delle caratteristiche più innovative di Heidi, che contribuisce fortemente al suo successo in Giappone (dove sconfigge la concorrenza della prima serie tv de La Corazzata Spaziale Yamato/Star Blazers), come ricordato dal sito nausicaa.net e dalle seguenti parole di Junzo Nakajima, produttore della serie tv Conan - Il ragazzo del futuro (1978, diretta da Miyazaki con l'aiuto di Takahata):
Fino a Heidi, non c'era stato nessun cartone animato che fosse riuscito a dare un'idea così particolareggiata della vita quotidiana. Forse Heidi non si può definire un anime normale. Nessun cartone finora ha fatto attenzione a come si mangia, a come si tiene una penna, a come si mungono le capre, a cosa c'è sopra un tavolo, ecc... Perciò Heidi ha avuto successo. Quei personaggi si muovono in una realtà quotidiana tanto che si dimentica di stare davanti a un cartone animato. 
(cfr. Portfolio Conan - Il ragazzo del futuro a cura di Francesco Di Sanzo e Saburo Murakami, Mangazine n. 28, ottobre 1993, Granata Press; le dichiarazioni di Nakajima risalgono al 1990).

Hayao Miyazaki, Toshio Suzuki e Isao Takahata.
Locandina del documentario Studio Ghibli Kingdom of Dreams and Madness (2013)
In Italia il film è stato distribuito col titolo "Il regno dei sogni e della follia"
(fonte)

Lo stesso Takahata, nel documentario Miyazaki Temple (2005) di Yves Montmayeur, ha spiegato quanto Heidi sia stata importante nell'avvicinarlo a un modo diverso di intendere l'animazione, molto distante dalle motivazioni iniziali - derivanti dalla sua ammirazione per film europei come La pastorella e lo spazzacamino (1953) di Paul Grimault, La regina delle nevi (1957) di Lev Atamanov e The Humpbacked Horse (1947) di Ivan Ivanov-Vano - con cui si era accostato a questo mezzo di espressione artistica:

Tenendo conto delle caratteristiche dell'animazione, ero determinato a realizzare una storia fantasy. Infatti è questo l'obiettivo che mi ha persuaso a entrare nel settore. Tuttavia, in Heidi e nei progetti successivi, in particolare nelle serie tv [come Marco - Dagli Appennini alle Ande (1976) e come Anna dai capelli rossi (1979)], ho trovato la mia strada nella rappresentazione della vita quotidiana. Quando ho cominciato a lavorare separatamente da Miyazaki, poiché lui era così bravo e così abile nella creazione di un mondo fantasy, ho deciso, credo inconsciamente, di fare qualcos'altro, occupandomi delle cose ordinarie che si trovano nella vita di ogni giorno. Ripensandoci adesso, è così che ho iniziato.
Disegno preparatorio per la casa di Heidi
(fonte)

La propensione di Takahata per il realismo - coerente coi suoi studi universitari, durante i quali approfondì il poeta Jacques Prévert, sceneggiatore simbolo del periodo del "realismo poetico" del cinema francese - è considerata anche da Toshio Suzuki (co-fondatore e a lungo direttore dello Studio Ghibli) la caratteristica che lo contraddistingue da Miyazaki:
Animazione o no, un film appartiene a una di queste due tipologie: la prima consiste nella realizzazione di un film che mostra ciò che nessuno ha mai visto; la seconda, invece, risiede nel rappresentare ciò che ognuno conosce. Questa è la grande differenza esistente tra i due artisti. Miyazaki vuole mostrare alle persone qualcosa che non hanno mai visto, mentre Takahata descrive qualcosa di famigliare per offrirci un nuovo punto di vista sul modo in cui viviamo le nostre vite. I due artisti hanno degli orientamenti contrastanti, paragonabili [come diversità] al cielo e alla terra, che trovano espressione nelle loro opere. (cfr. il sopracitato documentario Miyazaki Temple).
Francoforte in Heidi

In merito a Hayao Miyazaki, sul suo ruolo nella produzione di Heidi si è spesso fatta molta confusione in Italia, attribuendogli la regia della serie, quando in realtà il suo ruolo principale è stato quello di curare i lay-out di tutte le puntate, cioè la creazione dei disegni da usare come punto di riferimento per la realizzazione di tutto ciò che è incluso in ogni singola inquadratura (personaggi, sfondi, oggetti in movimento, ecc...), mostrando anche la prospettiva da adottare (ad esempio indicando cosa si trova in primo piano e cosa sullo sfondo), rispettando le indicazioni registiche di Takahata.

Isao Takahata e Hayao Miyazaki in Svizzera nel 1973
Dal documentario Heidi: un mito tra sogno e incubo

Il character design - creazione dell'aspetto dei personaggi e delle espressioni dei loro visi - e la direzione generale delle animazioni di Heidi sono invece frutto di Yoichi Kotabe, il quale, per l'ideazione dell'aspetto della protagonista di Heidi, attinge al personaggio di Mauni, una dolce bambina presente nel film Hols, il principe del sole che venne ideata dall'animatrice Reiko Okuyama, con la quale Kotabe si sposò nel 1963.

La piccola Mauni del film Hols, il principe del sole (1968) di Isao Takahata

Il modo in cui Yoichi Kotabe ha svolto il suo lavoro di character designer per Heidi, è stato così ricordato dal disegnatore giapponese nel documentario Heidi: un mito tra sogno e incubo:
Ho fatto tanti schizzi per cercare di capire come realizzare Heidi. Ho chiesto al regista se per caso avesse qualche consiglio, qualche suggerimento, qualche piccolo aiuto. Quando gli ho mostrato i miei schizzi e abbozzi, mi ha spiegato una cosa che mi ha colpito molto. "Sai, devi sapere, Kotabe, che quando Heidi vede suo nonno la prima volta, non gli si rivolge stando di lato o a testa china. No, no. Heidi guarda il nonno dritto in faccia". Io, in sostanza, ho capito che dovevo riuscire a rappresentare la forza del carattere di Heidi.
Il primo incontro tra Heidi e suo nonno, con lei che lo guarda dritto in faccia
Dalla prima puntata della serie tv

Heidi, disegnata dall'illustratrice svizzera Martha Pfannenschmid
Il disegno è stato usato da Yoichi Kotabe come fonte di ispirazione per la serie giapponese
(fonte)

Copertina dell'edizione illustrata da Martha Pfannenschmid dei due libri di Johanna Spyri
(fonte)
Nel nostro viaggio [in Svizzera nel 1973] abbiamo incontrato il direttore dell'archivio ufficiale di Johanna Spyri. Ci ha aiutato molto. Volevamo scoprire tutto della Svizzera e dei suoi abitanti. Gli ho fatto vedere gli schizzi di Heidi che avevo disegnato in Giappone appena prima di partire. E lui, per fortuna, mi ha fatto notare che Heidi aveva solo cinque anni quando era arrivata a Maienfeld sull'alpe. Essendo così piccola, a cinque anni, sarebbe riuscita a farsi delle trecce? Pensando al fatto che suo nonno era molto burbero, era poco probabile che si mettesse a farle due treccine ogni santo giorno... Mi ha aperto gli occhi! Ho rivisto l'immagine che avevo realizzato di Heidi, dei suoi capelli. E le ho tolto le trecce. Ho optato per un taglio di capelli più corto per il mio personaggio. Per di più, il direttore dell'archivio di Spyri ci ha donato un libro che mi ha ispirato nei disegni di Heidi. Ce l'ho ancora... Ha dei bei disegni di Martha Pfannenschmid [1900-1999]. Abbiamo passato in rassegna le pagine per ammirare i disegni. Sono immagini piccole, ma catturano al meglio l'atmosfera dell'alpe. Rendono bene l'idea dell'universo di Heidi. Noi eravamo convinti che il libro illustrato ci avrebbe permesso di realizzare una bella serie animata. Ciò che avevamo visto sui monti, in Svizzera, con i nostri occhi, era raffigurato nero su bianco nel libro! La composizione è davvero elegante. I dettagli, l'ordine... è tutto ben fatto. È un capolavoro!
Progetto grafico iniziale di Yoichi Kotabe per Heidi, raffigurata con le treccine
Da Heidi: un mito tra sogno e incubo
Schizzi preparatori di Yoichi Kotabe per Heidi
Da notare l'evoluzione del personaggio da sinistra a destra, prima con le treccine, poi senza
Disegno preparatorio di Yoichi Kotabe per Heidi
(fonte)

Takahata, riguardo al lavoro svolto da Kotabe su Heidi e su altre opere da lui dirette (come Hols, Panda! Go, Panda! [1972] e Marco), ha dichiarato che "il suo stile di disegno così semplice nasconde in realtà una grande energia, una forza che mi sembra importante e interessante nell'ambito del cinema d'animazione. Non solo apporta qualcosa di potente sul piano della definizione dei personaggi, ma anche del contenuto di un'opera" (cfr. Mario A. Rumor, The Art of Emotion - Il cinema d'animazione di Isao Takahata, 2007, pag. 376).

Disegno preparatorio per Peter, Clara e Heidi
(fonte)

In seguito, Kotabe intraprende una collaborazione ventennale con la Nintendo (dal 1986 al 2007), per la quale si occupa di definire e/o di ridefinire il design di molti dei personaggi delle saghe di Super Mario Bros. e Legend of Zelda, realizzando molte delle illustrazioni presenti nei libretti di istruzione dei videogiochi di quelle saghe; Kotabe ha inoltre a lungo supervisionato le animazioni di molte delle opere animate della saga dei Pokémon, restando però sempre molto legato al personaggio di Heidi, al punto da inserirla nella copertina dell'art-book (edito in Giappone nel 2008) che raccoglie una selezione dei disegni dei personaggi più importanti della sua intera carriera, al quale ha fatto seguito, nel 2013, la pubblicazione di un art-book dedicato interamente ai disegni realizzati da Kotabe per Heidi.

L'art-book dedicato a Kotabe, edito nel 2008

Al realismo di Heidi contribuisce infine l'animatore Yasuji Mori, il quale (come da lui stesso raccontato in quest'intervista) coglie l'occasione per ritentare la creazione di una scena che aveva realizzato, senza ottenere un risultato per lui soddisfacente, per il film Il gatto con gli stivali (1969) di Kimio Yabuki, in cui il protagonista Pierre danzava con il gatto Pero ("Geo" nella prima edizione italiana della pellicola). Dopo aver chiesto e ottenuto la possibilità di inserire una scena simile nella sigla di testa di Heidi con il ballo tra la protagonista e Peter, Mori filma personalmente con una cinepresa 8mm la danza di due persone reali, in modo da usarla come modello di riferimento e di studio per l'animazione delle gambe durante la danza tra i due personaggi.

L'art-book di Kotabe del 2013, dedicato interamente a Heidi

La cura riposta da Mori, Kotabe, Miyazaki, Takahata e dagli altri membri dello staff - tra i quali meritano una segnalazione il direttore artistico Masahiro Ioka, creatore dei fondali della serie, e Yoshiyuki Tomino, in seguito regista di Il Tulipano Nero (1975), Daitarn 3 (1978) e Gundam (1979), che per Heidi si occupa degli storyboard di diverse puntate - fa sì che Heidi ottenga in Giappone un enorme successo, così raccontato da Francesco Prandoni nel libro Anime al cinema (Yamato Video, 1999): "Gli indici [di ascolto] arrivano al 26,9% per cento, il formaggio Emmenthal diventa immediatamente conosciuto come "Heidi cheese", e le agenzie matrimoniali organizzano cerimonie in trasferta in Svizzera, i cosiddetti "Heidi kekkonshiki", i matrimoni in stile Heidi" (cfr. pag. 67).

Marco, dvd giapponese

Malgrado il successo ottenuto con Heidi, la Zuiyo Enterprises è costretta a scindersi in due diverse società per fare fronte ai debiti accumulati con le sue attività produttive, dando così origine ad una nuova azienda chiamata semplicemente Zuiyo (titolare dei diritti di Heidi e dei debiti contratti fino a quel momento) e allo studio di produzione Nippon Animation, il quale si occupa di proseguire la creazione di nuove serie tv basate su romanzi classici occidentali, trasformando Heidi nella capostipite del filone chiamato World Masterpiece Theater, composto da opere ben note al pubblico italiano come Rascal il mio amico orsetto (1977), Peline Story (1978), Sui monti con Annette (1983), Lovely Sara (1985), Pollyanna (1986), Peter Pan (1989), Papà Gambalunga (1990), ecc...; tra le quali figurano anche le già citate serie di Marco e di Anna dai capelli rossi, entrambe dirette da Takahata.

Immagine tratta dal Radiocorriere Tv n. 6, febbraio 1978

Nonostante il passare dei decenni, Takahata è ancora molto legato alla serie della pastorella svizzera, al punto da inserire nel suo ultimo film, La storia della principessa Kaguya (2013, in Italia ribattezzato "La storia della principessa splendente"), numerosi riferimenti ad Heidi, come il personaggio dell'educatrice Sagami (epigona della signorina Rottenmeier), come l'attrazione della protagonista Kaguya per la natura e come la coppia formata da essa e dall'ancella Me no Warawa (binomio che rimanda sia al duo Clara/Heidi, sia a quello Hilda/Mauni presente in Hols).


Oltre a tutto ciò, nell'ultima opera di Takahata si trova anche la rielaborazione della corsa di Heidi presente nella prima puntata della serie tv, in cui la bambina si toglie tutti i pesanti vestiti che indossa per poter correre più liberamente sull'erba in compagnia degli animali, durante una calda giornata di sole con il cielo azzurro.

La corsa di Heidi nell'ep. 1 della serie tv

Anche Kaguya compie una corsa simile, togliendosi di dosso i vestiti che era costretta a indossare, ma in questo caso non si tratta di un gesto dettato dalla gioia e dalla voglia di lasciarsi andare in modo naturale, bensì dall'istintivo e disperato desiderio di fuggire da ciò a cui la stanno costringendo i suoi genitori adottivi (in particolare il padre) e la società, composta da uomini viscidi che partecipano a una cerimonia in suo onore per poi parlare di lei con suo padre mettendone in dubbio la purezza e desiderandola in modo allusivo, probabilmente solo per soddisfare i propri istinti sessuali. Sconvolta e disgustata, Kaguya scappa di casa, di notte, da sola, togliendosi i vestiti eleganti ma soffocanti, muovendosi in un clima gelido, dove la natura è spoglia, dove non ci sono animali e dove tutto finisce quando crolla sfinita, sdraiandosi sulla neve, mentre la luna incombe in modo invadente sulla giovane e sul suo destino, lasciando poi posto al dubbio che tutto ciò forse non sia mai nemmeno avvenuto e che da quella condizione sociale in cui Kaguya si trova a vivere, non esista probabilmente nessuna via di scampo.

La corsa notturna di Kaguya

Come si è appena visto parlando dell'ultimo film di Takahata, Heidi può ancora oggi continuare ad essere una preziosa e interessante fonte di ispirazione per la creazione di nuove opere, riuscendo a mantenere intatto il suo valore e il suo fascino anche a distanza di così tanti anni dalla sua realizzazione.

Heidi, disegnata da Yoichi Kotabe

Cartello in ricordo della serie animata giapponese di Heidi
Si trova a Maienfeld, in Svizzera
Da Heidi: un mito tra sogno e incubo

P.S. A chi volesse approfondire la conoscenza delle opere dirette da Isao Takahata, si consiglia la lettura di questo articolo dedicato alla sua intera filmografia, e di questo approfondimento sul suo film Goshu il violoncellista (1982), tratto da un racconto dello scrittore e poeta giapponese Kenji Miyazawa, autore molto apprezzato dal tedesco Michael Ende (La Storia Infinita).

Il documentario Heidi: un mito tra sogno e incubo (2022) di Anita Hugi è attualmente disponibile in edizione italiana a questo link del sito web di Arte.

Per quello che riguarda l'edizione italiana di Heidi, si segnala l'intervista a Elisabetta Viviani (interprete della sigla italiana, il cui testo fu scritto da Franco Migliacci) reperibile a questo link, relativa alla sua partecipazione alla puntata del programma televisivo "Formato Famiglia" (Tv 2000) trasmessa il 28 marzo del 2008, dedicata ai 30 anni dal boom dell'animazione giapponese in Italia, dove ero presente anch'io, Alessandro Montosi, come ospite in studio.

2 commenti:

  1. grazie Alessandro
    Heidi è un capolavoro straordinario che ci ha emozionati sin da bambini e il mio amore per Takahata è infinito

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    Risposte
    1. Prego Rosario, grazie a te per il tuo commento. Anch'io sono molto affezionato a Takahata!

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