Nel 1972, su Raiuno (allora nota come "Programma Nazionale" e successivamente come "Rete 1"), viene trasmesso il misterioso film d'animazione giapponese La volpe con nove code (1968) di Shinichi Yagi, sul quale si fornisce una raccolta di informazioni attualmente reperibili attraverso il web, dalle quali emergono i molti spunti di interesse offerti dalla pellicola, purtroppo finora mai pubblicata in home video in Italia e, in base alle attuali conoscenze, nemmeno all'estero.
Dal Radiocorriere TV n. 6 del febbraio 1972 |
Dagli archivi on-line della rivista settimanale Radiocorriere TV (all'epoca testata ufficiale della Rai), si apprende come il film sia stato trasmesso mercoledì 9 febbraio 1972 alle 17:45 su Raiuno, all'interno della fascia pomeridiana dedicata alla "tv dei ragazzi", a ulteriore conferma dell'interesse verso la cultura giapponese manifestato dalla Rai nel corso degli anni '70, come raccontato in questo articolo del blog. Tra l'altro, dal 3 al 13 febbraio del 1972, si svolsero le Olimpiadi invernali di Sapporo - cittadina nel nord del Giappone, capoluogo della prefettura di Hokkaido -, a cui prese parte una delegazione di atleti italiani, vincendo un totale di 5 medaglie. Data questa circostanza sportiva, la Rai colse l'occasione per trasmettere mercoledì 23 febbraio 1972, in prima serata alle 21:15 sul Secondo Canale (l'attuale Raidue), un'edizione della durata di circa 90 minuti del documentario Le Olimpiadi di Tokyo (1965) di Kon Ichikawa (il regista del film L'arpa birmana, prodotto nel 1956, e di un film con protagonista Topo Gigio, intitolato "Topo Gigio and the Missile War", realizzato nel 1967), realizzato filmando le Olimpiadi che si svolsero in Giappone nell'ottobre 1964.
Il palinsesto del 9 febbraio 1972 Dal Radiocorriere n. 6 |
Dal Radiocorriere n. 6 |
Poster ufficiale delle Olimpiadi invernali di Sapporo nel 1972 (fonte) |
Presentazione del film Le Olimpiadi di Tokyo di Kon Ichikawa Dal Radiocorriere n. 8, febbraio 1972 |
La scheda del film giapponese dedicato a Topo Gigio, diretto da Kon Ichikawa Fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1967 (fonte) |
Locandina giapponese del film Topo Gigio and the Missile War di Kon Ichikawa Notare l'indicazione del titolo anche in italiano: "Topo Gigio - La guerra del missile" (fonte) |
Anche il film La volpe con nove code presenta un importante punto di contatto con l'Italia, poiché uno dei suoi sceneggiatori, Yasuzo Masumura (1924-1986), frequentò da studente, a partire dal 1950, il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, avendo come insegnanti, secondo questa fonte in lingua inglese, importanti autori cinematografici come Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni e Federico Fellini. Nel 1954 Masumura tornò in Giappone, dove andò a lavorare a Kyoto alla Daiei Film, società attiva dal 1942 al 1971, responsabile della produzione di celebri film nipponici come Rashomon (1950) di Akira Kurosawa e I racconti della luna pallida d'agosto (1953) di Kenji Mizoguchi, nonché della prima serie di film dedicata a Gamera e della trilogia Yokai Monsters, prodotta tra il 1968 e il 1969. La Daiei fu, inoltre, la società che si occupò della distribuzione del film La volpe con nove code a livello nazionale e internazionale.
Il tweet con cui sono venuto a conoscenza del legame tra Yasuzo Masumura e l'Italia (fonte) |
Tornando a Masumura, dal 1955 iniziò a lavorare come assistente di importanti registi nipponici come Kenji Mizoguchi - per i film Gli amanti crocifissi (1954), L'imperatrice Yang Kwei-fei (1955) e La strada della vergogna (1956) -, e come Kon Ichikawa, per poi essere coinvolto, negli anni '60, nella stesura della sceneggiatura del film La volpe con nove code. Ulteriori informazioni su Masumura sono consultabili in questo articolo in lingua italiana scritto da Maria Roberta Novielli, reperibile sul sito web dell'Istituto Giapponese di Cultura (Japan Foundation) di Roma.
Yasuzo Masumura (fonte) |
I dati sulla messa in onda televisiva italiana del film La volpe con nove code sono ricavabili dal n. 6 (febbraio 1972) del Radiocorriere, al cui interno è presente, a pag. 35, anche la seguente presentazione del film, a cura di Carlo Bressan, che inizia con una premessa sull'importanza della tradizione delle fiabe e delle leggende legate al folklore per il popolo giapponese, così descritte da Bressan:
Storie popolate di fiori e animali parlanti, di giardini e di laghi, di templi e di vulcani, di fanciulle dolcissime e vecchierelli saggi e generosi, ma anche di mostri, di spiriti maligni, di sovrani crudeli, di guerrieri impavidi. In ogni racconto spicca, tuttavia, e fortissimo, il senso dell'onore, del dovere, della rettitudine, qualità caratteristiche di un popolo civilissimo, ricco di tradizioni e di singolari doti umane.
Mercoledì, per la TV dei ragazzi, andrà in onda una bellissima, antica leggenda giapponese, dal titolo La volpe con nove code diretta da Shin'Ichi Yagi [o Shinichi Yagi, forse uno pseudonimo dietro cui si nasconde un gruppo di persone che ha lavorato al film, come spiegato in questo articolo nipponico]. La storia, realizzata a cartoni animati da un gruppo di ottimi disegnatori della Japan Animated Film, è imperniata sulla figura, misteriosa e affascinante, di una fanciulla di nome Tamaro [età: 17 anni], che sembra dotata di poteri magici di cui ella si serve per far del male a coloro che le stanno intorno.
Tamaro e Tobinaru, i due protagonisti del film La volpe con nove code Dal Radiocorriere n. 6 del 1972 |
Tamaro e Tobinaru a colori (fonte) |
Vi è, inoltre, un giovane pescatore, Tobinaru, il quale ama Tamaro e non vuol credere che ella sia una creatura maligna e cattiva. Sino a quando, messo di fronte ad uno spettacolo di rovina e di dolore, non sarà costretto a conquistare la Spada sacra per combattere contro la "volpe con nove code", cioè Tamaro, ancella del Re del Male.
La vicenda, densa di personaggi magnificamente caratterizzati e di situazioni a volte poetiche e delicate, a volte piene di tensione, si snoda sugli sfondi di scenari fantastici, di suggestiva bellezza.
La presentazione del film d'animazione sul Radiocorriere |
Per comprendere meglio quanto il film sia legato al folklore e alla letteratura giapponese, è molto importante riportare il vero nome di "Tamaro" che è "Tamamo-no-Mae", figura femminile leggendaria, la cui prima apparizione dovrebbe essere avvenuta nel gruppo di racconti illustrati chiamato "Otogizōshi" o "Otogi-zōshi", risalente al periodo Muromachi (approssimativamente 1336-1573). In uno di questi racconti (tra i quali vanno ricordati i più noti Urashima Taro e Shutendoji, quest'ultimo usato come titolo da Go Nagai per un suo manga, come raccontato in questo articolo del blog), intitolato Tamamizu monogatari ("The Tale of Tamamizu", "la storia di Tamamizu"), Tamamo-no-Mae è indicata come una cortigiana dell'imperatore giapponese Konoe - regnante dal 1142 al 1155 -, la quale è posseduta dallo spirito malvagio di una volpe dalle nove code, responsabile della diffusione di corruzione, violenza e caos nella popolazione e nei regnanti a cui si affianca, considerabile come uno Yokai, la tipologia di spiriti e mostri giapponesi a cui il fumettista Shigeru Mizuki ha dedicato molte opere cartacee, incluse ben due enciclopedie per catalogarli.
Tamamo-no-Mae ritratta su un'incisione su una tavoletta di legno L'opera è stata realizzata da Tsukioka Yoshitoshi (fonte) |
Proprio negli anni '60, in Giappone, a un manga di Mizuki, Kitaro dei cimiteri (1959-1969), fu ispirata la serie animata GeGeGe no Kitaro (1968-1969, inedita in Italia, prodotta in bianco e nero), che contribuì a un boom di interesse verso gli Yokai (il cosiddetto "Yokai-boom") tale da influenzare la produzione di altri manga e di altre opere animate con tematiche simili corredate da risvolti horror, come le serie animate televisive Dororo (diretta nel 1969 da Gisaburo Sugii, basata su un fumetto di Osamu Tezuka e realizzata in bianco e nero, dopo un episodio pilota a colori), Fantaman ("Ogon Bat", 1967-1968), e Bem il mostro umano ("Yokai Ningen Bem", 1968-1969), incidendo probabilmente anche sulla produzione del film La volpe con nove code, il quale, secondo quanto indicato sul sito IMDb, sarebbe uscito nelle sale cinematografiche nipponiche a partire dal 19 ottobre 1968 (data confermata in questo approfondimento giapponese sul film) venendo distribuito da Daiei Studios, mentre nei cinema statunitensi, sempre secondo IMDb, sarebbe arrivato nell'ottobre 1969, distribuito in lingua originale giapponese coi sottotitoli in inglese da Daiei International Films. Sia secondo questo articolo giapponese, sia secondo quest'altro articolo inglese, il film fu un insuccesso al botteghino giapponese, il che ha contribuito a ostacolarne la diffusione nel corso del tempo, sebbene anche in Giappone sia stato trasmesso in televisione durante i primi anni '70, come indicato in questo articolo nipponico.
La doppia natura (umana e soprannaturale) di Tamamo-no-Mae (fonte) |
Tamamo-no-Mae in versione demoniaca nel film La volpe con nove code (fonte) |
Tornando al nome "Tamamo-no-Mae" è importante sottolineare come esso sia anche il titolo del romanzo di Kido Okamoto (1872-1939, noto in particolare come autore di opere per il teatro kabuki) a cui è ispirato il film d'animazione del 1968, il cui titolo originale risulta essere "Sessho Seki: Kyubi no Kitsune to Tobimaru" (titolo in ideogrammi:九尾の狐と飛丸, lett. "La pietra mortale: Tobimaru e la volpe con nove code"), riportando il nome corretto del protagonista maschile, cioè appunto "Tobimaru", e la parola "kitsune" che in giapponese significa "volpe". A livello internazionale, invece, il film è noto coi titoli inglesi "The Nine-Tailed Flying Fox" ("la volpe volante dalla nove code"), "The Fox With Nine Tails" ("la volpe con nove code", titolo da cui probabilmente deriva quello dell'edizione italiana e che corrisponde anche a quello di un film coreano del 1994), e "The Killing Stone" ("la pietra mortale" o "la pietra che uccide"). Con questo secondo nome è infatti indicato nel libro inglese The Anime Encyclopedia - A Century of Japanese Animation (edito da Stone Bridge Press nel 2015), scritto da Jonathan Clements e Helen McCarthy, come risulta dalla pagina del volume consultabile attraverso "Google libri" a questo link:
Dal libro di Jonathan Clements e Helen McCarthy Tra gli sceneggiatori del film è presente Yasuzo Masumura |
Si tratta probabilmente della locandina dell'edizione statunitense del film (fonte) |
Il titolo "The Killing Stone" è particolarmente rilevante poiché esso è anche il nome di un celebre dramma nipponico in cinque atti del teatro Nō (consultabile in lingua inglese a questo link; l'opera è attribuita a Hiyoshi Saami), anch'esso ispirato alla storia di Tamamo-no-Mae, ma rimanendo più fedele alla tradizione folkloristica e letteraria, priva della storia d'amore con il personaggio del pescatore Tobimaru presente nel film.
La maschera usata per Tamamo-no-Mae nel teatro Nō (fonte) |
Al mondo delle opere teatrali giapponesi è inoltre legato Kido Okamoto, l'autore del romanzo su cui è basato La volpe con nove code, dato che egli fu il creatore di opere per il teatro Kabuki (il volto femminile demoniaco presente sulla locandina del film ricorda infatti le maschere teatrali giapponesi e i volti truccati degli attori del Kabuki), scrivendo anche molti romanzi e più di 100 racconti, creando personaggi come il detective Hanshichi (pubblicato dal 1917 al 1937, mentre in Italia alcune opere in cui appare sono edite da O barra O Edizioni), per la cui ideazione fu influenzato dalla lettura dello Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle. Okamoto, figlio di un samurai e attivo anche come giornalista, è inoltre noto come scrittore di opere letterarie horror coi fantasmi, come la raccolta di racconti Woman who stepped on a shadow e come il romanzo Bancho Sarayashiki (basato su di un antico racconto del folklore giapponese), ispiratore di spettacoli teatrali Kabuki e di 7 film nipponici, a partire dal 1914. Al suo libro Tamamo-no-Mae è inoltre ispirato anche un manga del 1999, Tamamo no Mae: Denki Emaki, realizzato da Riho Sachimi.
Copertina del manga Tamamo no Mae: Denki Emaki (1999) di Riho Sachimi (fonte) |
Edizione inglese dei racconti del detective Hanschichi di Kido Okamoto (fonte) |
Materiale promozionale nipponico del film La volpe con nove code (fonte) |
Tornando al titolo "The Killing Stone", va sottolineata l'importanza delle parole giapponesi da cui deriva, "Sessho Seki", corrispondenti al nome della pericolosa pietra mortale in cui viene trasformata Tamamo, realmente esistente in Giappone, collocata nelle vicinanze della cittadina Nasu (dallo stesso nome di una catena montuosa vulcanica, collocata nella prefettura di Tochigi), una zona aperta al turismo, come raccontato in questo articolo inglese, corredato da alcune foto di quel luogo. La "Sessho-seki" è citata anche nelle opere di altri autori, come nelle illustrazioni di Katsushika Hokusai e come nel libro L'angusto sentiero del Nord ("Oku no Hosomichi", 1702) di Matsuo Bashō, il quale nel suo testo racconta la storia di Tamamo-no-Mae, della sua trasformazione in pietra mortale per chi le si avvicinava, e del successivo rituale esorcistico compiuto dal monaco buddista Genno Shinsho per ridurne la pericolosità, consentendo a Tamamo di trovare finalmente la pace eterna.
Il sentiero che conduce alla Sessho-seki (fonte) |
La Sessho-seki è la pietra a cui è legata una corda nel centro della foto (fonte) |
La Sessho-seki (fonte) |
Nel marzo 2022 la notizia dell'improvvisa frattura a metà della Sessho-seki è stata riportata a livello internazionale da numerose testate giornalistiche (come la CNN, l'ABC, il Guardian, il Japan Times, l'India Times, Sky TG24, il Post), generalmente interpretandola come un segnale di cattivo auspicio per il futuro.
La frattura della Sessho-seki (fonte) |
La notizia della frattura della Sessho-seki riportata sul Guardian (fonte) |
Da YouTube, un'immagine di una visita alla Sessho-seki avvenuta dopo la frattura La pietra spezzata si trova in alto a sinistra Il video della visita è stato pubblicato il 24 marzo 2023 e si trova a questo link |
Il cartello collocato nei pressi della Sessho-seki In esso è riportata, in lingua giapponese e inglese, la storia della pietra e di Tamamo no Mae (fonte) |
La storia di una donna posseduta da un malvagio spirito dall'aspetto di una volpe dalle nove code, è inoltre presente sia nella tradizione folkloristica della Cina (ad esempio la storia di Daji), che in quella dell'India, circostanza che sottolinea come la mitologia nipponica sia spesso legata a quella di altri paesi asiatici, come testimoniato anche dal film d'animazione nipponico La leggenda del serpente bianco ("Hakujaden", 1958) ispirato a un'antica leggenda cinese, dove ritroviamo una storia d'amore tra un essere umano e un personaggio femminile che in realtà è un essere soprannaturale (in questo caso un serpente trasformatosi in donna), canovaccio narrativo simile a quello, dal finale più tragico, usato in La volpe con nove code, e successivamente in tante altre opere d'animazione giapponese, basti pensare alla drammatica e ingannevole storia d'amore tra l'umano Maji e un'aliena mazoniana raccontata nella prima serie di Capitan Harlock (1978-1979).
La donna cinese Daji e la volpe a nove code Illustrazione dell'artista nipponico Katsushika Hokusai (fonte) |
I due protagonisti del film La leggenda del serpente bianco Copertina del booklet allegato al dvd Dynit (edito nel 2018) I testi al suo interno sono a cura di Dario Muras |
Materiale promozionale nipponico del film La volpe con nove code (fonte) |
Il rifarsi al mondo del folklore e degli antichi racconti, la presenza di risvolti horror e di un personaggio femminile negativo, sono tutti elementi che fanno sì che il film La volpe con nove code si riveli essere molto coerente con la tradizione disneyana rappresentata da film come Biancaneve e i sette nani (1937), oggetto di polemiche internazionali fin dai tempi del suo debutto in sala negli anni '30, per via della presenza di scene ritenute troppo spaventose per il pubblico più giovanile, al punto che esse sono state tagliate in Svezia e reintegrate solo nel 1992 (cfr. questo articolo del blog). Questa circostanza ha probabilmente influito anche sul film La volpe con nove code poiché consultando il palinsesto del 9 febbraio 1972 di Raiuno, la durata della pellicola risulterebbe accorciata, passando dagli 81 minuti originali ai circa 60 minuti dell'edizione italiana trasmessa in televisione (dalle 17:45 alle 18:45). Tuttavia solo un attento esame della copia su pellicola presente negli archivi Rai può consentire di comprendere l'effettiva durata del film, sperando che la copia non sia danneggiata come avvenuto nel caso de La leggenda del serpente bianco, il cui doppiaggio italiano è stato pubblicato in modo incompleto dalla Dynit in dvd nel 2018, a causa del deperimento della pellicola conservata in Rai, dovuto al passare del tempo e alla mancanza di un restauro.
Si segnala, inoltre, che anche in Giappone per le trasmissioni televisive del film risalenti al 1970 è stata un'utilizzata un'edizione più breve del film, con una durata di circa 68 minuti, cioè 13 minuti in meno rispetto all'edizione integrale di 81 minuti. L'edizione del film con la durata di 68 minuti è stata recentemente utilizzata per una proiezione pubblica rivolta a un pubblico ristretto, che si è tenuta il 4 maggio 2023 in Giappone, della quale si trovano notizie a questo link nipponico.
Il palinsesto del 9 febbraio 1972 pubblicato sul quotidiano La Stampa |
P.S. Nonostante la difficoltà nel reperire materiale informativo dedicato al film La volpe con nove code, nel corso degli anni esso è stato più volte citato in vari forum italiani consultabili on-line, come 80's Otaku, Studio Ghibli.org, Anima Mia, La Tana del Sollazzo, Dvd Essential e Zap Zap TV.
P.S. 2: Alcune delle scene tagliate dalla Rai del film La volpe con nove code furono mostrate successivamente nel 1972 all'interno di una puntata del programma Spazio - Il settimanale dei più giovani (a cura di Mario Maffucci e condotto da Enza Sampò), anch'esso collocato in palinsesto all'interno della "tv dei ragazzi" di Raiuno. Un resoconto di quella puntata di Spazio è disponibile in questa pagina del blog.
N.B. Questo articolo è dedicato alla memoria di Marisa Forzani (appassionata di fiabe) e Alessia Bertolini (estimatrice dell'animazione giapponese), due commentatrici di questo blog, entrambe scomparse a dicembre 2018.
Materiale promozionale del film La volpe con nove code, con i due protagonisti (fonte) |
Aggiornamento 09/02/2021: Attraverso Twitter si è venuti a conoscenza dell'esistenza dell'adattamento fumettistico del film La volpe con nove code, che fu pubblicato in Giappone a puntate sulle pagine della rivista per ragazzine Shojo Friend, edita da Kodansha dal 1962 al 1996. Secondo questa serie di tweet di un utente giapponese, il manga del film fu pubblicato sui numeri 32/37 della rivista, di periodicità settimanale nel 1968. Trattandosi di una pubblicazione per un pubblico giovanile, il finale del manga risulterebbe essere più edulcorato rispetto a quello tragico del film. Per ora non si ha nessuna notizia sull'identità dell'autore o dell'autrice del manga. Sulle pagine della rivista la distribuzione cinematografica del film fu annunciata per l'estate 1968, quando invece il film uscì nei cinema giapponesi a partire da ottobre 1968.
Del manga tratto dal film, sono state pubblicate su Twitter le seguenti immagini:
(fonte) |
Sempre da Twitter provengono delle immagini a colori tratte dal film, grazie al tweet di un altro utente, reperibile a questo link:
(fonte) |
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