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lunedì 14 aprile 2014

Christiane F. (1981) di Uli Edel - La creazione e gli effetti del film dei ragazzi dello Zoo di Berlino



Ad oltre trent'anni dalla sua realizzazione, Christiane F. - Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino (1981) di Ulrich "Uli" Edel - basato sull'omonimo libro curato dai giornalisti Horst Rieck e Kai Hermann del settimanale Stern [lett. "Stella"], nel 1978 -, continua ad essere il film più noto e importante sulla tossicodipendenza giovanile, contenente tematiche fortemente attuali come la prostituzione minorile. Grazie al secondo libro dedicato a Vera Christiane Felscherinow (La mia seconda vita, scritto insieme a Sonja Vukovic ed edito da Rizzoli) e ad altro materiale proveniente dal web (interviste, articoli d'epoca, fotografie), sono emerse varie informazioni fin qui poco note sulla produzione del film e sull'impatto che esso ha avuto sulla vita della vera Christiane, che forniscono elementi complementari a quanto già scritto in questo articolo del blog.


L'ORIGINE DEL FILM


La vera Christiane F. nel 1978
L'autrice della fotografia è Eva Kroth
(fonte)

Inizialmente, in tutta la Germania Ovest, non c'era nessun editore interessato a pubblicare il libro di Rieck ed Hermann (quest'ultimo ricorda quei rifiuti in un'intervista del 2001), poiché si riteneva che la prostituzione giovanile e la dipendenza da eroina fossero temi marginali, oppure perché si pensava che fosse una storia invendibile, o realizzabile solo con degli allegati scientifici. La stessa Christiane era molto delusa da come stavano andando le cose: "Ero depressissima, pensavo che quei due mi stessero solo facendo perdere tempo. Nessuno voleva sentir parlare di queste cose e ancor meno leggerne" (cfr. La mia seconda vita, pag. 20).

Pagina del reportage di Stern (1978)
(fonte)

Quando però i due giornalisti pubblicano, in 12 puntate, il loro reportage sulla rivista Stern nell'autunno del 1978, esso cattura l'attenzione dell'opinione pubblica tedesca vendendo circa 6 milioni e mezzo di copie (cfr. l'articolo L'inferno di una povera Cristiana di Stefania Barile, in Radiocorriere TV n. 45 del 1981), contribuendo a fare luce su tematiche fino ad allora poco trattate dai mass media, offrendo la possibilità alla casa editrice di Stern (la Gruner + Jahr, avente sede ad Amburgo) di pubblicare in proprio il libro - titolo originale: "Wir Kinder vom Bahnhof Zoo", lett. "Noi bambini del Bahnhof Zoo", alludendo alla stazione ferroviaria e metropolitana di Zoologischer Garten, detta del "Bahnhof Zoo" dai berlinesi, situata nei pressi di un giardino zoologico -, ottenendo un tale successo da dover provvedere a continue ristampe, e catturando l'attenzione del produttore cinematografico Bernd Eichinger. Egli, sempre nel 1978, era divenuto socio attivo della Neue Constantin, azienda di produzione cinematografica sorta in seguito al fallimento della Constantin nel 1977, ed era determinato a rilanciare quell'azienda e il cinema tedesco afflitto, in quel momento, da una profonda crisi dovuta, secondo Eichinger, alla mancanza di creatività e di libertà, all'insistere sulla ricerca di finanziamenti attraverso il consenso di commissioni e critici, evitando di conquistare e soddisfare i gusti del pubblico.


Altre due pagine del reportage di Stern (settembre 1978)
(fonte)

Poster inglese del film
(fonte)

Eichinger, tenendosi volontariamente lontano dai festival cinematografici europei più noti (considerava i registi che vi partecipavano degli "agenti di commercio piccolo borghesi, privi di fascino e di fantasia", cfr. pag. 21), vuole lavorare in modo autonomo, gestendo produzione e distribuzione dei propri film, creando pellicole che "dividessero e provocassero gli spettatori, storie che riflettessero la visione della vita e del mondo delle nuove generazioni, e offrissero cinema di qualità" (cfr. pag. 22). Come suo primo importante progetto, punta sulla storia di Christiane, ritenendola molto commovente, ma scontrandosi prima con Roland Klick, il regista con cui inizialmente prepara la sceneggiatura insieme a Herman Weigel e che voleva ricorrere ad attori venticinquenni per interpretare i protagonisti, e poi con i suoi colleghi produttori coinvolti nel progetto, Ludwig Eckes e Karl-Heinz Böllinghaus, entrambi più anziani di lui e increduli che la storia di una bambina prostituta ed eroinomane potesse interessare il grande pubblico. Per sbloccare la situazione, Eichinger sostituisce Klick con un suo amico dell'università, Ulrich Edel - il quale, in precedenza, aveva già collaborato con Weigel ad alcune produzioni, come la miniserie televisiva Das Ding (1979) -, e per ciò che concerne la produzione, Eches viene sostituito dallo svizzero Bernd Schäfers e la Neue Constantin finisce per limitarsi a curare la distribuzione del film in Germania Ovest.


Edel e Christiane F.
(fonte)

Riguardo alla scelta di accettare di dirigere Christiane F., Edel ha dichiarato:

All'inizio ero un po' titubante, lo ritenevo un compito difficile, ma dopo aver conosciuto Christiane F. personalmente, presi in considerazione la realizzazione di questo progetto. Organizzammo un incontro con lei, e dopo un pomeriggio passato insieme mi sono convinto. Il suo carattere ha avuto molto peso nella mia scelta. Sono rimasto sorpreso perché nel libro era descritta soprattutto come una vittima, ma quando l'ho conosciuta, ho capito che era forte. Almeno, sembrava forte. (...) 
Alla fine degli anni '70, in Germania accadeva qualcosa, ma nessuno ne parlava. Dietro la facciata impeccabile di un paese economicamente avanzato, c'era un segreto che tutti nascondevano. Non ne parlavano. La prima volta che sono andato a Berlino, è stato incredibile vedere quello che accadeva al Bahnhof Zoo, giù nella metropolitana. Durante i weekend si vedevano circa 500 ragazzi che compravano droga, la consumavano, mentre la gente entrava e usciva dalla metropolitana e ignorava tutto quanto. Esiste un mondo sotterraneo, un'altra parte della società, la parte cupa della società. Ecco cosa ho voluto evidenziare. (cfr. videointervista inserita nel dvd italiano edito da DNC). 
Ho voluto fare un film sulla gente che vive negli universi d'ombra, nei sotterranei metropolitani, nei cessi pubblici, la gente che non capita spesso d'incontrare o che si evita volentieri. (cfr. l'articolo Storia di Cristiana F. di Michele Anselmi, in L'Unità del 14/11/1981).
Quartiere dei drogati giapponesi,
in Anatomia di un rapimento

Quella "realtà occultata" del mondo dei tossicodipendenti di Berlino non era tuttavia un'esclusiva della Germania, perché scenari simili erano diffusi in molte altre città europee, occidentali - negli USA, il tema dell'eroina, seppur tra gli adulti, venne affrontato al cinema già nel 1955 col film L'uomo dal braccio d'oro di Otto Preminger -, e orientali - vedasi Anatomia di un rapimento, 1963di Akira Kurosawa; sebbene l'edizione italiana sia tagliata di circa 40 minuti, in essa è mostrata la presenza di tossicodipendenti in Giappone -.


Foto di scena dal film di Edel

Per ciò che concerne l'Italia, si riporta come esempio emblematico quanto scrisse Luigi Cancrini nell'articolo Entrino, entrino allo zoo di Berlino pubblicato su L'Unità del 18/11/1981: "In una ricerca su un gruppo di giovani tossicomani, Mariangela Togni fornisce dati sullo "Zoo" romano che sembrano perfettamente analoghi a quelli proposti dal film [in Italia uscì nel novembre 1981]: il rapporto fra prostituzione e droga, ad esempio, dove le cifre romane sono tali da far rilevare che, per chi non ha soldi in casa e famiglia e parenti dietro le spalle, la prostituzione sia, almeno in apparenza, il minore dei mali".

Riguardo alla tipologia di "clienti" che si rivolgono agli adolescenti che si prostituiscono (detti attualmente "baby prostitute/i" dai media italiani), nel primo libro di Christiane F. ne viene fornita questa chiara e sintetica descrizione, ancora oggi di forte attualità: "Si trattava di tizi che non se la sentivano di andare con le puttane di professione. Tizi che avevano fondamentalmente difficoltà con le donne e per questo venivano con le ragazzine. Raccontavano come erano frustrati dalle loro mogli e dalla famiglia, e da tutta la loro vita dove non cambiava mai nulla. Qualche volta sembravano addirittura essere un po' invidiosi di noi, certamente invidiosi del fatto che noi eravamo ancora giovani" (cfr. Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino, Rizzoli, pag. 280-281).

IL CASTING DEL FILM


Radiocorriere TV n. 45, novembre 1981

Eichinger e Edel si mettono al lavoro per cercare degli attori non professionisti, effettuando dei colloqui in molte scuole berlinesi. Questione cruciale per il film, è la scelta dell'interprete di Christiane che, dopo una lunga serie di provini a migliaia di studentesse adolescenti, si compie quando avviene l'incontro di Eichenger e Edel con la tredicenne Natja Brunckhorst (nata nel 1966, di 4 anni più giovane della vera Christiane), così rievocato nel sopracitato articolo del Radiocorriere: "La sua più grande confessata fatica trovare Christiane: un colpo di fortuna fa imbattere Edel davanti a Natja Brunckhorst, un metro e settantacinque, alta e magra, una specie di Nastassja Kinski più sofferta e fredda quanto la Garbo: 'Doti utilissime per ripetere le crisi di astinenza e tutte le altre situazioni più complesse. Natja è stata disciplinatissima'".

1980: Natja Brunckhorst filmata durante un provino per il film di Uli Edel.
Dal documentario Kino im Rausch - Die Kinder vom Bahnhof Zoo (2022, aka "Christiane F. - Telle est l'histoire") di Silvia Palmigiano

1980: Natja Brunckhorst/Christiane, Christiane Reichelt/Babsi e Kerstin Reichter/Stella
Immagine tratta da un provino per il casting del film di Uli Edel
Dal documentario di Silvia Palmigiano

Quel fortunato provino della Brunckhorst, uscita da scuola durante la pausa pranzo con l'intento di candidarsi come interprete della sorella di Christiane, è così ricordato da Edel: "Natja era una ragazzina molto timida. Aveva 13 anni. Quando entrò, non osò quasi guardarmi. Se ne stava lì seduta. Era molto intelligente e ricordo che andava bene a scuola. Ma era timida e balbettava anche un pochino. Era molto magra, era difficile immaginare che avrebbe sopportato l'impegno di un film di successo come è diventato Christiane F.. Ma quando si mise davanti alla macchina da presa, rimanemmo sbalorditi da quanto fosse convincente. Era molto simile a come io immaginavo Christiane F." (cfr. videointervista nel dvd DNC).

Natja Brunckhorst e Uli Edel
(fonte)

Anche Natja ha avuto modo di rievocare quel provino, in una sua dichiarazione pubblicata nel libro biografico BE di Katja Eichinger (2012, inedito in Italia) dedicato alla vita di Bernard Eichinger scomparso nel 2011, e riportata anche da Sonja Vukovic nella sua prefazione al secondo libro di Christiane F.: "Ero una bambina davvero solitaria. E poi, d'improvviso, mi trovai in una situazione in cui valevo qualcosa, ricevevo apprezzamenti, in cui tutto d'un colpo c'era qualcuno che si occupava di me. Avevo perfino un assistente sociale che mi seguiva, lo mandavo sempre a comprarmi del cioccolato con la crema, in piena notte, a Bahnhof Zoo. Adoravo avere intorno persone che si occupavano di me" (cfr. La mia seconda vita, pag. 23).

Neonstadt (1982)
(fonte)

Come ricordato da Edel in una recente intervista tedesca, grazie alla collaborazione della vera Christiane F. e di alcuni suoi amici, vengono individuate con precisione le location berlinesi in cui effettuare le riprese per il film, svoltesi nel 1980.

Inizialmente, tra le varie ipotesi sulla scelta dell'interprete della protagonista, vi era anche quella di affidare il ruolo alla vera Christiane - idea a cui si accenna anche nell'articolo anonimo Per Cristiana F. droga e milioni, pubblicato su La Stampa del 16/11/1981: "la produzione cinematografica la voleva interprete del film: le erano stati fatti dei provini che erano andati benissimo, ma Cristiana ci ha poi ripensato e ha rifiutato di apparire in prima persona" -, ma questa possibilità viene scartata poiché, come affermato da Edel nella già citata intervista tedesca, essa era già troppo grande per interpretare sé stessa a 13 anni. Tuttavia, in seguito, Christiane tenta, senza successo, la carriera di attrice partecipando ai film tedeschi Neonstadt (1982, composto da 5 episodi diretti da altrettanti registi) e Decoder (1984; tra gli interpreti vi è anche lo scrittore William S. Burroughs) di Muscha, del quale è disponibile un trailer (Christiane è la ragazza che appare nei primi secondi del video), visionabile a questo link.

Stella, dall'edizione tedesca
del primo libro di Christiane 

Sul set del film a cui presenzia saltuariamente, Christiane non incontra la sua alter ego Natja Brunckhorst, ma viene vista dall'interprete di Detlef, Thomas Haustein, come affermato da quest'ultimo in quest'intervista inglese, dove egli parla, inoltre, della presenza sul set di una delle vere "amiche" di Christiane, Catherine "Stella" Schabeck, il cui nome, nei titoli di coda, è inserito tra gli interpreti del film. Stella interpreta la ragazza (visibilmente di età maggiore rispetto a Haustein e Brunckhorst) che, in discoteca, vende a Detlef l'eroina (momento mostrato al rallentatore dalla regia di Edel), per poi passare accanto a Christiane con uno sguardo molto severo, suscitando la reazione sdegnata di Christiane/Brunckhorst nei confronti di Detlef/Haustein.


La vera Stella e Detlef/Thomas Haustein

Stella osserva Christiane/Natja Brunckhorst
Christiane/Brunckhorst, Detlef e, sulla destra, Stella


I PROBLEMI DURANTE LE RIPRESE


Il fatto che sia la vera Stella ad apparire in quella scena contribuisce a rendere ancor più labile, nella pellicola, il confine tra realtà e finzione. Stella non era infatti l'unica tossicodipendente ad essere presente sul set - composto principalmente dai veri luoghi descritti nel libro, dove non sempre la produzione riuscì ad ottenere i permessi per girare -, come ricordato da Edel:
Eravamo costantemente avvicinati da drogati veri, che ci chiedevano di fare le comparse per qualche soldo. Sono stato molto combattuto, e sono stato anche attaccato duramente dalla stampa. Dovevo scegliere: usare un ragazzo come comparsa sullo sfondo o lasciarlo andare per strada a vendersi per 50, 20 marchi tedeschi? Che dovevo fare? Allora spesso dicevo loro: 'ragazzi, restate qui, potete fare le comparse nello sfondo e guadagnare qualche soldo'. Sono stato molto combattuto, quando ci penso mi vengono ancora i brividi. (cfr. videointervista del dvd DNC).
Uli Edel
(fonte)

Foto scattata durante le riprese del film
(fonte)

Oltre a tutto ciò, durante le riprese accaddero altri eventi legati a veri tossicodipendenti, brevemente descritti nella prefazione della Vukovic al secondo libro di Christiane F.: "Quando gli uomini della troupe cominciarono a preparare per le scene la stazione della metropolitana di Bülowbogen, trovarono un morto. Overdose. La polizia provvide a portarlo via prima che arrivasse il primo ragazzino del cast. E mentre Uli Edel appollaiato su una scala, rifletteva sull'angolo in cui puntare la cinepresa, notò un pacchettino fissato al muro con lo scotch. Lo aprì, vide che conteneva eroina e nello stesso istante gli si parò davanti un tossico tutto tremante, con in pugno un temperino. Doveva essersi infilato attraverso le barriere di sicurezza: afferrò il pacchetto dalle mani di Edel e scappò di corsa". (cfr. La mia seconda vita, pag. 24).

Dvd tedesco del film

Agli adolescenti che interpretavano i personaggi principali, Edel fornì diverse indicazioni su come recitare i ruoli dei tossicodipendenti, come ad esempio immaginare di sentirsi preda di un forte sonno, di avere delle palpebre pesanti come il piombo che non si riescono a tenere aperte, o di avere un elastico nel petto, collegato al Bahnhof Zoo, un elastico legato stretto intorno alla vita che costringe ad andare e correre verso la stazione ferroviaria. Riguardo all'efficace tecnica con cui vengono simulate le iniezioni di eroina, dalla già citata intervista a Thomas Haustein, emerge che si trattava di un trucco simile ai finti coltelli con lame retrattili che schizzano sangue, da sempre molto usati sui set cinematografici: nel caso di Christiane F., erano i finti aghi delle siringhe ad essere retrattili, simulando la fuoriuscita di sangue finto. Sempre da quella intervista, emerge l'esistenza di alcune scene girate ma tagliate dal montaggio definitivo del film, come ad esempio delle scene con l'attrice che interpreta la madre di Christiane e una sequenza in cui Detlef e Christiane si recano in una vecchia casa diroccata vicino al Muro di Berlino per ottenere della droga, dove si scontrano con un uomo adulto.


Natja Brunckhorst e David Bowie
(foto di scena del film)

Anche per girare le scene del concerto con David Bowie, la troupe del film deve affrontare diversi problemi. La presenza del celebre cantante era fortemente voluta dal produttore Bernd Eichinger, che si organizzò per girare le scene con Bowie e la Brunckhorst a New York nel dicembre 1980, dove il cantante era impegnato come interprete di Joseph "John" Merrick nello spettacolo teatrale The Elephant Man - scritto dal drammaturgo Bernard Pomerance -, del quale sono disponibili diverse informazioni in questa pagina in lingua inglese.

David Bowie e lo spettacolo teatrale The Elephant Man
(fonte)

Sfortunatamente le riprese del film tedesco avvengono nel periodo in cui venne ucciso John Lennon, grande amico di Bowie, il quale non se la sentiva di girare quelle scene, costringendo Eichinger ad insistere per poterle realizzare. Una volta girate, esse vennero mescolate al montaggio con delle riprese effettuate ad un concerto tedesco degli AC/DC, creando così l'impressione negli spettatori del film, che quella folla di persone fosse lì per ascoltare Bowie. Successivamente, grazie al film, anche la vera Christiane F. poté incontrare il cantante, ma le cose tra i due non andarono granché bene: "purtroppo non ci eravamo mai scambiati che qualche parola insignificante, non è mai sembrato possibile spingersi oltre. Io non parlavo bene l'inglese, e avevo un po' paura di non piacergli" (cfr. La mia seconda vita, pag. 109).

Il set delle riprese del concerto di David Bowie per il film di Uli Edel
(fonte)

Uli Edel e David Bowie durante le riprese del film
(fonte)

La discoteca Sound nel film

Una foto del vero Sound sulla copertina di un'edizione tedesca del libro
(fonte)

La presenza di Bowie nel cast del film e come autore della colonna sonora, contribuì a dare una forte visibilità al film in Europa e in altri paesi, sebbene la presenza del brano "Heroes" - il cui titolo, tra virgolette, sottolinea l'intento ironico di Bowie nel definire "eroi" i protagonisti della sua canzone composta nel 1977: una coppia di amanti che si incontra di nascosto vicino al Muro di Berlino -, incluso (in inglese e in tedesco) all'interno del film, abbia fatto nascere equivoci e critiche alla pellicola, accusata di voler "mitizzare" il comportamento dei suoi protagonisti spingendo gli spettatori più giovani a desiderare di emularne le gesta, quando in realtà Edel dichiarò che "la storia di Christiane, come del resto il mio film, è una demistificazione della droga, non un'esaltazione" (cfr. Radiocorriere TV n. 45, novembre 1981). Accuse simili vennero rivolte anche al libro (dove non si parla mai del brano "Heroes" di Bowie), tanto che "la rivista Stern sborsò duecentomila marchi per contrastare queste critiche pubblicando un libretto dal taglio pedagogico, con una tiratura di sessantamila esemplari, che fu distribuito gratuitamente, soprattutto nelle scuole" (cfr. La mia seconda vita, pag. 20). La stessa Christiane F., in una recente intervista italiana concessa in occasione dell'uscita del suo nuovo libro, ha affermato di voler contrastare qualsiasi tipo di fascinazione derivante dalla lettura del suo primo libro e dalla sua vita, come testimoniato dall'impietosa e accurata descrizione delle sue devastanti condizioni fisiche attuali, con la quale ha inizio il primo capitolo (intitolato "Uno schifo di vita", cfr. pag. 29) del suo secondo libro.

L'IMPREVISTO SUCCESSO DEL FILM


Locandina giapponese
(fonte)

Quando Bernd Eichinger e Uli Edel organizzano le proiezioni per promuovere il film presso i distributori internazionali, ricevono solo previsioni negative e pessimistiche sull'esito di questo film presso il pubblico ("nessun film sulla droga fa soldi", "alla gente non interessa un simile argomento", "è un film su una prostituta e non ci sono scene di sesso", "è deprimente ed è stato girato con una macchina da presa a mano", "non c'è alcuna possibilità che abbia successo"; cfr. videointervista nel dvd DNC). Nessuno sembra dunque credere che un lungometraggio del genere possa catturare l'attenzione del pubblico tedesco e internazionale, ma questo scetticismo degli addetti ai lavori viene ben presto spazzato via dal clamoroso successo di pubblico ottenuto dal film in Germania Ovest (dove uscì nell'aprile del 1981, conquistando 5 milioni di spettatori e la copertina di un numero del prestigioso settimanale Der Spiegel), in altri paesi europei, negli USA (dove Eichinger, Edel e la vera Christiane F. si recano per promuoverlo) e in altri paesi in tutto il mondo, incluso il Giappone.


Foto di scena del film
(fonte)

Grazie a questo insperato successo, la Neue Constantin di Eichinger può permettersi di puntare, in seguito, su ambiziose co-produzioni internazionali, come La Storia Infinita (1984) di Wolfgang Petersen e Il nome della rosa (1986) di Jean-Jacques Annaud, mentre la protagonista Natja Brunckhorst ha la possibilità di continuare la sua carriera nel mondo dello spettacolo, partecipando, di lì a poco, come attrice al film Querelle (1982) di Rainer W. Fassbinder - con protagonista il Brad Davis di Fuga di mezzanotte -, l'ultima pellicola diretta dal regista tedesco morto a causa di un'overdose di eroina mentre ne stava curando il montaggio, nella quale la Brunckhorst appare solo in alcune foto dall'esplicito contenuto sessuale.


Copertina tedesca
del secondo libro di Christiane

Il successo del film di Edel viene però vissuto in modo contrastante dalla vera Christiane F. che, nella sopracitata intervista italiana, ha affermato di non amare molto la pellicola, poiché in essa è assente il racconto della sua infanzia, del comportamento violento del padre e del rapporto difficile con la madre. La ragazza, col tempo, rivela la sua vera identità ai mass media e il suo nome completo, prendendo parte a film e progetti musicali, ma finendo per rendersi conto che lei, per la maggior parte delle persone, era ed è principalmente una "star del buco", una "drogata", perennemente legata agli eventi della sua adolescenza e continuamente presa di mira dai giornalisti, sempre in cerca di notizie e indiscrezioni sulla sua vita. Riguardo alla sua notorietà, si è così espressa nel suo secondo libro: 

Vorrei prendere le distanze da tutta questa storia di Christiane F. Nessuno può immaginare cosa mi tocca passare ancora oggi solo perché sono quella che sono. (...) Non passa giorno senza che qualcuno mi avvicini per chiedermi: "Tu sei Christiane F., no?". Si vede che conoscono già la risposta, perché gliel'ha detto qualcuno che mi conosce o perché mi hanno riconosciuta da soli. Hanno visto il mio viso sul giornale o in tv. (...) 
Christiane, sulla copertina di Stern (settembre 1978, fonte) 
Altri vogliono una mia foto, a volte con tutta la famiglia. Come se poi l'appendessero davvero in salotto! Noi e Christiane F., un sorriso per piacere! Che idiozia! Vogliono solo una foto ricordo da mostrare ad amici e colleghi, per raccontare una storia pazzesca: abbiamo incontrato Christiane F. E per renderla ancora più eccitante, ci ricamano sopra aggiungendo che ero completamente fatta. O ancora che il mio cane li ha morsi o una stupidaggine del genere.
Le persone che mi rendono più aggressiva, tuttavia, sono quelle che mi rovesciano addosso la loro sofferenza, come se non ne avessi già abbastanza della mia. "Io sto peggio di te" mi dicono. Sarebbero "più tossicodipendenti" di me e avrebbero una storia ancora peggiore della mia. Come se fosse una gara: "Alla ricerca del miglior tossico di Germania!". Rispondo loro che non basta aver vissuto esperienze atroci, che suscitano compassione. (cfr. pag. 214-215).

IL DESTINO DI STELLA E DI CHRISTIANE


Copertina del settimanale Der Spiegel n. 15
(aprile 1981, fonte)

Nonostante questo suo rapporto conflittuale con la sua fama e il suo passato, Christiane ha più volte partecipato, nel corso degli anni, a documentari e talk show in cui si parlava di lei, del suo passato, della diffusione della droga in Germania e di come sono cambiate, col tempo, le abitudini delle persone dipendenti dalla droga. Tra queste sue partecipazioni, merita particolare attenzione un documentario trasmesso da Spiegel TV nel 1995, in cui, oltre ad essa, sono presenti i due giornalisti, Rieck ed Hermann, che la intervistarono nel 1978 ed alcuni degli ex-ragazzi del Bahnhof Zoo, come Detlef e Stella. Un estratto da quel documentario è visionabile a questo link, mentre la versione integrale è disponibile divisa in due parti, reperibili a questo link e a quest'altro.

Tra gli intervistati, colpisce soprattutto la presenza di Stella, in evidenti condizioni fisiche disastrose, con un volto che appare eccessivamente gonfio, soprattutto nel lato destro del viso, il che ci mostra quanto profondamente sia peggiorato il suo aspetto rispetto a quello che aveva nel film di Edel. Essa, oltre a nuove e pesanti ricadute nella tossicodipendenza, ha trascorso anche molti anni in carcere, durante i quali ha conosciuto alcune donne del gruppo terroristico di estrema sinistra RAF ("Rote Armee Fraktion", lett. "Frazione dell'Armata Rossa"), come Monika Berberich (cfr. Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino, pag. 279) e Brigitte Mohnhaupt (cfr. quest'intervista inglese a Uli Edel).

La foto di Ulrike Meinhof,
nel film Christiane F. 

Ulrike Meinhof
(fonte)

Come rivelato da Christiane nel suo primo libro, negli anni '70 "molti bucomani trovavano i terroristi un sacco paraculi. C'erano anche bucomani che avevano tentato di entrare in un gruppo terrorista prima di flippare con l'ero. (...) Io in realtà ero contro la violenza. Mi sentivo male quando vedevo la violenza. Ma pensai anche che questi della RAF forse realizzavano bene come stavano le cose. Questa società di merda forse si poteva cambiare solo con la violenza" (cfr. Noi i ragazzi dello Zoo di Berlino, pag. 279). Forse per via di questo passaggio del libro, o per una scelta inconsapevole atta a rappresentare gli anni '70, Edel, come da lui stesso dichiarato, inserì in Christiane F. la foto della giornalista e terrorista Ulrike Meinhof della RAF, appesa a una parete nell'appartamento in cui vive Atze, ben visibile nella scena in cui Detlef e Christiane hanno il loro primo rapporto sessuale. E sarà sempre Edel, nel 2008, a dirigere, nuovamente con l'apporto del produttore Eichinger, La banda Baader-Meinhof, film dedicato alla storia dell'origine e dell'evoluzione della RAF. Durante la lavorazione di questo lungometraggio, Edel è raggiunto dalla notizia della morte di Stella, avvenuta nel 2007, spezzando così la vita della ragazza che prese parte al suo film del 1981.

Il film di Edel sulla RAF

Quanto a Vera Christiane Felscherinow, essa, pur se tra molte difficoltà, ha almeno un figlio (nato nel 1996) per cui valga la pena continuare a vivere e a impegnarsi, nella speranza che una maggiore serenità e responsabilità, possano finalmente accompagnarla nel tempo che le è rimasto da vivere.

Vera Christiane Felscherinow
La foto è stata scattata da Marcel Mettelsiefen nel 2013
(fonte)

N.B. Al seguente link è disponibile il resoconto dell'intervista italiana a Christiane F., realizzata nel novembre 1981 in occasione del lancio promozionale del film in Italia:

http://alemontosi.blogspot.it/2014/05/christiane-f-lintervista-italiana-del.html

A quest'altro link, è invece consultabile una panoramica delle reazioni del pubblico e della critica all'arrivo, in Italia, del film e del libro dei ragazzi dello Zoo di Berlino:

http://alemontosi.blogspot.it/2015/11/christiane-f-reazioni-del-pubblico-e.html


A questo link si trova un approfondimento sull'edizione tedesca del libro e sulle foto in bianco e nero presenti al suo interno:

https://alemontosi.blogspot.com/2018/09/christiane-f-ledizione-tedesca-del.html


A quest'ultimo link, infine, si trova un approfondimento sulla morte di Babsi, avvenuta nel 1977 a soli 14 anni:

https://alemontosi.blogspot.com/2021/05/christiane-f-la-storia-di-babsi-e.html

Per approfondire ulteriormente la storia di Christiane F. e dell'impatto avuto dal suo primo sulla società tedesca, si consiglia la visione del documentario Christiane F. - Una generazione tossica (2021, aka "Moi, Christiane F., 13 ans, droguée, prostituée... - Une génération perdue", "Wir Kinder vom Bahnhof Zoo - Lost Generation"), di Claire Laborey, disponibile per la visione in streaming sul sito di ARTE a questo link. Un approfondimento sul documentario Christiane F. - Una generazione tossica di Claire Laborey è reperibile a questo link, mentre un'intervista alla regista è stata pubblicata in questa pagina.

16 commenti:

  1. Ale ciao!
    Sono passata a trovarti e sono rimasta colpita dal tuo post, per l'approfondimento, la cura e il modo con cui hai trattato questo argomento così delicato.
    Un tema spesso usato di striscio, ma del quale purtroppo si parla poco in modo serio per cercare di arginare e proteggere i nostri ragazzi da questa piaga. Dare un senso a questa vita... Ci sarebbe ancora tanto da raccontare, ma sono sorpresa in modo positivo di questo tuo lavoro. Grazie :)

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    1. Prego e grazie a te per essere passata, per il tuo commento e soprattutto per i tuoi complimenti a questo mio articolo!
      Mi fa molto piacere essere riuscito a sorprenderti in modo così positivo! :) E' un argomento molto difficile da trattare e quindi mi fa molto piacere vedere apprezzato il modo in cui l'ho affrontato. Grazie ancora! :)

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  2. Troppo interessante il post. Ti ho taggato qui
    Ciao

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  3. Subito condivisa su FaceBook. Grazie per queste grandi perle!

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  4. Ottimo articolo, pieno di aneddoti interessanti, ben scritto e coinvolgente. Complimenti.

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  5. Complimenti, adoro questo film e questi articoli sono sensazionali, ottimamente scritti e coinvolgenti. Devo chiederti un favore, non sono mai riuscita a capire di chi è la canzone che si sente all'inizio del video, quando Christiane è al Sound e Detlef la rimprovera perchè 2 scimmiotta tutto cio' che faccio".....non credo sia David Bowie, o almeno non mi pare.....qualche idea?
    grazie
    Ecco il video:
    https://www.youtube.com/watch?v=wKFt3g_i5Lg

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    1. Ti ringrazio per i complimenti e per aver apprezzato gli articoli che ho dedicato a Christiane F.
      La canzone che si sente in quella scena è un brano chiamato "TVC 15" ed è cantato proprio da Bowie. La canzone dura 3:34 e in quella scena si sentono le strofe che iniziano dal minuto 1:38 (circa) del brano ;)
      Lo puoi ascoltare qui:
      https://www.youtube.com/watch?v=oTjsOzeIpc0

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    2. Grazie Alessandro, gentilissimo. Ti rinnovo i complimenti per tutto cio' che hai scritto su questo film e sulla storia di Christiane: non avevo mai trovato tanto materiale e così esaustivo. Grazie ancora.
      Chiara

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    3. Prego, Chiara. Grazie ancora a te per il tuo apprezzamento.

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  6. Complimenti per questo post cosi interessante ricco di dettagli curiosi e ben scritto.Una domanda:sai come procurarsi una copia del libro in tedesco con le foto dei protagonisti senza spendere una fortuna?

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    1. Ti ringrazio per i complimenti.
      L'edizione tedesca del libro la si può acquistare su Amazon Italia. Al momento il prezzo oscilla tra 8 e 10 euro, quindi fortunatamente non ha un prezzo eccessivo. La trovi a questo link:
      https://www.amazon.it/Wir-Kinder-Bahnhof-Tonbandprotokollen-aufgeschrieben/dp/3551359415/ref=sr_1_1?s=english-books&ie=UTF8&qid=1489427689&sr=1-1&keywords=christiane+f

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  7. where can i watch the documentary Christiane F. - Telle est l'histoire?

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    1. Some info are available here:

      https://arte-magazine.arte.tv/programme/52929/207504?fbclid=IwAR2RhhdaFkSvmXqXyBspGdXA149KPfW-JbcABXxJK2RS0xZbZ2PCa_VuI38

      From 10th november 2023:

      https://www.arte.tv/fr/videos/104476-000-A/christiane-f-telle-est-l-histoire/

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