In occasione dei 40 anni del romanzo La Storia Infinita di Michael Ende - pubblicato per la prima volta in Germania Ovest il primo settembre 1979 dall'editore Thienemann, mentre in Italia a partire dal 1981 grazie a Longanesi -, si fornisce un nuovo approfondimento su questa importante opera letteraria e sul suo autore, rivolgendo l'attenzione ad aspetti non ancora trattati nei precedenti articoli del blog dedicati a La Storia Infinita, a Michael Ende e al film di Wolfgang Petersen del 1984.
Per celebrare i 40 anni dall'esordio televisivo italiano della prima serie di Capitan Harlock (debuttò il 9 aprile 1979 su Raidue) e in occasione della visita italiana a novembre 2019 del suo autore Leiji Matsumoto, durante la quale il 18 novembre a Bologna sarebbe dovuto essere accolto con un omaggio musicale nella Sala Rossa di Palazzo D'Accursio del Comune di Bologna, si fornisce un approfondimento sull'importanza della musica nelle opere d'animazione ispirate ai manga o ai personaggi ideati da Matsumoto, proseguendo così quel discorso iniziato con l'intervista a Emiliano Bernagozzi, sulla presenza dello strumento musicale italiano dell'Ocarina (ideato a Budrio, in provincia di Bologna) nella prima serie tv dedicata a Capitan Harlock.
In occasione dei 30 anni dalla fondazione della casa editrice bolognese Granata Press (attiva dal 1989 al 1996) di Luigi Bernardi (scomparso nel 2013 e da me commemorato con questo articolo del blog dedicato a lui e alla Granata) e della prevista visita di Leiji Matsumoto aBologna il 18 novembre 2019, poi purtroppo annullata a causa dei problemi di salute di Matsumoto, si forniscono ulteriori informazioni sull'attività editoriale della Granata Press, sulle ragioni che spinsero Bernardi a occuparsi della cultura, dei fumetti e dell'animazione giapponese, fornendo con la sua attività editoriale un prezioso contributo alla divulgazione della conoscenza della società nipponica nel nostro paese.
EDIT: LA VISITA DI LEIJI MATSUMOTO A BOLOGNA E' STATA ANNULLATA A CAUSA DEI SUOI PROBLEMI DI SALUTE.
In occasione della visita di Leiji Matsumoto in Italia dal 14 al 19 novembre 2019, e in particolare a Bologna per il 18 novembre, si pubblica il comunicato stampa relativo agli eventi bolognesi che lo vedranno coinvolto nel corso della giornata di lunedì 18 novembre.
Prosegue l'approfondimento sul film d'animazione giapponese Belladonna (1973, titolo originale: "Kanashimi no Belladonna", titolo internazionale: "Belladonna of Sadness") di Eiichi Yamamoto, rivolgendo l'attenzione all'accoglienza che la critica cinematografica italiana ha riservato al film dal momento del suo esordio nelle sale cinematografiche d'essai del nostro paese avvenuto nel marzo 1975 (l'anno del "Massacro del Circeo"), ai giorni nostri.
Dopo l'approfondimento in due parti dedicato al film d'animazione giapponese La volpe con nove code (1968, trasmesso direttamente dalla Rai nel 1972), è giunto il momento di porre l'attenzione su di un altro lungometraggio nipponico poco noto, ma molto affascinante, che giunse nei cineclub italiani a partire dal marzo 1975 (l'anno del "Massacro del Circeo"), dopo aver partecipato al Festival del Cinema di Berlino nel 1973, suscitando reazioni contrastanti nella critica cinematografica italiana, divisa tra apprezzamenti e stroncature. Si tratta di Belladonna (titolo originale nipponico: "Kanashimi no Belladonna", titolo internazionale: "Belladonna of Sadness", 1973) di Eiichi Yamamoto, ambientato nella Francia medievale e liberamente ispirato al saggio storico romanzato La Strega (1862) di Jules Michelet(1798-1874), libro incentrato sulle atroci violenze e persecuzioni commesse per ragioni politiche-religiose in Europa nei confronti delle donne e degli appartenenti alle religioni pagane, trattando ad esempio gli eventi delle suore ossesse di Loudun e della conseguente condanna al rogo di Urbain Grandier (1590-1634), raccontati anche da Aldous Huxley nel suo saggio storico I diavoli di Loudun (1952) e dal regista Ken Russell nel film I Diavoli (1971), quest'ultimo preceduto dal film polacco Madre Giovanna Degli Angeli (1961) di Jerzy Kawalerowicz, pellicola distribuita anche in Giappone e nota a Hayao Miyazaki.
I Giornaletti. Primo Volume 1899-1944 (pubblicato da Edizioni Revival nel 1971), è un importante libro curato da Sergio Trinchero (a molti noto per la sua collaborazione in Rai con Nicoletta Artom, iniziata col programma Gli eroi di cartone e culminata con l'esordio della serie animata giapponese Atlas Ufo Robot - Goldrake in Italia) e dal giornalista Giorgio Salvucci, sulle origini e sull'evoluzione del fumetto in Italia, realizzato con l'aiuto di Romano Calisi (fu consultata la sua collezione della testata Il Novellino), e arricchito da un'interessante prefazione curata da Gianni Rodari (1920-1980), della quale si fornisce di seguito la trascrizione.
Prosegue l'approfondimento dedicato al raro film d'animazione giapponese La volpe con nove code (1968, titolo originale: "Sessho Seki: Kyubi no Kitsune to Tobimaru") di Shinichi Yagi, in Italia arrivato direttamente in televisione nel 1972, per poi purtroppo essere dimenticato, una sorte simile a quella avuta in madrepatria, dove è attualmente semisconosciuto. Nel nostro paese il film fu anche oggetto di un dibattito televisivo nel 1972, successivamente alla sua messa in onda, all'interno di una puntata del programma Spazio - Il settimanale dei più giovani, nella quale furono mostrate alcune scene del film che furono tagliate per ragioni di censura prima della sua trasmissione televisiva.
Nel 1972, su Raiuno (allora nota come "Programma Nazionale" e successivamente come "Rete 1"), viene trasmesso il misterioso film d'animazione giapponese La volpe con nove code (1968) di Shinichi Yagi, sul quale si fornisce una raccolta di informazioni attualmente reperibili attraverso il web, dalle quali emergono i molti spunti di interesse offerti dalla pellicola, purtroppo finora mai pubblicata in home video in Italia e, in base alle attuali conoscenze, nemmeno all'estero.