Prosegue l'approfondimento sul romanzo La Storia Infinita (1979) di Michael Ende (1929-1995): dopo il confronto tra il libro e il lungometraggio diretto da Wolfgang Petersen nel 1984, l'approfondimento sull'origine italiana del libro e le delucidazioni sulla rappresentazione del Nulla nel film, è il momento di conoscere le opinioni di Ende su ciò che viene raccontato nel suo romanzo, dalle quali emerge l'importanza che egli riponeva nella ricerca di nuovi valori da condividere nella società contemporanea, il suo prezioso sostegno nei confronti delle scienze umanistiche (letteratura, filosofia, arte) e le ragioni per le quali, secondo lui, il genere fantastico ha eguale dignità rispetto alle opere "politicamente impegnate".
Questo ulteriore approfondimento del pensiero di Ende è possibile grazie al libro Storie Infinite, curato da Saverio Simonelli ed edito da Rubbettino nel 2010. In questo volume sono raccolti alcuni testi firmati da Ende, redatti in varie occasioni tra il 1982 e il 1994, includendo persino il suo intervento - intitolato "Why Do I Write For Children" ("Perché scrivo per i bambini") - esposto durante il ventesimo convegno annuale del Comitato Internazionale per la letteratura giovanile (International Board on Books for Young People, IBBY), svoltosi a Tokyo nel 1986 e avente come tema principale le domande "Why do you write for children? Children, why do you read?" (lett. "Perché scrivete per i bambini? Bambini, perché leggete?"). Ende, durante quel discorso - leggibile gratuitamente in inglese negli archivi pubblici dell'IBBY, a questo link -, colse l'occasione per ribadire pubblicamente quanto fu per lui difficile portare a compimento La Storia Infinita, opera il cui nocciolo venne da lui così sintetizzato: "un ragazzo cade nella storia che legge e difficilmente riuscirà ad uscirne" (cfr. questo articolo del blog).
Il punto di vista espresso da Ende sul suo libro è particolarmente importante perché permette di ottenere una chiave di lettura con cui interpretare correttamente La Storia Infinita, comprendendo cosa l'autore intendesse con la minaccia del Nulla:
L'importanza della ricerca e della creazione di nuovi valori era una tematica molto cara a Ende, tanto da esporla anche nel suo sopracitato intervento al convegno di Tokyo:
Come già spiegato nei precedenti articoli del blog relativi a Ende e alla Storia Infinita, l'autore tedesco e la sua opera godettero di un forte apprezzamento da parte del pubblico nipponico, suscitando anche l'interesse degli studiosi del paese del Sol Levante. Consapevole del suo successo giapponese, Ende ne parlò direttamente in uno degli scritti presenti in Storie Infinite, cogliendo l'occasione per illustrare la sua visione futura di una nuova cultura condivisa dai popoli di diverse nazioni, che si sostituirà alle culture nazionali attualmente esistenti:
Come già raccontato in precedenza nel blog, Ende dovette lasciare la Germania Ovest per via del clima culturale molto ostile nei confronti di chi, come lui, scriveva opere di genere fantastico rivolte ai bambini. Ciò lo portò a trasferirsi in Italia, paese in cui scrisse Momo (1974) e La Storia Infinita. Nonostante i pregiudizi degli intellettuali tedeschi, furono proprio quei due libri firmati da Ende ad essere apprezzati dagli studenti universitari tedeschi, venendo addirittura sfoggiati da molti dei partecipanti ad una manifestazione pacifista che si tenne a Bonn il 10 ottobre 1981. Ricordando quell'evento politico e le critiche nei suoi confronti, Ende così si espresse:
LA STORIA INFINITA SECONDO ENDE
Il punto di vista espresso da Ende sul suo libro è particolarmente importante perché permette di ottenere una chiave di lettura con cui interpretare correttamente La Storia Infinita, comprendendo cosa l'autore intendesse con la minaccia del Nulla:
Si tratta infatti della storia di un ragazzino che in una singola notte di crisi, una crisi di vita, perde il suo mondo interiore, il suo mondo di miti che si dissolve nel nulla, così da essere costretto a buttarsi in questo Nulla, esattamente come dobbiamo fare noi europei. Noi abbiamo raggiunto il punto zero. Siamo riusciti a dissolvere tutti i valori. Ed ora dobbiamo buttarci e, solo se avremo il coraggio di buttarci in questo Nulla, potremo ridestare le forze creative più intime e peculiari, e costruire una nuova Fantàsia, cioè un mondo di valori.
(cfr. pag. 40-41; dal saggio Alle radici del racconto, composto da parte delle opinioni espresse da Ende durante una delle interviste rilasciate a Jorg Krichbaum, creatore, insieme a R. A. Zondergeld, di Dictionary of Fantastic Art [1981, qui l'edizione inglese del 1985] e, insieme a Ende, di un libro dedicato alle opere artistiche di Edgar Ende, padre dell'autore della Storia Infinita).
L'importanza della ricerca e della creazione di nuovi valori era una tematica molto cara a Ende, tanto da esporla anche nel suo sopracitato intervento al convegno di Tokyo:
I valori non si trovano davanti a noi, per così dire in forma innata e automaticamente comprensibile, ma devono essere creati e continuamente rinnovati perché siano a nostra disposizione. C'è un valore comune che precede ogni critica sociale ed è il valore dell'uomo. Compito del poeta è ricreare continuamente questo valore, ciascuno nel suo tempo e nella sua cultura. Se non lo si fa, questo valore perde i colori e la sua consistenza, perde la sua realtà e le conseguenze sono la bestialità e la barbarie. Scrittori ed artisti che in nome di un assai discutibile "amore per la verità" si compiacciono nel denigrare e, sempre più profondamente, nell'annientare il valore dell'uomo, possono risultare vincenti nella nostra attuale cultura fatta di puro intellettualismo, ma, in realtà, stanno provvedendo a segare il ramo sul quale anche loro siedono (cfr. pag. 53)Il fatto che durante il suo intervento Ende avesse affrontato importanti argomenti dai risvolti politici come la mancanza e il bisogno di nuovi valori nel mondo contemporaneo, stupì i suoi lettori nipponici, i quali, fino a quel momento, lo consideravano come un semplice scrittore per bambini. Di questa reazione sorpresa ne fa menzione Jingu Teruo (traduttore e docente universitario specializzato nella letteratura per bambini), nella sua introduzione (qui consultabile) al resoconto scritto dell'intervento di Ende, spiegando che il fatto che lo scrittore tedesco abbia trattato quelle tematiche così importanti, sia "ciò che la letteratura per i bambini debba essere; letteratura con grandi temi esposti in forma semplice. Quando noi guardiamo alla storia della letteratura per ragazzi in vari paesi, noi troveremo che ogni nazione ha avuto un proprio punto di svolta. Per esempio nel 1960 in Giappone, quando Miyoko Matsutani pubblicò Taro, the Dragon Boy [inedito in Italia], esso fu il punto di svolta nella letteratura nipponica per ragazzi. [Teruo prosegue citando Andersen, C. S. Lewis e Tolkien come ulteriori esempi di autori rivoluzionari, per poi aggiungere che] Credo che il lavoro di Ende sia altrettanto epocale, segnando un punto di svolta e facendoci nuovamente rimettere in discussione il ruolo della letteratura per ragazzi, specialmente quella di genere fantasy".
Film giapponese del 1979, inedito in Italia |
UNA CULTURA INTERNAZIONALE, SENZA CONFINI
Come già spiegato nei precedenti articoli del blog relativi a Ende e alla Storia Infinita, l'autore tedesco e la sua opera godettero di un forte apprezzamento da parte del pubblico nipponico, suscitando anche l'interesse degli studiosi del paese del Sol Levante. Consapevole del suo successo giapponese, Ende ne parlò direttamente in uno degli scritti presenti in Storie Infinite, cogliendo l'occasione per illustrare la sua visione futura di una nuova cultura condivisa dai popoli di diverse nazioni, che si sostituirà alle culture nazionali attualmente esistenti:
Credo, però, che in futuro tutto ciò che il mondo ha prodotto finora sotto forma di culture nazionali (...) a poco a poco scomparir[à]. Nel corso della storia futura dell'umanità avranno sempre meno peso. Anche se per cultura intendiamo una serie di stili di vita comuni. Per cultura certo non si può intendere un qualcosa che ciascuno si ritaglia per sé. Una cultura è un patrimonio che molti uomini hanno in comune e che si basa su qualcosa di condiviso. Eppure, in futuro, da dove lo elaboreremo questo patrimonio condiviso? L'idea di comunità primitiva che si basa sul sangue scompare, anzi deve scomparire. Il patrimonio condiviso allora sarà da trovare in ciò che è spirituale, nelle immagini che precedono i concetti. Presso tutti gli uomini queste immagini sono sorprendentemente simili. Un traduttore giapponese mi ha detto che un libro come La Storia Infinita è enormemente più facile da capire rispetto a Lezione di tedesco di Lenz [Siegfried Lenz], che per i giapponesi risulta esotico, tant'è che devono dedicarcisi con grande impegno e fatica per capire l'intero ambiente che vi si trova descritto. Che cosa invece sia un drago della fortuna, lo capiscono benissimo anche loro. Anche loro conoscono e hanno un oracolo meridionale. Un'ulteriore conferma che la cosiddetta letteratura fantastica o favolistica e i miti di tutti popoli e di tutti i tempi sono sorprendentemente simili nella loro struttura. Certo le singole storie sono diverse, ma quando prendiamo un mito indiano o uno egizio o greco, siamo tenuti a riconoscere che la struttura di questi mondi è sorprendentemente simile (cfr. pag. 38-39).
Riguardo alle fiabe e agli antichi miti diffusi in forme diverse in tutto il mondo, che costituiscono parte del materiale a cui Ende attinse per la creazione della Storia Infinita rendendola così un'opera accessibile ai lettori di ogni paese, lo scrittore tedesco sottolineò la reale importanza di quelle antiche opere, per superare il pregiudizio accademico, critico e popolare che le ritiene, insieme a tutte le storie più recenti contenenti elementi fantastici, solo "roba per bambini":
Prima c'erano le "fiabe" che in nessun modo erano destinate "solo ai bambini". (...) Gli anonimi autori delle fiabe erano in realtà uomini saggi che sapevano bene quello che dicevano fin nei minimi particolari. (...) Questo mondo era abitabile allo stesso modo tanto dai bambini quanto dagli adulti e le differenze consistevano nel grado di conoscenza e di saggezza (cfr. pag. 69).
Mi domando senza alcuna ironia se una storia come l'Odissea, immaginando per un attimo che non sia stata ancora composta e che venga scritta da un Omero contemporaneo, potrebbe mai essere pubblicata se non accompagnata dall'accondiscendente definizione di "libro per bambini". Quelle pagine pullulano di giganti, re del vento, maghe incantatrici e altri personaggi irreali. Anche il Faust [di Goethe] oggi potrebbe essere presentato solo come componimento fiabesco, perché qualsiasi nostro contemporaneo scientificamente edotto sa bene che il diavolo non esiste e che, di conseguenza, non ci si può stringere alcun patto (cfr. pag. 73).
IL FANTASTICO, LA POLITICA E LA LETTERATURA "IMPEGNATA"
L'idea che uno scrittore o un artista politico sia un autore nelle cui opere debba comparire qualche elemento che ha a che fare direttamente con la politica. Io mi sono spesso scagliato contro questa insulsaggine. (...)
La relazione tra cultura e politica viene percepita dalla nostra intelligentia come un qualcosa "o così o così" [mentalità purtroppo molto diffusa anche in Italia]. E invece tra questi due territori ci sono ben altre regioni. Io sono dell'opinione che se vogliono adempiere davvero a una funzione politica, arte e letteratura devono parlare di cose diverse rispetto a contenuti immediatamente politici. Arte e letteratura devono creare forme e contenuti per le coscienze che successivamente attraverso l'agire degli uomini si concretizzano anche politicamente. Non voglio dire con questo che nell'arte e nella letteratura non debba esserci per forza nulla di politico. (...) Ma l'arte o la poesia sono il tutto, perché qualcosa di molto più universale sta al loro centro: l'umano. Questo è un concetto che rimane vuoto se non viene ininterrottamente riformulato. L'uomo deve da se stesso darsi una forma perché non la possiede una volta per sempre come l'animale. La coscienza generale di un popolo non è data dalla natura, ma è questione di sviluppo storico, è un dato di cultura che viene creato dagli uomini. Nelle forme politiche e nelle aspirazioni politiche si riflette questa coscienza e lì assume una conformazione sociale, anche se non è quello il suo luogo d'origine (cfr. pag. 82-83).
Michael Ende |
IL RUOLO DELLE SCIENZE UMANISTICHE E DELLA "POESIA"
Secondo Ende, la letteratura, la poesia e le scienze umanistiche (come la filosofia o le discipline artistiche) ad esse collegate, possono e devono svolgere un ruolo essenziale all'interno di una società, poiché, opinione personale di chi scrive, al degrado delle considerazioni nei loro confronti (dovute anche a individui che le rappresentano in modo inadeguato) può corrispondere un altrettanto degrado sociale, mentale e culturale di un popolo, come nel ben noto caso del rogo nazista dei libri o in quello delle difficili condizioni in cui versano attualmente i settori della cultura, della scuola e dell'università nel nostro paese, afflitto da una sempre più evidente crisi valoriale e sociale. Lo stesso Ende, come già esposto, prestò molta attenzione alla creazione di nuovi valori, descrivendo l'importanza delle scienze umanistiche e di ciò che personalmente intendeva con "poesia":
Per questo crediamo di avere bisogno di un nuovo tipo di conoscenza scientifica: di una scienza che renda nuovamente fruttifero il deserto della civiltà, una scienza che renda superflua la presenza della nostra riserva e che faccia sentire gli uomini nuovamente a casa propria nel mondo, una scienza che senta il bisogno di essere a misura d'uomo (...) e che superi l'intellettualismo non attraverso l'irrazionalità, ma lo conduca fuori da se stesso, ovverosia verso un pensiero che si faccia colmare dalla realtà e sia umanamente vivibile e sperimentabile. (...)
La poesia è la capacità creativa dell'uomo di ritrovarsi sempre nel mondo in modo nuovo e di sperimentare il mondo stesso dentro di sé. Per questo la poesia è per sua natura a misura d'uomo, altrimenti smette di essere poesia. Anche per questo la poesia appartiene al senso dell'infanzia e per poesia non intendiamo solamente versi e libri, ma anche forme di vita e di mondo che siano vivibili. (...) Allora ci sarà anche una conoscenza scientifica di tutt'altro segno che illustri verità con le quali l'uomo non soltanto possa vivere, ma che all'uomo dischiudano cosa sia veramente il significato di essere uomo (cfr. pag. 77).Queste e le precedenti dichiarazioni di Ende forniscono tuttora molteplici spunti di interesse e di riflessione a tutti noi, nonché permettono di conoscere più approfonditamente lo spessore culturale e intellettuale dell'autore de La Storia Infinita, uno scrittore ancora fortemente sottovalutato nel nostro paese, che necessita quantomeno di una riscoperta da parte delle nuove generazioni di lettori interessati al fantasy, nonché di una maggiore attenzione critica da parte degli ambienti accademici e scolastici.
N. B. L'approfondimento su La Storia Infinita prosegue in questo articolo.
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