Dopo aver parlato dell'arrivo in Italia nel 1992 del film d'animazione Akira (1988) di Katsuhiro Otomo e della sua messa in onda televisiva notturna all'interno del programma Fuori Orario - Cose (mai) viste di Raitre, si presenta un approfondimento sull'impatto avuto dal lungometraggio sul pubblico della Gran Bretagna, cogliendo l'occasione per raccontare, attraverso le parole di Helen McCarthy, le vicissitudini dell'animazione giapponese sulle tv britanniche.
Akira: materiale promozionale internazionale per il film e il manga, entrambi curati da Otomo Dall'art-book Akira Club - The Memory of Akira lives in our hearts! (2007), edito da Panini Comics |
È nel 1990 che Akira inizia a essere proiettato nel Regno Unito (United Kingdom), all'interno di convention sulla fantascienza e anteprime festivaliere, per poi essere lanciato ufficialmente nei cinema britannici dal 25 gennaio 1991 ad opera dell'Institute of Contemporary Arts (l'ICA, cioè l'Istituto d'Arti Contemporanee di Londra) in una nazione dove fino a quel momento l'animazione giapponese si era dovuta scontrare con molti pregiudizi e ostacoli che ne impedivano la diffusione in televisione, nei cinema e nel mercato dell'home video. A offrire una testimonianza diretta di ciò che accade prima, durante e dopo l'arrivo di Akira in Gran Bretagna, è Helen McCarthy, importante studiosa inglese dell'animazione giapponese, alla quale, a partire dagli anni '90, ha dedicato numerose ricerche e pubblicazioni divenute un prezioso punto di riferimento per gli appassionati, i ricercatori e gli studenti universitari di tutto il mondo. Fin dagli anni '90, inoltre, la McCarthy intrecciò contatti e legami con "colleghi" di altre nazionalità, come dimostrato dalle pagine del n. 23 (aprile 1993) della rivista Mangazine della Granata Press, da cui proviene la sua seguente testimonianza, introducibile efficacemente con questo estratto: Come molti successi inattesi, questo si è sviluppato lungo un lasso di anni; come in America, l'interesse dei fan ha comportato il successo commerciale, e non l'inverso (cfr. l'articolo Anime in the UK).
Il numero di Mangazine da cui proviene l'articolo di Helen McCarthy |
Dopo questa premessa, si riportano le parole della McCarthy, che iniziano ricordando la situazione degli anime nella Gran Bretagna degli anni '80:
Farò due esempi dell'atteggiamento con cui i fan degli anime si sono dovuti confrontare agli albori della fortuna inglese del cartone nipponico. Un mio amico, grande fan di Robotech [1985], nel 1986 contattò la BBC per chiedere se sarebbero stati interessati a comprare la serie. Il Dipartimento per l'infanzia della BBC, al quale fu rinviato, gli rispose che nel nostro paese i cartoon sono destinati esclusivamente all'infanzia, e che quindi la BBC non avrebbe mai comprato animazioni giapponesi perché troppo violente. Io stessa ho lavorato per due anni con uno degli imprenditori più all'avanguardia dell'industria video britannica, e lo tormentavo perché immettesse sul mercato un po' di animazione giapponese per giovani e adolescenti. La risposta era: "Non puoi vendere cartoni animati a nessuno sopra i sei anni, in questo paese, e non puoi vendere ai bambini i cartoni giapponesi per via del sesso e della violenza". Tale era l'attitudine invalsa nei media britannici fino a quando il successo di Akira nel 1990 sconvolse questo modo di vedere. (...)
Art-Book inglese dedicato alla serie Robotech, edito nel 1986 (fonte) |
Negli ultimi vent'anni (...) abbiamo visto Battle of the Planets e G-Force e il macello del grande Science Ninja Team Gatchaman [il riferimento è alle tre serie animate che compongono la saga dei Gatchaman, nota in Italia come "La battaglia dei pianeti", in quanto anche nel nostro paese, come in Gran Bretagna, è stata trasmessa l'edizione americana della saga e non quella originale nipponica; "G-Force" è un riferimento a "G-Force: Guardians of Space", la seconda serie della saga, intitolata originalmente "Gatchaman II"; parte della seconda e della terza serie nipponica furono inserite in "Eagle Riders", rimaneggiamento creato dagli americani a cui probabilmente si riferisce la McCarthy con l'indicazione del titolo Science Ninja Team Gatchaman, che corrisponde al titolo internazionale originale della saga dei Gatchaman e a parte del titolo originale della terza serie: "Science Ninja Team Gatchaman Fighter", aka "Gatchaman Fighter"] (...).
Una delle 8 vhs britanniche della serie Gatchaman/La battaglia dei pianeti Si tratta della prima edizione home video britannica dei Gatchaman. Questa serie di 8 vhs fu pubblicata nel 1984. (fonte e info) |
E inoltre Marine Boy e Voltron (Golion), Ulysses 31 e X-Bomber (sì, una serie di pupazzi nello spirito simile agli anime) [tra gli estimatori britannici di X-Bomber, serie ideata da Go Nagai e chiamata "Star Fleet" in Gran Bretagna, vi è anche Brian May dei Queen, che ha realizzato questa cover della sigla inglese, come raccontato in questo articolo del blog]. Il momento d'oro in televisione fu il 1989 quando il capolavoro di Hayao Miyazaki, Laputa [aka "Il castello nel cielo", 1986], fu mandato in onda il giorno di Capodanno a metà giornata, con un eccellente doppiaggio, per la delizia di tutti quelli che l'hanno visto.
È cominciato così il fandom britannico, lento e in piccola scala negli anni Settanta e Ottanta, con quelli che detestavano i testi banali e i tagli inesplicabili di Battle of the Planets, ma ne adoravano l'animazione e sapevano che ci doveva essere dietro qualcosa d'altro. Chi faceva le vacanze sul continente poteva confermare: guardare la TV francese, italiana o spagnola nei nostri alberghi ci introduceva alle delizie di Lupin III, Mazinga Z, e di tante altre serie.
Edizione britannica in dvd della serie X-Bomber/Star Fleet |
I fan cominciarono a dare la caccia ad altri anime. Fu un processo faticoso perché a questo punto non avevano modo di contattare altri club d'appassionati e perciò l'animazione scorreva soltanto all'interno di piccoli gruppi d'amici. Verificando che la TV trasmetteva gli anime soltanto in versioni purgate per i bambini, i "cacciatori" rivolsero la loro attenzione al video e scoprirono che alcune etichette avevano prodotto degli anime doppiati, anche se sempre rivolti solo al mercato per l'infanzia, per lo più prodotti poveramente e commercializzati da piccole compagnie che spuntavano e scomparivano dalla sera al mattino.
Vhs britannica di "Flower Angel", cioè Lulù l'angelo tra i fiori (fonte) |
Lo sforzo più rimarchevole fu svolto dalla MY-TV, una ditta fondata alla fine degli anni Ottanta per commercializzare un catalogo di video adatto per i bambini sotto i sei anni. Tra gli anime pubblicarono Flower Angel [si tratta di Lulù l'angelo tra i fiori], Superauto Mach 5 Go Go Go (Speed Racer) e alcuni film con animaletti della Tatsunoko. Il catalogo includeva anche due titoli meno adatti ai piccolissimi, Windaria, riintitolato Once Upon a Time, e Birth, edito come Legend of the Talisman. Nel frattempo la Parkfield Playtime, sezione video per bambini di una grande azienda, riciclava il terribile G-Force, assieme a Time Bokan (intitolato Time Fighters) [il titolo italiano è "La macchina del tempo"]. In tutti questi casi, le traduzioni non erano sempre accurate. Le cassette erano esclusivamente mirate ai più piccoli, ma almeno erano disponibili, a buon mercato - in genere meno di 5 sterline -, in inglese e in formato PAL. Purtroppo entrambe queste ditte cessarono l'attività nel 1990. (...)
Vhs britannica di Time Fighters/Time Bokan (fonte) |
La clamorosa popolarità planetaria dei Transformers nei primi anni Ottanta significò che ogni tipo di robot era diventato interessante per i giocattolai britannici. I giochi di derivazione nipponica divennero (almeno per qualche anno) di facile reperibilità. Abbiamo visto arrivare dei giocattoli anche da Francia, Spagna e Italia. (...)
Il logo della Toei (spesso rimosso), all'interno della sigla di coda dei Transformers Per info sul contributo della Toei ai Transformers, si rimanda a questo link |
Nel 1990 Akira fece la sua comparsa nel circuito d'essai britannico, e fu un immediato, enorme successo. Per anni le compagnie televisive e di home video erano andate dicendo che i cartoon giapponesi erano invendibili. Ecco la prova che s'erano sbagliati. La Island World Communications [appartenente alla casa discografica Island Records, acquisita dalla PolyGram nel 1989 e poi dalla Universal Music Group nel 1998] acquistò Akira per l'edizione video e, scioccata dal successo, lanciò una nuova collana, "Manga Video", dedicata esclusivamente agli entusiasti dell'animazione nipponica. Con il supporto della mailing list "Anime UK" [fu pubblicata dal 1991 al febbraio 1996] e i consigli del fandom anime, cominciò a comprare anime e a doppiarli in americano per i mercati GB e USA, con grande successo. La sua uscita più recente è del dicembre 1992: Legend of the Overfiend, alias Urotsukidoji, che sta vendendo anche più di Akira. (...)
Anime UK n. 2 (giugno-luglio 1992) |
Mentre la Island World impiantava l'etichetta "Manga Video", mi fu data la possibilità di fare quello che avevo sognato per anni: allestire una rivista di anime di un certo livello [cioè Anime UK]. (...) Peter Goll della Sigma mi offrì la copertura finanziaria per sei numeri di un trimestrale; se dopo quel lasso di tempo eravamo in attivo, potevamo continuare. (...) Il primo numero della rivista uscì nel dicembre 1991. Trovammo subito il distributore inglese e quello americano, che ci chiese ben presto di uscire bimestralmente. Sei numeri all'anno invece di quattro! (...) La risposta al nostro impegno è stata più lusinghiera di quel che potevamo sperare. La diffusione aumenta costantemente; sebbene non ci sia, con nostro gran dispiacere, un distributore europeo, diffondiamo "Anime UK" per posta e, attraverso il gruppo francese Animarte, dalla Scandinavia a Malta!
Nell'ottobre del 1992 l'Istituto d'Arte Contemporanea [cioè l'ICA di Londra], una delle istituzioni più prestigiose del paese, ha organizzato un festival di animazione giapponese della durata di due settimane. È stata proiettata l'opera di maestri quali Miyazaki e [Isao] Takahata, all'interno di un vasto panorama di film e video. Sono stata uno dei relatori e ne ho redatto su richiesta il cataloghino, che oltre a dettagli sui film presentati includeva una breve storia degli anime e articoli su vari aspetti [si tratta del volume MANGA, MANGA, MANGA - A Celebration of Japanese Animation, edito nel 1992 dalla ICA].
Copertina del libretto della mostra del 1992, curato da Helen McCarthy (fonte) |
In seguito, mi è stato chiesto di parlare a un gran numero di trasmissioni radiofoniche e sono stata intervistata per un prossimo programma della BBC-TV sugli anime, previsto per quest'anno, prima che la BBC (venerabile istituzione che aveva dichiarato che "non avrebbe mai comprato cartoni animati giapponesi perché sono troppo violenti per i ragazzi") trasmetta Akira in primavera.
Il logo della Manga Entertainment presente in varie vhs della Manga Video Info sulla creazione del logo si trovano a questo link |
Il programma/documentario della BBC a cui fa riferimento la McCarthy fu girato nel 1993 e trasmesso il 7 gennaio 1994, precedendo la messa in onda in quella stessa serata della prima tv di Akira, in modo da informare gli spettatori sui contenuti del film che stavano per vedere, fornendo la possibilità di poterlo contestualizzare adeguatamente. Il titolo di quel programma - per il quale vennero intervistati perfino Katsuhiro Otomo, Hayao Miyazaki e il fumettista Buichi Terasawa (autore dei manga Cobra, Takeru e Goku Midnight Eye) - è Manga! e se ne può trovare un resoconto in inglese sul sito web personale della McCarthy a questo link. Nel corso di Manga! si parla anche delle origini e delle polemiche relative agli anime in vhs distribuiti in Gran Bretagna dalla Manga Video, casa editrice appartenente alla Manga Entertainment, fondata nel 1987 e poi evolutasi particolarmente a partire dal 1991 (anno in cui ne viene creata una filiale statunitense e vengono acquisiti in Gran Bretagna i diritti per l'home video di Akira dalla ICA Projects dell'Institute of Contemporary Arts) per volontà dell'importante casa discografica Island Records, a cui ad esempio si deve il successo di Bob Marley e la pubblicazione dei primi 4 album della band irlandese capitanata da Dolores O'Riordan, i Cranberries (scoperti dal produttore Stephen Street su incarico dell'Island Records, come da lui stesso raccontato dopo la morte di Dolores), i quali, dopo vari problemi tra cui la strategia promozionale del disco Bury the Hatchet (1999), decisero di cambiare etichetta discografica, passando alla Universal, compagnia che acquisì l'Island Records nel 1998, mostrando il proprio logo in Italia sulla confezione e all'inizio di varie vhs della Manga Video presenti all'interno della collana da edicola "Manga Mania" (stesso nome di una rivista britannica successiva a Anime UK, poiché attiva dal 1993 al 2000, alla quale partecipa nuovamente Helen McCarthy), lanciata per la prima volta in Italia nell'agosto 1999, derivando da un'omonima e più lunga collana prodotta e distribuita in Francia.
Polemiche sulle vhs della Manga Video Dal documentario Manga! (1994) della BBC |
Dal documentario Manga! |
Dal documentario Manga! |
Ghost in the Shell, vhs n. 1 della collana "Manga Mania" (agosto 1999) Il film è qui indicato col divieto ai minori di 14 anni Sopra al divieto indicato a sinistra, si trova il logo della Universal |
L'importanza internazionale e produttiva della nascita della Manga Entertainment - investì ad esempio fondi nella produzione del film d'animazione Ghost in the Shell ("Kokaku Kidotai", 1995) di Mamoru Oshii -, è raccontata nel seguente estratto proveniente dalla pag. 152 del libro Anime al cinema (edito nel 1999 da Yamato Video) di Francesco Prandoni, dove è offerto anche un punto di vista alternativo e complementare al resoconto della McCarthy:
Fin dai tempi di Hakujaden ["La leggenda del serpente bianco", film del 1958] e Tetsuwan Atom [Astro Boy; in questo caso ci si riferisce alla serie animata del 1963/1966], l'animazione giapponese era stata esportata in Asia (Hong Kong, Taiwan, Corea, Thailandia), Europa e America. L'esportazione, tuttavia, era sempre stata problematica: la violenza di molte serie televisive era stata fonte di polemiche un po' ovunque (Voltes V [cioè Vultus V] nelle Filippine, le serie robotiche in generale in Italia e in Corea, Dragon Ball in Francia), con il risultato che gran parte delle produzioni indirizzate agli anime fan non aveva mai varcato i confini nazionali. Questa situazione cambia radicalmente con l'enorme successo commerciale di Akira nei due mercati esteri più vasti, ovvero Stati Uniti e Regno Unito, un successo che spinge il gruppo Island a costituire una sezione specializzata in cartoni giapponesi, la Manga Entertainment. Compagnie che distribuiscono animazione giapponese, specialmente in video, nascono sia negli Stati Uniti che in molti Paesi europei (soprattutto Regno Unito, Italia, Francia e Spagna), ma la Manga è l'unica a muoversi in grande stile, arrivando addirittura ad acquisire i diritti mondiali dei due lungometraggi di Patlabor (il secondo è prodotto nel 1993), che vengono proiettati nei cinema di molti Paesi anglofoni.
Vhs britannica del film Patlabor 2 (1993) di Mamoru Oshii |
Questa situazione, recepita molto superficialmente dai media giapponesi, viene riportata con clamore un po' su tutte le riviste, che raccontano il successo strepitoso ottenuto dall'animazione giapponese in Occidente. L'apice viene raggiunto nel 1995, quando vengono proiettati i due lungometraggi più attesi dell'anno: Ghost in the Shell - Kokaku Kidotai (Lo Spirito nel guscio - Squadra Celere Corazzata d'Assalto) e Memories (Memorie) [film in 3 episodi del 1995, curato da Otomo]. Ambedue i film sono prodotti da Kodansha e Bandai, ma un terzo dei 600 milioni di yen del budget di Kokaku Kidotai provengono dalla Manga Entertainment. Il soggetto è di Shiro[w] Masamune, un disegnatore della new wave giapponese già tradotto in inglese con successo. La regia viene affidata a Oshii Mamoru, fautore dei successi di Patlabor. Ma come già accaduto per Urusei Yatsura [Lamù] e Patlabor, del soggetto originale Oshii lascia solo il titolo, trasformando il film in un nuovo capitolo della sua personale dissertazione sull'ambiguità tra realtà e finzione. Memories, invece, è la nuova fatica di Otomo Katsuhiro. Il progetto, iniziato nel 1992, prevedeva tre episodi da editare in formato video, ma alla fine si era deciso di riunirli in un omnibus da distribuire nelle sale. Otomo riveste il ruolo di supervisore, dirigendo solo il terzo episodio, girato come un unico piano sequenza di oltre 20 minuti.
Dvd britannico del film Memories (1995) In Italia il film fu pubblicato in dvd nel 2005 dalla Sony Pictures |
Kokaku Kidotai e Memories vengono ambedue pubblicizzati come la nuova era dell'animazione giapponese, quella in grado di oltrepassare i confini e farsi apprezzare all'estero. Ma è solo promozione rivolta a stimolare l'esterofilia del mercato interno. Il film di Otomo non trova compratori, mentre Kokaku Kidotai, troppo giapponese, negli Stati Uniti si rivela un mezzo disastro. Andy Frain, direttore della Manga, è allontanato dal suo posto [nel novembre 1995] prima della distribuzione [avvenuta ufficialmente a partire dal 1996, secondo questa fonte].
Locandina promozionale inglese del film Ghost in the Shell (fonte) |
Come accennato in precedenza, le vhs della Manga Video generano molte polemiche in Gran Bretagna, per via della predilezione dell'azienda nel proporre opere animate nipponiche sulla falsariga di Akira e spesso vietate ai minori, puntando principalmente su una miscela di fantascienza, violenza e sesso, a cui ha reso omaggio il regista Quentin Tarantino nella sequenza d'animazione del suo film Kill Bill: volume 1 (2004). Non tutti i titoli della Manga Video erano però produzioni estreme come Urotsukidoji o Violence Jack (3 OAV [Original Animated Video, cioè video realizzati appositamente per l'home video, detti anche OVA] solo per adulti basati sul manga omonimo di Go Nagai, fumetto che fu tra le fonti di ispirazione del manga di Akira), ma anche opere come gli OAV di Battle Angel Alita (molto apprezzati negli USA) o come i film Street Fighter II: The Animated Movie (1994) di Gisaburo Sugii e Le ali di Honneamise (1987) di Hiroyuki Yamaga, lungometraggio che si avvale della partecipazione di Ryuichi Sakamoto alla colonna sonora. Tra l'altro, anche lo stesso nome dell'etichetta, "Manga Video", fu oggetto di critiche da parte degli appassionati e di Helen McCarthy, perché solitamente il termine "manga" indica i fumetti giapponesi, mentre per l'animazione è più corretto usare la parola "anime", in modo da evitare di generare confusione nelle persone e nei mass media.
Katsuhiro Otomo parla del manga Violence Jack di Go Nagai Dal sopracitato art-book Akira Club |
Dvd britannico coi 3 OAV di Violence Jack In Italia gli OAV furono editi in un unico dvd dalla Shin Vision nel 2003 |
Riguardo alle polemiche e a quella parte di animazione nipponica prodotta appositamente per l'home video contenente massicce quantità di violenza e di sesso (giustamente vietate ai minori per via di questi contenuti "forti"), si riportano, per concludere questo articolo, le parole di Hayao Miyazaki (del quale la Manga Video distribuì in Gran Bretagna la vhs del suo primo film, Lupin III - Il Castello di Cagliostro [1979]) tratte dal documentario Manga!:
Se le persone cercano di comprendere il Giappone attraverso manga e anime, vorrei che ne vedessero di eccellenti, non composti solo da sesso e violenza, sebbene ci saranno sempre coloro che vogliono ottenere dei profitti economici da opere shockanti. (...) La tv può ricoprire un ruolo importante nelle nostre vite? Questa è la vera domanda. Noi dovremmo limitarne il tempo di accesso, in modo che essa non eserciti una cattiva influenza. Ma se le persone siedono senza pensare tutto il giorno, mangiando le loro patatine davanti alla tv, qualsiasi cosa che esse guarderanno avrà un cattivo effetto.
Lupin III - Il Castello di Cagliostro (1979), di Hayao Miyazaki Vhs britannica della Manga Video, edita nel 1999 (fonte) |
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