Salito alla ribalta della critica e del pubblico internazionale grazie al film Drive (2011), per il quale ottenne la Palma d'Oro per la miglior regia al Festival di Cannes del 2011, il regista danese Nicolas Winding Refn è attualmente uno dei cineasti più promettenti del panorama internazionale, tanto da divenire oggetto di un documentario (anch'esso realizzato nel 2011) diretto da Laurent Duroche, in cui, nel finale, viene rivelata la sua passione per il collezionismo dei modellini di alcuni dei robot giapponesi più popolari nel nostro paese.
Il documentario - che si avvale della prestigiosa partecipazione di Alejandro Jodorowsky, come intervistato - è stato recentemente trasmesso sul canale satellitare SKY Arte, con il titolo "Il cinema secondo Nicolas Winding Refn" (titolo originale: "NWR", cioè le tre iniziali del regista) e permette di ricostruire il percorso artistico di Refn, dagli esordi danesi con Pusher - L'inizio (1996) ai difficili momenti economici vissuti insieme alla moglie, l'attrice Liv Corfixen, dovuti al flop del film Fear X (2003), che lo spinsero ad accettare di girare Pusher II - Sangue sulle mie mani (2004) e Pusher 3 - L'angelo della morte (2005), nel tentativo (riuscito) di superare la difficile situazione finanziaria che stava attraversando. Non tutto però andò per il meglio, dato che il terzo capitolo della saga di Pusher suscitò molte polemiche e critiche in Danimarca.
Come narrato nell'opera di Duroche, il riscatto definitivo di Refn (nel frattempo autore di Bronson [2008] e del duro fantasy Valhalla Rising - Regno di sangue [2009]) avviene grazie a Ryan Gosling che lo sceglie per dirigere Drive negli USA - circostanza spiegata nel documentario e confermata anche da un'intervista allo sceneggiatore del film, l'iraniano Hossein Amini, pubblicata sul n. 109 (settembre 2011) della rivista mensile Nocturno Cinema -. Il documentario segue poi Refn e Gosling nei giorni in cui si trovano a Cannes per la conferenza stampa di presentazione del film, per i preparativi dei vestiti da indossare per la cerimonia, fino al momento in cui viene annunciata la vittoria di Refn come miglior regista.
Forte del successo ottenuto, Refn può ora concedersi una vacanza con la moglie e le due figlie, a Bangkok, la capitale della Thailandia. In questa sequenza conclusiva del documentario, Refn si reca con la moglie in un grosso complesso commerciale per far visita ad un negozio di giocattoli e di modellini di personaggi dei cartoni animati. Mentre Refn è al telefono per valutare che strategia adottare per far ottenere a Drive una nomination a qualche categoria dei premi Oscar, la moglie cammina da sola per il negozio, per poi dare il via ad uno scherzoso e ironico dialogo col marito, dal quale emerge la passione dell'uomo per i modellini dei robot giapponesi degli anni '70, in particolare (come mostrato dalle immagini e dalle indicazioni del regista) per quelli ideati da Go Nagai:
- Corfixen: Abbiamo una stanza piena di robot a forma di action figures. E a me non piacciono, quindi mentre lui era a Los Angeles a girare Drive, io li ho spostati tutti nel seminterrato. Era davvero furioso: "Almeno gli hai incartati e spostati con delicatezza?". Io ho risposto: "No, gli ho messi nelle buste e gli ho gettati sul pavimento". Gli stava per venire un infarto!
- Refn: Questo è il motivo del viaggio in Thailandia. Devo comprare questo action figures e poi girarci un film.
Refn, sua moglie e i robot |
- Corfixen: È vero, è il motivo per cui hai scelto Bangkok, non hai pensato alla tua famiglia o a me, hai pensato solo a questo negozio. Sei mesi! Ahhh, sei mesi a Bangkok!
Refn nel frattempo, davanti ad una vetrina che espone diversi modelli dei più celebri robot nagaiani, indica rapidamente alla cinepresa quali sono quelli che possiede (vari esemplari di Mazinga Z, nonché uno dei suoi "nemici", il mostro meccanico Doublas M2) e quali invece ancora gli mancano (dalle sue indicazioni sembrerebbe trattarsi di Goldrake, Jeeg e Gackeen; quest'ultimo è un robot non ideato da Nagai).
Refn indica i robot che possiede |
- Corfixen: Ecco un quarantenne. Vuole ancora comprare i giocattoli. E spendere tutti i soldi... in giocattoli.
- Refn: E tu gli hai messi nel seminterrato. Vedete, la mia vita è controllata da Liv. Lei mi compra i vestiti, mi dice cosa indossare, quando tagliarmi i capelli, cosa mangiare. (...) Ma dicono che dietro un grande uomo, c'è sempre una grande donna.
- Corfixen: Grazie.
Dopo una breve inquadratura che mostra i due uscire dal negozio sorridendo, dopo aver effettuato un acquisto misterioso, il quale, in seguito ad uno stacco della regia che mostra Refn solo davanti a un tavolo alle prese col suo nuovo robot, si rivela essere non un robot nagaiano, ma:
Refn e il Daitarn 3. Il modellino appartiene alla serie "Soul of Chogokin" edita da Bandai. |
Daitarn 3 (prodotto nel 1978 dalla Sunrise e diretto da Yoshiyuki Tomino) |
- Refn: Sono molto nervoso, perché adesso devo soddisfare le aspettative che si sono create dopo Drive, che ha avuto un successo inaspettato, ma la paura accende la mia creatività, mi costringe ad essere più creativo. Speriamo di farcela, ma se non dovessi riuscirci, non so cosa farò. Ora sono più tranquillo, più rilassato [per poi esclamare, dopo aver avuto un problema a montare un pezzo del Daitarn 3] Fanculo!
Sull'immagine di un Refn perplesso alle prese col Daitarn, iniziano a scorrere i titoli di coda, al termine dei quali, riappare un Refn sconsolato davanti al robot da sistemare, che esclama: "Non so come farlo!".
L'inquadratura finale del documentario |
Simpaticissima e ironica conclusione per un documentario estremamente importante per chiunque voglia approfondire la conoscenza della vita e delle opere del regista danese, mostrandoncelo in un'autoironica versione in cui molte delle persone adulte affezionate a quei robot, possono rispecchiarsi, provando empatia nei suoi confronti e augurandosi che il suo intento di voler girare un film con protagonista qualcuno di quei robot, possa realmente concretizzarsi.
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