sabato 31 agosto 2013

L'Esorcista (1973), di William Friedkin



In occasione dei quarant'anni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche e dell'assegnazione del Leone d'Oro alla carriera al regista William Friedkin, si riportano alcune dichiarazioni delle persone che lavorarono a questo indimenticabile film horror tratto dal romanzo di William Peter Blatty, unite a delle curiosità poco note su questa pellicola.



Sul caso delle polemiche "religiose" suscitate dal film, Friedkin ha dichiarato:
L'esorcista non è sicuramente una forma di propaganda per la Chiesa cattolica, piuttosto è un film assai fedele ai principi della cristianità. A quell'epoca, i maggiori responsabili della Chiesa gli avevano accordato un sostegno senza riserve. Il Direttore Generale dei Gesuiti conservava addirittura una copia personale del film, che si faceva proiettare spesso. (...) Quanto ai cristiani di 'base', essi hanno giudicato il film blasfemo, cioè si sono sbagliati su tutta la linea. Si sono fermati alle apparenze. Non hanno mai riflettuto veramente sul fatto che la rivoluzione cristiana era stata qualcosa di sanguinoso, e che la lotta per l'anima umana era alla base di questa rivoluzione. L'esorcista impugna le questioni più serie sollevate dal cattolicesimo e dal cristianesimo, e in fondo tratta del mistero della Fede.
[Da Roy Menarini, William Friedkin, Il Castoro, 2002, pp. 8-9]

Il nome del demone che possiede il corpo di Regan (Linda Blair) non viene mai pronunciato nel corso del film, lasciandone ignota l'identità e suggerendo che possa trattarsi del Diavolo. Tuttavia, l'aspetto della statua presente in varie scene del lungometraggio, è relativo al demone Pazuzu, come deducibile dall'aspetto della seguente statuetta esposta al museo del Louvre, molto simile a quello della statua che appare ne L'esorcista.

Pazuzu (statuetta presente al Louvre),
fonte
La statua di Pazuzu presente nel film

Inizialmente, Friedkin si rivolse al celebre compositore Bernard Herrmann (autore della colonna sonora di Psycho, 1960, di Alfred Hitchcock) per la creazione della colonna sonora del film, ma le cose tra i due non andarono bene (Herrmann voleva usare un organo da chiesa) e Friedkin rinunciò a coinvolgerlo. Di quell'incontro, Friedkin ha ricordato queste parole di Herrmann:
Probabilmente potrei aiutarla un po' per questo film di merda (...). Potrei aiutarla ma deve sbarazzarsi della prima sequenza [quella in Iraq] (...). Non ha alcun significato. Rallenta tutto. Che cazzo vuol dire? Non la capisco. Perciò, la faccia fuori.
[Da Giulia D'Agnolo Vallan, William Friedkin, Torino Film Festival, 2003, pp. 46-47]
Regan, sua madre e la tavola Ouija

Nella versione originale del film, lo spirito con cui Regan entra in contatto attraverso la tavola Ouija, si chiama "Capitan Howdy" (nella versione italiana è "Capitan Gaio"). Howdy è il diminutivo di Howard, il nome del padre assente di Regan, con cui la madre litiga al telefono. A 
questo dettaglio, solo in apparenza di poco conto, si presta maggiore attenzione nel romanzo di Blatty, poiché è uno degli elementi che, inizialmente, fa supporre che la "malattia" di Regan sia una conseguenza del divorzio dei suoi genitori e dell'assenza del padre.

Riguardo al make-up adottato per suggerire la possessione di Regan, Friedkin ha dichiarato:
Mi resi conto che per avvalorare l’idea che si trattasse di una storia vera, il look del make-up doveva risultare da qualcosa di reale, per esempio da qualcosa che la bambina si era fatta da sola, un gesto di autoflagellazione che producesse delle cicatrici. Le cicatrici sarebbero suppurate e si sarebbero incancrenite, e da qui sarebbe derivato il suo aspetto. Dapprima Dick [Dick Smith, autore del make-up] si oppose, perché quel concetto era ben diverso da quello che aveva pensato, ma poi cominciò a esaminare i volti degli ustionati e di vittime di gravi incidenti, e le conseguenze riportate sulle loro facce. Così prendemmo quella direzione. 
Il volto di Regan
C’era l’idea che, a un certo punto del film, qualcuno avesse nascosto un crocefisso di metallo sotto il letto della bambina – probabilmente il maggiordomo o sua moglie, non si sa – e poi si vede la ragazzina usarlo per masturbarsi. E il primo indizio che c’è qualcosa che non va nel suo volto, è che è rigato di sangue – ovviamente sto suggerendo che abbia usato il crocefisso per scarnificarsi il viso. Ecco come arrivai al make-up, attraverso la possibilità generica di cosa potesse essersi fatta da sola la ragazzina. Perciò non è una semplice maschera dell’orrore inventata di sana pianta.
 [Da Giulia D'Agnolo Vallan, op. cit., pp. 64-65]
Cruising (1980)

Negli anni '70, Paul Bateson lavorava come assistente radiologo e prese parte a L'esorcista nel ruolo di un infermiere nella sequenza in cui Regan si sottopone all'arteriogramma per fare una radiografia del suo cervello e dei vasi sanguigni. Nel 1979, Bateson viene arrestato e confessa l'efferato omicidio di Addison Verril, critico cinematografico di Variety, da lui adescato in un locale gay di New York. La polizia riteneva inoltre Bateson colpevole dei sei "bag murders" ("delitti dei sacchi") avvenuti in quella città tra il 1977 e il 1978, quando sei persone vennero mutilate e smembrate, per poi essere nascoste dentro a dei sacchi neri dell'immondizia gettati in vari luoghi di New York. Al termine del processo, Bateson non venne però ritenuto responsabile di quelli omicidi, che rimasero insoluti. Da questa vicenda, Friedkin prese spunto per il suo film Cruising (1980), con Al Pacino.

Guardando il seguente estratto dal making of de L'esorcista, si può vedere Bateson (è l'infermiere vestito di bianco e con la barba) lavorare e sorridere sul set accanto a Linda Blair.

Riguardo agli svenimenti e ai malori che si verificarono nelle sale statunitensi dove venne proiettato il film, William Peter Blatty si è così espresso:
Vi dirò qual è secondo me l'unica causa di tutte le storie che avete sentito sulla gente che aveva la nausea, che sveniva, che strillava, che scappava dal cinema. Non era l'orrore che aveva luogo, quanto la scienza medica che aveva luogo. (...) Vidi l'anteprima per la stampa e venne su per il corridoio una donna che teneva una mano sulla fronte e la sentii dire 'Gesù, Gesù, Gesù'. Ma cosa la disgustò, la scioccò, la fece quasi svenire? L'arteriogramma. Ogni volta che sono più o meno obbligato a guardare il film intero e so che l'ago sta per entrare e si vedrà il sangue, guardo in basso. Distolgo lo sguardo. Oh, è orribile l'orrore a cui la sta sottoponendo la scienza medica. Molto peggio del demone stesso.
[Dal documentario Raising Hell: Filming The Exorcist (2010), di Laurent Bouzereau, inserito tra gli extra dell'edizione dvd "Extreme Director's Cut de L'esorcista; si segnala inoltre che a questo link, è presente un video con le reazioni del pubblico nel 1973].

Nel 1983, William Peter Blatty pubblica il romanzo Legion (edito in Italia nel 1992 da Mystbooks Mondadori, con il titolo "Gemini Killer"), che costituisce il seguito de L'esorcista e che ha come protagonista il detective Kinderman (interpretato da Lee J. Cobb nel film di Friedkin). Blatty, nel 1990, ne dirige la trasposizione cinematografica, intitolata L'esorcista III e interpretata da George C. Scott (Kinderman). In precedenza, Blatty aveva diretto il film La nona configurazione (1980), nel quale riappare il personaggio dell'astronauta presente nel romanzo originale e nel film di Friedkin. Si tratta dell'uomo a cui Regan dice "Tu morirai lassù", durante la festa organizzata dalla madre. Il legame tra La nona configurazione e L'esorcista, è sottolineato anche da una delle sue locandine cinematografiche, dove è presente un astronauta davanti ad un crocefisso.

La nona configurazione (1980)

Riguardo alle due edizioni de L'esorcista - l'originale del 1973 e quella "integrale" uscita nel 2000 con alcune scene aggiuntive -, Bud S. Smith, il montatore dell'edizione originale, ha dichiarato:
Quello era un film assemblato davvero bene; durava quasi due ore esatte. Aggiungere altre cose sarebbe stato inutile. C'era anche una scena di Linda e della madre in giro per Washington, con fiori e alberi bellissimi. Non c'entrava un cazzo. Ti veniva da dire: 'Leva quella roba, e fa' vedere la ragazzina che piscia sul pavimento'. Ed è quello che abbiamo fatto. Abbiamo tagliato tutte le cose inutili. È per questo che il film è così intenso. Perché non lascia un attimo di respiro. Pensi che nella versione originale i dottori fossero all'inizio? È stata aggiunta dopo, ovviamente. Secondo me non c'è bisogno di quella roba.
[Da  Giulia D'Agnolo Vallan, op. cit., p. 178]
Per concludere, si segnala che a questo link si può ascoltare il brano strumentale Fantasia, For Strings (1966) del compositore tedesco Hans Werner Henze, collocato durante i titoli di coda della pellicola.

Non si tratta dell'unico caso di frammento di un brano musicale preesistente, inserito all'interno della colonna sonora de L'esorcista. Un altro esempio è quello di un pezzo proveniente dall'opera teatrale The Devils of Loudun (1968-1969) di Krzysztof Penderecki - autore di altri brani inseriti nel film di Friedkin e di un'opera musicale in memoria delle vittime di HiroshimaThrenody for the Victims of Hiroshima, 1960 -, basata sul dramma teatrale omonimo del 1961 di John Whiting, a sua volta ispirato al saggio storico I Diavoli di Loudun (1952) di Aldous Huxley, nel quale il celebre scrittore ricostruisce gli eventi della possessione demoniaca di un convento di suore, avvenuta a Loudun (Francia) nel 1634 e trasposta al cinema in due occasioni: Madre Giovanna Degli Angeli (1961) di Jerzy Kawalerowicz e I Diavoli (1971) di Ken Russell, quest'ultimo basato anch'esso sulle opere di Whiting e di Huxley.

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