Il 30 ottobre 2025 è avvenuta la scomparsa del regista britannico Peter Watkins, l'autore del film tv The War Game (1966) che fu prodotto e poi ostracizzato dalla BBC, come raccontato in questo approfondimento disponibile sul blog. Per sfuggire all'emarginazione inflittagli nel Regno Unito, Watkins dovette rivolgersi a dei paesi esteri per poter continuare a lavorare. Una delle nazioni europee che si accorse del valore delle sue pellicole fu l'Italia, in particolare quando nel 1980 Raiuno mandò in onda, in prima serata, un accurato ciclo televisivo delle sue opere prodotte fino a quel momento.
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| Peter Watkins (fonte) |
Il ciclo dedicato a Peter Watkins dalla Rai, intitolato "Peter Watkins e il suo mondo", fu curato da Renata Mezzera, con le presentazioni critiche di Sergio Borelli che introducevano gli spettatori alla visione di ciascuno dei film presentati.
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| Sergio Borelli durante la presentazione del film I gladiatori di Peter Watkins. (fonte) |
Nella sigla introduttiva del ciclo, oltre al titolo "Peter Watkins e il suo mondo", gradualmente appariva sullo schermo la seguente successione di parole, con la quale era descritto il cineasta britannico:
L'acquisizione delle opere di Watkins da parte della Rai fu resa pubblica nel febbraio 1980 dal seguente trafiletto pubblicato sulla rivista settimanale Radiocorriere Tv:
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| Trafiletto di presentazione della terza parte di Edvard Munch, in onda su Raiuno. Dal Radiocorriere Tv n. 20, maggio 1980. |
Su Edvard Munch si segnala l'accurata recensione scritta da Dario Micacchi sulle pagine del quotidiano L'Unità, che si conclude con il seguente parallelo tra Watkins e Munch:
(cfr. l'articolo Arriva per Munch un biografo di genio, di Dario Micacchi, L'Unità, 11/05/1980)
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| Il film tv Edvard Munch diretto da Peter Watkins (fonte) |
Il ciclo fu trasmesso nella prima serata del venerdì da Raiuno, alle 21:30 circa, composto dai seguenti film:
- La punizione ("Punishment Park", 1971), venerdì 25 luglio 1980;
- La trappola ("The Trap", 1975, aka "Fällan"), venerdì 1 agosto 1980;
- Un paese, al tramonto ("Evening Land", 1977, aka "Aftenlandet"), venerdì 8 agosto 1980.
[N.B. All'interno di questo ciclo ci sarebbe dovuto essere anche The War Game, ma la BBC si rifiutò di concederlo alla Rai].
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| Un trafiletto inglese dove si parla dei problemi di The War Game e dell'opportunità di vederlo al Cinema. Risale al 1970 e fu pubblicato sul tabloid londinese Harrow Observer. (fonte) |
Di seguito, la prima parte dell'approfondimento sui film trasmessi all'interno di questo ciclo, partendo da La battaglia fino ad arrivare a I gladiatori:
CULLODEN (LA BATTAGLIA)
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| (fonte) |
In precedenza, il film fu trasmesso dalla Rai nel 1969, in prima serata su Raiuno alle 21:00, il 14 gennaio, con il titolo "L'ultimo degli Stuart - La battaglia di Culloden", all'interno del programma "I giorni della Storia". Per l'occasione, sulle pagine del Radiocorriere Tv, fu pubblicato un articolo di approfondimento storico sulla reale vicenda di Culloden, per approfondirla, contestualizzarla storicamente e divulgarla ai lettori della rivista.
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Si tratta del racconto, sotto forma di un finto reportage giornalistico con interviste sul campo e riprese in tempo reale con l'audio registrato in presa diretta, della battaglia di Culloden storicamente avvenuta il 16 aprile 1746 in Scozia. Dunque si tratta di un film tv appartenente al cosiddetto filone dei mockumentaries, i finti documentari, come nel caso dei successivi film Zelig (1983) di Woody Allen, Forgotten Silver (1995) di Peter Jackson e Le Cronache dei morti viventi (2007) di George A. Romero.
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| Dal film Culloden di Peter Watkins. (fonte) |
In occasione della trasmissione televisiva di questo film tv, Buzzolan scrisse su La Stampa una memorabile e (purtroppo) lungimirante presentazione biografica di Peter Watkins, dalla quale si riportano i seguenti estratti:
Il caso di Peter Watkins - di cui si inizia stasera sulla rete 1 [l'attuale Raiuno] un ciclo di film per la tv - è veramente un caso insolito. Se voi interrogate cento persone e chiedete se sanno chi è nel campo dello spettacolo Bertolucci o Martin Scorsese o [Andrej] Tarkovskij o [Miklós] Jancsó, avrete senz'altro delle risposte positive. Ma se chiedete chi è Peter Watkins, vi scontrerete nel muro di silenzio.
Eppure Watkins è oggi, tra cinema e televisione, uno dei registi più interessanti, geniali e "intriganti".
Nasce in Inghilterra nel 1935 e dopo gli studi classici comincia a fare l'attore; per breve tempo, perché giovanissimo passa dietro la macchina da presa e gira mediometraggi con pochi mezzi, raccattando i soldi dove capita, ma sempre con una condizione essenziale, che gli lascino fare quello che vuole. Per lo più i soggetti sono antimilitaristi e i film non riescono ad avere una diffusione. Sono giudicati inopportuni, impertinenti, lesivi dell'onore dell'esercito di Sua Maestà.
Più che dal cinema è attirato dalla tv che definisce sin dagli anni Cinquanta l'unico mezzo per rivolgere un discorso articolato e approfondito a milioni di uomini. La BBC lo ingaggia e dopo estenuanti discussioni Watkins riesce ad avere carta bianca. (...)
In ogni sua opera c'è la televisione, anche presente in scena, che domina. E in ogni opera c'è una tensione estrema, un accanito scavo psicologico, un'atmosfera da incubo e una polemica assoluta contro i poteri e i sistemi repressivi e distruttori. Da tre anni Watkins non trova finanziamenti e non riesce a lavorare.
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| La presentazione del film tv La battaglia (Culloden) di Peter Watkins. Da La Stampa del 4/07/1980. |
PRIVILEGE (IL PRIVILEGIO)
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| (fonte) |
Il Primo Maggio non ha introdotto la minima pausa nel Festival, che tra ieri e oggi ha visto sfilare sullo schermo quattro lungometraggi, tre dei quali in concorso: quello escluso dalla competizione, Privilegio di Peter Watkins, era però il migliore di tutti. Che esso non possa gareggiare con gli altri è un peccato. Ma Peter Watkins, dopo il salutare scandalo provocato dal suo "documentario di anticipazione" sulla guerra atomica, The War Game, si tira dietro, anche e soprattutto nella sua patria, l'Inghilterra, una cattiva fama. "Ridicolo" e "irresponsabile" sono un paio degli aggettivi usati da buona parte della critica britannica per Privilegio. Lo stesso regista ha voluto sottolinearlo, durante la sua conferenza stampa.
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| Il cantante protagonista di Privilege, presentato come figura messianica e religiosa alle masse. (fonte) |
Sconveniente è, infatti, mostrare come la notorietà di un pop-singer possa essere sfruttata per convogliare la protesta e la rabbia delle nuove generazioni entro canali obbligati, ben lontano dal pericoloso corso delle idee e delle azioni politiche: e come, con studiati mutamenti tattici, si possa trasferire il chiassoso esibizionismo collettivo dei fans in un conformismo di massa scandito da grida rituali di agghiacciante memoria. Steve Shorter, divo della canzone, costruito e amministrato da un potente gruppo finanziario, che ha l'appoggio e il beneplacito del governo, manda in delirio il suo pubblico, dove egli appare ammanettato e ingabbiato, tra poliziotti dal manganello facile. Poi i padroni, avendo dato così ampio e innocuo sfogo al malessere della gioventù, decidono di attribuire a Steve una diversa personalità, quella della pecora che torna all'ovile, dello sbandato che ritrova la fede in Dio, nella nazione, nella bandiera. Complici lo Stato e principalmente la Chiesa, il cantante è posto al centro di manifestazioni oceaniche all'insegna dell'obbedienza, della legge, dell'ordine. Più tardi, egli cercherà di ribellarsi (anche con l'aiuto d'una ragazza, che dapprima gli era stata messa alle costole per sorvegliarlo), ma giungerà soltanto a convertire in odio l'amore della gente per lui, e sarà dunque schiacciato dal sistema.
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| Locandina originale del film Un volto nella folla di Elia Kazan. Si tratta di un film che ha preceduto Privilege di Peter Watkins. (fonte) |
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| La recensione di Privilege pubblicata su L'Unità il 3/05/1967. |
Sempre nel 1967, il film fu doppiato in italiano e distribuito nelle sale cinematografiche del nostro paese con il titolo originale inglese "Privilege", lo stesso con il quale è stato pubblicato in dvd nel 2019 dalla Shockproof. Vederlo oggi, può ricordare film realizzati successivamente, come Jesus Christ Superstar (1973) di Norman Jewison, come Tommy (1975) di Ken Russell, e soprattutto come Pink Floyd - The Wall (1982) di Alan Parker. In varie fonti inglesi, come questa, è segnalata l'influenza di Privilege perfino sul film Arancia Meccanica (1971) di Stanley Kubrick, regista i cui punti di contatto con Watkins risultano più evidenti nelle interviste televisive ai soldati mostrate in Full Metal Jacket (1987), dove Kubrick adotta uno stile utilizzato ripetutamente da Watkins nei propri film.
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| Una cerimonia di premiazione nel film Privilege di Peter Watkins. |
Ovviamente il film di Peter Watkins è accostabile anche alle eccessive idolatrie di contemporanei divi della musica, nonché al "mondo nuovo" di certi influencer attivi sui social network. Fa particolarmente riflettere ancora oggi il fatto che a Steven Shorter, il cantante protagonista di Privilege, ciò che gli sia fermamente proibito da discografici e dirigenti televisivi, oltre a criticare i propri datori di lavoro, è l'ammettere pubblicamente di essere solo un essere umano e non una divinità da adorare, perché in questo modo esprimerebbe "un'istanza di individualità" che in epoca di conformismo potrebbe diventare un problema sociale per i suoi effetti sul modo di pensare delle persone.
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| 1967: il film Privilege di Peter Watkins esce nei cinema italiani. Da La Stampa del 30/11-01/12/1967. |
I GLADIATORI (GLADIATORERNA)
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Prima della sua trasmissione televisiva, il film fu presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste nel 1970, vincendolo, dopo aver ottenuto per giorni, fin da prima dell'inizio del festival, una positiva attenzione giornalistica da parte del quotidiano La Stampa, per via di quanto scritto da Piero Zanotto e da Italo Soncini sul film di Watkins:
Peter Watkins, il giovane cineasta inglese che qualche anno fa diede all'agghiacciante reportage antinucleare [il titolo] Il gioco della guerra, dalla Svezia dove l'ha girato proporrà un altro "gioco", una guerra del futuro combattuta da uno sparuto gruppo di soldati appartenenti a più eserciti nemici, con morti e feriti, mentre i generali ne seguono le fasi, sorseggiando il tè, attraverso i monitor d'un circuito televisivo chiuso. Vincerà chi ha totalizzato un maggior punteggio.
Una previsione atrocemente beffarda. Come beffarde, nella paura che tutte queste favole futuristiche suggeriscono, sono le diverse interpretazioni che l'uomo dà - attraverso il cinema - del proprio domani.
(cfr. l'articolo Gli incubi del futuro da sabato a S. Giusto, di Piero Zanotto, La Stampa, 8/07/1970)
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| Locandina ufficiale dell'edizione 1970 del Festival Internazionale del Film di Fantascienza di Trieste (fonte) |
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| Locandina inglese del film I gladiatori di Peter Watkins. (fonte) |
Se non vi saranno sorprese di rilievo tra oggi e domani (due ultime giornate dell'ottavo festival triestino della fantascienza) e ne dubitiamo, la giuria internazionale presieduta da Guido Piovene non potrà non assegnare il previsto gran premio all'agghiacciante pellicola di Peter Watkins vista ieri, I gladiatori. (...)
Un cristallino esempio di fantapolitica che si pone al di sopra della mischia. Coinvolge tutti i sistemi oggi esistenti, ridicolizzando sia i cinesi di Mao sia i democraticissimi connazionali di Watkins, in un contesto che potrebbe apparire qualunquistico se, ad un approfondito esame d'ogni battuta, d'ogni sequenza, non risultasse invece il chiaro invito ad un totale rinsavimento del mondo.
(cfr. l'articolo Sono gentleman i gladiatori del 2000, di Piero Zanotto, La Stampa, 17/07/1970)
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| Articolo sul film I Gladiatori di Peter Watkins. Da La Stampa del 18/07/1970. |
L'"Asteroide d'oro" primo premio dell'VIII Festival Internazionale del film di fantascienza (per il miglior lungometraggio a soggetto) è stato assegnato allo svedese Gladiatorerna (I gladiatori), pellicola dell'inglese Peter Watkins di cui abbiamo già parlato. (...) Era senza dubbio il film con maggiori meriti artistici e tecnici, pertinente sotto il profilo della tematica, anche se discutibile nella morale che esso rappresentava.
La trama: un mondo dominato da tecnocrati e guerrologi, generaloni che formano lo stato maggiore del mondo, si diverte a far combattere non più eserciti e masse d'uomini, ma piccolissime squadre pilotate da un computer. Triste ipotesi sul futuro del mondo: l'ansia di questi generaloni è quella di mantenere fra le squadre di Orazi e Curiazi un odio costante. (...)
Spettatori e critici si sono scandalizzati per le sgradevolezze e le disumanità sfoggiate nella pellicola, ma nessuno ha messo in discussione le qualità cinematografiche, di stile e di fantasia, conferite soprattutto da una regia scarna, essenziale, che mantiene tesa l'azione per tutto il film.
(cfr. l'articolo Inquietante film sul futuro vince il Festival di Trieste, di Italo Soncini, La Stampa, 19/07/1970)
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| La cerimonia militare d'apertura del "Gioco della Pace". Dal film I gladiatori di Peter Watkins. |
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| L'inizio del "Gioco della Pace" (Peace Game). |
Ancor più entusiasta il commento di Ugo Buzzolan in occasione della trasmissione televisiva dei Gladiatori:
Stavolta Watkins spara a zero: spara sulla guerra, sugli armamenti, sulle spese per gli armamenti, e spara soprattutto, ancora, sul potere oppressivo che condiziona e schiaccia troppa umanità. È stato accusato di anarchismo di sinistra, di idealismo utopico, di pessimismo senza via d'uscita.
Comunque riesce a realizzare film splendidi come "La battaglia" e come questo che - per quello che conosciamo di lui fino ad ora - è forse il più disperato e il più sarcastico, in cui già nel 1968, riesce con lucida coscienza e in sorprendente anticipo su tutti, a far compenetrare nella forma e nella sostanza il cinema e la televisione avviando un fenomeno che è forse l'aspetto fondamentale dello spettacolo per immagini di oggi.
(cfr. l'articolo Se si facessero Olimpiadi con squadre militari armate?, di Ugo Buzzolan, La Stampa, 18/07/1980)
| Da La Stampa del 18/07/1980. |
Nel corso del film I Gladiatori di Peter Watkins, ciò che viene considerato dai generali militari come una concreta minaccia, sovversiva e pericolosa, per lo svolgersi del loro "Gioco della Pace" ("Peace Game"), non è la presenza di un giovane che vuole sovvertire il sistema dall'interno, ma l'instaurarsi dell'inizio di un rapporto sentimentale tra due persone appartenenti agli opposti schieramenti, poiché rappresenta qualcosa che deve essere rapidamente e ferocemente represso con tutta la violenza necessaria a sradicare negli spettatori la formulazione di qualsiasi pensiero che un'eventualità simile possa accadere ed essere in alcun modo tollerata. La concezione del "nemico" - soprattutto nel caso di interi popoli -, deve, infatti, mantenersi disumanizzante, fomentandola continuamente con l'odio e con il disprezzo.
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| L'inizio della repressione violenta della coppia. Dal film I gladiatori di Peter Watkins. |
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| L'allontanamento dei componenti della coppia. |
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| Le ultime fasi della repressione mortale. |
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| Locandina originale di Rollerball. (fonte) |






























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