giovedì 6 maggio 2021

La posta in gioco: il film "The War Game" di Peter Watkins alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1966



Tra i film dedicati alle conseguenze di un bombardamento atomico, vi è la produzione "fantascientifica" per la televisione britannica The War Game (1966, durata: circa 46 minuti; noto in Italia con i titoli "La posta in gioco", "War Time - Tempo di guerra", "Il gioco della guerra") di Peter Watkins, creata su richiesta della BBC basandosi su documenti storici relativi alla seconda guerra mondiale (in particolare facendo riferimento a fonti riguardanti i bombardamenti di Dresda, Darmstadt, Amburgo, Hiroshima e Nagasaki), ai quali si aggiungono delle ricerche sui test nucleari svoltisi nel deserto del Nevada nel 1954 all'interno della zona denominata "Nevada Test Site", e la consulenza di un apposito Comitato composto da 3 membri della Protezione Civile (Civil Defence), 2 strateghi militari, un medico, un biofisico e uno psichiatra. La presenza di quest'ultima figura scientifica è particolarmente rilevante, poiché in The War Game si presta molta attenzione alle conseguenze psicologiche traumatiche sulle persone (adulti, bambini, medici, infermieri, militari, ecc...), provocate dallo "stato di emergenza sociale" dovuto a un ipotetico bombardamento nucleare, fornendo così degli spunti utili a riflettere sul nostro presente.


Dai titoli di coda di The War Game
La didascalia che fornisce informazioni sulle ricerche storiche sui bombardamenti

Dai titoli di coda di The War Game
Informazioni sulla composizione del comitato consultativo che ha contribuito al film


Attraverso la forma del reportage televisivo realizzato da un ipotetico giornalista di cui non vediamo mai il volto e l'aspetto fisico poiché sempre nascosto dietro la cinepresa (scelta stilistica che colloca The War Game all'interno del filone cinematografico degli "pseudo-documentari", e che allo stesso tempo lo rende anticipatorio di reali documentari come 11/9 [2002] dei fratelli Naudet e di James Hanlon, nonché l'attuale pratica di condivisione sui social network di video amatoriali di reali fatti di cronaca), The War Game racconta di come una serie di eventi conducano al coinvolgimento della Gran Bretagna in una guerra nucleare contro l'Unione Sovietica (URSS), dalle conseguenze devastanti per la popolazione britannica, sotto vari punti di vista:

- l'organizzazione degli ospedali al collasso, che mette a dura prova il personale infermieristico e medico dal punto di vista psicofisico, per via dell'eccessiva esposizione alla morte e alla disperazione dei pazienti, molti dei quali incurabili;

Ospedali al collasso in The War Game

Intervista a un'infermiera in The War Game

- l'impossibilità di curare i feriti più gravi e di seppellire i molti morti, preferendo caricarli su dei camion per poi bruciarli, in modo da evitare la diffusione di epidemie dovute alla massiccia presenza di corpi senza vita nelle strade e nelle case; a tutto ciò si aggiungono le difficoltà nell'identificazione dei corpi dei morti e nella ricerca delle persone disperse;

Un poliziotto sorveglia l'entrata in un'area protetta del camioncino che trasporta i morti da bruciare

Corpi dei morti, uno accanto all'altro

Centro per l'identificazione delle persone scomparse

- l'inadeguatezza delle notizie, del materiale informativo e delle dichiarazioni pubbliche di esponenti della politica e della religione sulle armi nucleari, provoca l'impreparazione della popolazione a capire ciò che sta accadendo e i reali rischi derivanti dalle esplosioni atomiche, il che contribuisce a generare confusione, dissociazione, disperazione, rabbia e depressione nelle persone durante e dopo l'attacco nucleare;

Opuscolo informativo distribuito casa per casa ai cittadini
Da The War Game

- i tentativi da parte della polizia e e dei militari di mantenere l'ordine nelle strade, dovendo ricorrere a metodi repressivi sempre più violenti nei confronti della popolazione esasperata e disperata, fino al ricorso alla fucilazione pubblica nel caso dei reati più gravi commessi nei confronti delle forze dell'ordine, anch'esse composte da persone con delle emozioni e una psiche messa a dura prova dagli eventi;

Rivolte contro la polizia

- problemi nella fornitura e nella distribuzione dei generi alimentari, il che contribuisce alle proteste della popolazione e a provocare assalti ai "Centri di Controllo del Cibo", che comportano vittime e feriti;

Proteste per la distribuzione del cibo ritenuta iniqua

Uno dei "Centri di Controllo del Cibo"

- l'arrivo del Natale, 4 mesi dopo l'attacco nucleare, dagli effetti esasperatamente grotteschi (ulteriormente evidenziati dalla presenza nel finale del film, del celebre brano natalizio Astro del Ciel/Silent Night/Stille Nacht, heilige Nacht), per via della totale assenza di fiducia e di speranza nel futuro da parte della popolazione più giovane, in particolare dei bambini rimasti orfani.

La celebrazione del Natale nel finale di The War Game

Materiale promozionale francese sul film The War Game
In Francia il film fu intitolato "La Bombe" ("La Bomba")

Più che a un film di fantascienza, sembra di assistere a una sorta di simulazione sociale su ciò che potrebbe accadere nel caso di un conflitto nucleare, senza nessuna concessione alle tradizionali formule narrative di finzione (storie d'amore, lieto fine, eroi o eroine che salvano altre persone impedendo che gli eventi più gravi possano avvenire, il ripristino dell'ordine senza troppe difficoltà in seguito a una grave emergenza, persone o perfino intere popolazioni che reagiscono alle calamità senza nessuna conseguenza psicologica negativa, ecc...), il che contribuisce a spiazzare lo spettatore abituato a opere cinematografiche o televisive più rassicuranti. In questo senso è emblematica questa dichiarazione della voce narrante del "giornalista" attraverso il quale si assiste al susseguirsi degli eventi:

A Hiroshima e Nagasaki, 3 mesi dopo la bomba, la popolazione era in un profondo stato di apatia e letargia, vivendo nella sporcizia, in uno stato totale di abbattimento e di inerzia.

Da The War Game

A tutto ciò si aggiunge il fatto che, nel corso di The War Game, viene esplicitamente affermato che, sulla base di quanto storicamente avvenuto in Germania dopo la seconda guerra mondiale, quando il morale delle persone che hanno perso tutto è a zero, il loro comportamento può divenire più primitivo, più istintivo, spingendole a sviluppare un'attitudine di indifferenza davanti alla legge, dedicandosi ai saccheggi, al mercato nero e al furto.

Furto di armi da fuoco
Da The War Game

Per via di questo approccio così crudo e realistico, mirato a infrangere i tradizionali stereotipi cinematografici che solitamente caratterizzano i film sulla guerra o sulle armi atomiche, per avvicinarsi invece a quel tipo di metodo adottato dai film drammatici giapponesi di ispirazione neorealista Children of Hiroshima (1952, inedito in Italia e fonte di contestazioni al Festival di Cannes nel 1953, cfr. questo articolo del blog) di Kaneto Shindo, e soprattutto Hiroshima (1953, anch'esso inedito) di Hideo Sekigawa, entrambi prodotti in Giappone da un sindacato di insegnanti e, nel caso del film di Sekigawa, grazie alla mobilitazione in massa di una parte della popolazione di Hiroshima che visse personalmente gli eventi legati al bombardamento atomico del 6 agosto 1945 (cfr. questo articolo del blog). Allo stesso modo, Watkins poté contare sulla collaborazione della popolazione delle cittadine di Gravesend, Tonbridge e Dover, nella contea di Kent. Per farsi un'idea dell'approccio adottato da Sekigawa e per coglierne le similitudini con quello usato da Watkins, si può visionare la scena dell'esplosione atomica e delle sue immediate conseguenze nel film Hiroshima, disponibile a questo link del mio canale YouTube.

Dai titoli di coda di The War Game
Ringraziamento agli abitanti di Gravesend, Tonbridge e Dover

Tornando a The War Game di Watkins, prima della sua partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1966, del film si inizia a parlarne sulla stampa italiana già nel febbraio 1966, quando avviene a Londra una proiezione per un pubblico riservato al National Film Theatre (dal 2007 ribattezzato "BFI Southbank"), la sala cinematografica gestita dal British Film Institute (BFI). In proposito, si riporta quanto scritto in questo articolo del quotidiano La Stampa:

Un dramma televisivo sulla guerra atomica, realizzato per la Bbc ad un costo di sedici milioni di lire, e bandito poi dalla Bbc medesima, è stato presentato ieri sera in forma privata a un gruppo di deputati inglesi, dirigenti della televisione e della radio e giornalisti.

Intitolato "Il gioco della guerra", il dramma racconta le tragiche giornate di alcune contee dell'Inghilterra meridionale dopo un attacco nucleare sovietico. Più che sull'impiego delle bombe in sé, sui loro mortali effetti, la loro potenza, "Il gioco della guerra" accentra la sua attenzione sul comportamento della popolazione colpita. È un racconto infernale: l'uomo è ridotto a un animale senza fede né speranza, senza conoscenza né organizzazione, in lotta per la sopravvivenza bruta. A quanto scrivono i giornali, i deputati e i funzionari della televisione presenti sono rimasti se non sconvolti, impressionati da quanto hanno visto. Il dramma, osservano nella maggioranza, raggiunge certamente il suo scopo se questo era di spaventare e di costringere a riflettere sugli orrori d'un conflitto nucleare lo spettatore medio. Ma i pareri sull'opportunità o no di trasmettere "Il gioco della guerra" alla televisione sono contrari. Chi lo reputa utile, chi moralmente ingiustificabile.

Intorno al dramma si è ampliata così una polemica nata già all'inizio dell'anno scorso, e che ha esposto la Bbc all'accusa di aver bandito "Il gioco della guerra" per motivi politici.....

(cfr. l'articolo La strage nucleare degli inglesi in un dramma proibito dalla tv, di E. C., La Stampa, 10/02/1966)

Un poliziotto consegna una notizia a un ufficiale durante una riunione del Comitato Governativo di Crisi
Dall'inizio del film The War Game

L'ufficiale consegna la notizia appena arrivata ad alcuni membri del Comitato di Crisi
In seguito il Comitato procede a proclamare la strategia di evacuazione dei Civili da Londra

L'evacuazione della popolazione civile, a partire da donne e bambini

La polizia sfonda le porte di chi, nei piccoli paesi, è obbligato dallo Stato a ospitare i civili evacuati 

Maggiori dettagli su quanto accadde durante e in seguito a quella proiezione londinese, vengono forniti nel seguente estratto da un articolo scritto da Sandro Paternostro, pubblicato sulla rivista settimanale Radiocorriere TV nel 1980, in occasione di una retrospettiva televisiva che Raiuno dedicò alle principali opere di Peter Watkins (un estratto da quel ciclo televisivo si trova a questo link), senza però trasmettere The War Game, poiché proibito in tv a livello mondiale dalla BBC:

In una lettera al Daily Telegraph, del 14 febbraio 1966, Watkins accusa la BBC di non aver ammesso i consueti critici cinematografici alla proiezione "ristretta" di The War Game al National Film Theatre, mentre aveva affidato l'analisi del documentario ai redattori di cose militari dei maggiori quotidiani. In sostanza, argomentava Watkins, l'establishment svolgeva la sua propaganda per lo status quo del Regno Unito impedendo a chicchessia di agire in senso opposto lungo la via di un pacifismo incontestabilmente intriso di idealismo e di buona fede. Probabilmente se la BBC avesse messo in onda The War Game lasciandolo seguire da un'ampia discussione di esperti di strategia, Peter Watkins non sarebbe diventato una vittima e il pubblico inglese non sarebbe di certo morto di crepacuore davanti al teleschermo.

Intanto la BBC ha impedito e continua a impedire che qualsiasi società televisiva privata o ente TV pubblico dei cinque continenti metta in onda The War Game ancora oggi e i telespettatori, che pure hanno visto recentemente una serie di film del regista inglese, non vedranno mai il documentario "vietato". Solo nella ristretta cerchia dei cinema d'essai il film è circolato, passando quasi inosservato.

(cfr. l'articolo Il film che non vedrete mai in TV, di Sandro Paternostro, Radiocorriere TV n. 37, settembre 1980)

Nonostante il film The War Game abbia circolato poco nel nostro paese, un'importante traccia del suo passaggio è per l'appunto fornita dalla sua partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1966, annunciata in quell'anno fin dal mese di luglio, come risulta dal seguente articolo pubblicato sul quotidiano La Stampa:

Peter Watkins, il giovane regista britannico cui la Bbc-Tv aveva prima commissionato un telefilm sulle probabili conseguenze di una guerra atomica (a scopi informativi e didattici) e poi - ad opera ultimata - aveva posto il veto sulla messa in onda data la crudezza allarmistica del documentario, è più che mai deciso a presentare la propria opera fuori dai confini del Regno Unito. Ha anzi affermato ch'è sua intenzione presentare "Il giuoco della guerra" (questo il titolo) al prossimo Festival di Venezia.

È un messaggio d'anticipazione sulle estremamente nefaste conseguenze di un bombardamento nucleare su Londra. Il più terribile documento che il cinema abbia finora pensato su codesto argomento; film come Il dottor Stranamore [1964, di Stanley Kubrick] e A Prova di errore [1964, di Sidney Lumet] impallidiscono in proposito. Non sono che delle "divertenti divagazioni" sul tema dell'annientamento nucleare.

Dura poco meno di un'ora e mostra nelle iniziali sequenze il precipitare degli eventi internazionali. La Cina invade il Vietnam, gli Stati Uniti corrono ai ripari opponendo la loro forza, l'Urss per rappresaglia sconfina dal famoso "muro" berlinese in Germania Ovest: è la guerra! (...)

Il confine americano di Berlino Ovest in The War Game

Scontri sul confine tra Berlino Ovest e Berlino Est
Da The War Game

Peter Watkins ha costruito il proprio telefilm raccogliendo brani di autentici documentari sulle esplosioni atomiche, su Hiroshima e sulla seconda guerra mondiale, nelle cineteche di più paesi. E ha ricostruito dei brani con attori non professionisti. Il risultato è semplicemente terrificante. Sembra che un amico di Watkins gli abbia suggerito di farne delle copie in otto millimetri e di spedirle omaggio ai capi di Stato delle grandi potenze, con la seguente dedica: "Ciò che nel film accade a Londra potrebbe accadere anche al suo paese".

(cfr. l'articolo Il telefilm che terrorizza gli inglesi va alla Mostra del cinema di Venezia, di P. Z., La Stampa, 07/07/1966)

Peter Watkins e The War Game su La Stampa, 07/07/1966

L'edizione 1966 della Mostra del Cinema di Venezia ha inizio il 28 agosto e si conclude il 10 settembre con l'assegnazione del Leone d'Oro al film La battaglia di Algeri (1966) di Gillo Pontecorvo (la cerimonia di premiazione è disponibile a questo link), mentre una recensione del film The War Game, proiettato alla kermesse veneziana con il titolo "La posta in gioco", viene pubblicata il 3 settembre 1966 sul quotidiano L'Unità:

Forse il vero film scandalo, il vero film choc della Mostra non è stato "Giochi di notte" [1966, di Mai Zetterling], ma un altro che il pubblico per buona parte ha potuto vedere e applaudire con slancio. Parliamo di "The War Game" o "Il gioco della guerra", che il regista britannico Peter Watkins ha realizzato per la BBC e che, proibito in un primo momento sugli schermi televisivi, circola ora nelle sale cinematografiche del suo paese. Film scandalo, diciamo poiché mette a nudo con una precisione e un rigore sconvolgente (bisogna appunto, che certi scandali vengano alla luce del sole) la più grande vergogna del nostro e di tutti i tempi, il più grande crimine che sia mai stato premeditato ai danni dell'umanità. In breve la guerra nucleare.

Libretto per l'emergenza relativo alle razioni di cibo distribuite ai cittadini
Da The War Game

The War Game - ribattezzato, nell'ottima edizione italiana già allestita oltre Manica, "La posta in gioco" - non è un racconto fantapolitico o fantascientifico, e se così possiamo esprimerci, un "documentario preventivo". Basandosi su notizie ufficiali, su dichiarazioni, su fondate ipotesi, sulle terribili esperienze della seconda guerra mondiale (i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki, ma anche quello "convenzionale" di Dresda, per esempio), esso costruisce l'immagine realistica di un futuro che soltanto uno sforzo solidale di comprensione e di collaborazione potrà evitare. Anche la premessa di "The War Game" è, sciaguratamente, tutt'altro che campata per aria: trattandosi di una eventuale degenerazione del conflitto nel Vietnam e di una sua estensione in Europa. (...)

Una presunta "barriera anti-radioattività" costruita da un uomo per la sua casa
Da The War Game

Due uomini abbagliati dal "lampo" provocato dall'esplosione di un'arma nucleare
Da The War Game

Il film è stato realizzato in alcune città di provincia del Kent designate come "zona di evacuazione in caso di attacco atomico", ma non per questo meglio protette delle altre. Del resto, quale protezione potrebbe mai esserci? Con sferzante sarcasmo il regista riporta alcune dichiarazioni desunte dagli opuscoli di propaganda della difesa civile e le illustra visivamente mostrando la edificazione di alcuni "rifugi" grotteschi, vere trappole per topi [una circostanza simile è presente anche nel film d'animazione britannico Quando soffia il vento (1986)]. Ma fa parlare anche personalità della politica, della religione, della scienza, e uomini o donne della strada. Il quadro complessivo che se ne ricava (forzato certo in qualche misura, ma a fin di bene) è quello d'una ignoranza e un'apatia spaventose davanti alla prospettiva della tragedia: quando pur non ci sia (da parte di certi vescovi inglesi, tra gli altri) il tentativo di teorizzare la guerra atomica "limitata", la bomba "pulita", l'apocalisse "decente". Queste testimonianze dirette si alternano con straordinaria efficacia alla dimostrazione del possibile massacro che attinge anche per ciò un timbro di veridicità quasi intollerabile. Si dubita, a volte, di aver ricevuto un tale messaggio dai nostri ultimi pensieri, ma quando alcuni bambini di "dopo la bomba", interrogati su quel che vorranno essere da grandi rispondono all'unisono "Niente, niente", insieme alla percezione del rischio immane si produce nell'animo dello spettatore, un salutare sussulto di rivolta.

Una delle reali dichiarazioni pubbliche "rassicuranti" sulla bomba atomica, citate nel film di Watkins

Ringraziamo Peter Watkins e quanti sono stati al suo fianco (a cominciare dal bravissimo direttore della fotografia Peter Bartlett) per averci dunque dato una benefica scossa, con questi tre quarti d'ora di proiezione tra i più impressionanti cui abbiamo mai assistito.

(cfr. l'articolo Un realistico quadro del possibile massacro nucleare, di Aggeo Savioli, L'Unità, 03/09/1966)

Recensione di The War Game alla Mostra di Venezia
Da L'Unità del 03/09/1966

Un'altra positiva e accurata recensione The War Game la ottiene sulla rivista di critica cinematografica Bianco e Nero - Rassegna mensile di studi cinematografici e televisivi, all'interno di un approfondimento realizzato da Claudio Bertieri, dove trovano spazio diverse interessanti annotazioni sulla sezione dedicata ai documentari allestita dalla Mostra di Venezia, fornendo anche informazioni sui componenti della Giuria della XVII Mostra Internazionale del Film Documentario di Venezia - presidente della Giuria fu il regista Nanni Loy, affiancato da: Callisto Cosulich (Italia), Dimitar Petrov (Bulgaria), Tadeusz Koncicki (Polonia), Vicente Antonio Pineda (Spagna) -, la quale, secondo Bertieri, avrebbe dovuto assegnare il premio come miglior documentario proprio al film di Peter Watkins.

Da Bianco e Nero n.9-10, settembre-ottobre 1966

Di seguito, un estratto dall'articolo di Claudio Bertieri:

Forzatamente spostata dalla sede abituale (il Palazzo del Lido si stava rinnovando dopo una troppo lunga attesa), la "Mostra del Documentario" si è svolta in un locale "normale" di Venezia città. L'esperimento, che difficilmente sarebbe stato attuato se non vi fossero state irrecusabili ragioni, ha fornito dati concreti e non soltanto sotto il profilo della partecipazione del pubblico. Indubbiamente le frequenze sono aumentate, ma i segni più vivi di una "prova generale" da tenere sott'occhio sono altri. Anzi tutto, ed il discorso vale per queste iniziative che assumono un particolare carattere per la loro etichetta di non-spettacolarità, si è constatato quanto sia positivo far svolgere manifestazioni siffatte tra una platea estranea agli atteggiamenti culturalistici. Documentari, film di animazione, cortometraggi, teledocumentari e film per ragazzi non godono, ben lo si sa, almeno nel nostro paese, di vasta popolarità di massa. Il pubblico, solitamente, li guarda con sospetto (ed in buona misura ne è giustificato dal livello medio di questa produzione che gli tocca subire nelle sale di spettacolo, produzione inzeppata - e non di rado scorciata per ragioni d'orario - tra shorts pubblicitari, lastrine e "prossimamente"). Ci sono, in altre parole, tutta una mentalità da rifare ed un interesse da recuperare. L'opera faticosa di rieducazione potrà essere attuata solo a patto di una lenta operazione di stimolo attraverso, appunto, esposizioni qualificate che offrano un vasto panorama internazionale.

Un poliziotto indossa protezioni anti-radiazioni accanto a una famiglia di superstiti
Da The War Game

Risentimento, aggressività, impietosità e coraggio (se tale vogliamo definirlo in una comunità democratica), brillano alti nel contesto di The War Game. Dell'opera già parecchio s'è parlato in Gran Bretagna prima della sua presentazione al pubblico, ché censure pavide si sono opposte alla sua trasmissione attraverso la rete della "BBC", com'era preventivato dall'inizio della sua lavorazione. Il teledramma, infatti, giunto alla copia campione, s'è visto rifiutare quei canali di comunicazione che gli spettavano per contratto e dal grave impasse s'è usciti solamente a patto di un compromesso che ha notevolmente amputato il fine precipuo che il film di Watkins si proponeva: quello, appunto, di aggredire il perbenismo nel tranquillo ambiente famigliare. Negata la messa in onda di The War Game, si è provveduto ad una presentazione nella sala del "National Film Theatre" (di proprietà del British Film Institute, coproduttore della trasmissione), per cui la platea si è automaticamente ridotta ad una minima percentuale di quegli spettatori che l'avrebbero ricevuta attraverso il video.

Vigili del fuoco alle prese con gli incendi provocati dalle esplosioni nucleari

Supposte le cause per una terza guerra mondiale (con l'epicentro a Berlino e l'Oriente e l'Occidente schierati in campi opposti), e quindi motivato un attacco atomico alle basi strategiche inglesi, Watkins è passato alla realistica rappresentazione della catastrofe appoggiandosi a documenti ufficiali, a rapporti scientifici, alle testimonianze dirette di chi tiene il polso della situazione e non ignora le "verifiche" di un passato recente. The War Game è un "fantaréportage" che non si ispira alle finzioni avveniristiche della narrativa o dei "comic books", ma che traduce in drammatica visione una realtà per nulla "immaginata". I pericoli di una tale operazione narrativa erano quelli che solitamente si manifestano ogni qual volta un autore tenti un discorso "realistico" ambientato nel futuro: da un lato, gli eccessi dell'avventura fantasticata, dall'altro, i preziosismi di una cura naturalistica superflua. A dare efficienza attualistica alle sue sequenze, Watkins non ha puntato tanto sulla capacità tecnica di eccezionali truccatori (Lilias Munro, supervisore al "make-up", merita una particolarissima citazione), quanto più intelligentemente sulle espressioni degli intervistati, sugli sguardi fissi della folla, sull'allucinata presenza di gente che non ha domani.

La fucilazione in The War Game

Watkins, anche se può in qualche misura aver accentuato i toni (e ciò sempre a fini "profilattici"), neppure ha cercato di fare colpo sullo spettatore con il magistero della realistica ricostruzione. È evidente che egli non chiede applausi per lo sforzo scenografico (anche se non si può restare indifferenti dinnanzi ad una finzione che così istintivamente indurrebbe a sospettarvi almeno una parte di verità), pretende piuttosto l'adesione partecipe al dramma che sta orchestrando sullo schermo. Chiamando la testimonianza delle vittime dell'attacco atomico e contrastandole con le risposte evasive degli uomini d'oggi ch'egli intervista per le strade, il regista acutamente colloca il racconto oltre le sponde dell'avventura. L'equivoco spettacolare non è neppure sfiorato e sempre, costante, si concretizza l'impegno di una opera sofferta: perché la gente sappia la verità, perché l'ignoranza sia scalzata da riferimenti documentati e l'apatia da un temporaneo benessere sia frantumata da una realtà cui tutti si debbono opporre.

Un bambino indossa una maschera per proteggersi dall'esplosione nucleare

Il linguaggio di The War Game è giustamente moderno, estraneo alle civetterie intellettuali, sfrutta ogni disperato elemento a disposizione (interviste, ricostruzioni, didascalie, documenti del passato, fantattualità) collegandoli in un unicum senza cedimenti o frange. Va, dunque, diretto allo scopo con il rigore d'ogni convinta contestazione ed apre un dialogo con lo spettatore che non può rimanere evasivo. Le ultime sue immagini sono quelle di un gruppo di bimbi dopo la "bomba" i quali, interrogati su quello che vogliono diventare in futuro, rispondono quasi automaticamente: "niente, niente".

Ancora una volta, dunque, Watkins ha saputo prevaricare la retorica e quella negazione finale suona ben più tragica d'ogni parola a commento.

(cfr. l'articolo I documentari: aggressività e talento di Watkins - I film della Mostra del Documentario, di Claudio Bertieri, Bianco e Nero n. 9-10, settembre-ottobre 1966)

Un gruppo di bambini rimasti orfani e senza fiducia nel futuro
Da The War Game

Un'ulteriore e importante documentazione relativa alla partecipazione di The War Game alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1966, è fornita dal sito web ufficiale della Biennale di Venezia, contenente l'archivio delle schede dei film che hanno partecipato alla Mostra nel corso del tempo.

Scheda del film The War Game tratta dagli archivi della Biennale di Venezia
La scheda è relativa alla partecipazione del film alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1966
(fonte)

Sinossi di The War Game, tratta dagli archivi della Biennale di Venezia
(fonte)

Grazie alla scheda on-line di The War Game veniamo così a conoscenza della partecipazione del film all'edizione del 1966 con una copia in pellicola 35 mm, custodita nell'archivio della Biennale. Di questa copia il sito web della Biennale fornisce la possibilità di visionarne un breve estratto di circa 1 minuto a questo link, grazie al quale si possono conoscere le particolari caratteristiche di questa edizione italiana del film, dove la voce narrante è stata doppiata in italiano, mentre le dichiarazioni delle persone intervistate sono state lasciate in lingua originale inglese, sottotitolandole in lingua italiana. La durata della copia in pellicola è indicata essere di 50 minuti.

Dall'edizione italiana di The War Game consultabile grazie al sito della Biennale

1967: The War Game vince il premio Oscar come miglior documentario
Dal sito web ufficiale dell'Academy
(fonte)

Riguardo al percorso del film di Watkins in Italia e all'estero - nel 1967 a The War Game viene assegnato il premio Oscar come miglior documentario -, ulteriori informazioni ci vengono fornite dal già citato approfondimento sul film pubblicato nel 1980 sul Radiocorriere TV, insieme a maggiori dettagli sulle circostanze che portarono a proibirne la visione da parte della BBC e all'accoglienza riservata al film da parte della critica cinematografica britannica:

Nell'aprile del 1967 il più controverso documentario del dopoguerra The War Game dell'inglese Peter Watkins ebbe un Oscar a Hollywood perché la giuria dell'Academy Award lo ritenne un'opera d'arte oltre che un capolavoro di realismo. Era solo il primo di tutta una serie di premi e di riconoscimenti che questi 47 minuti drammatici e allucinanti di un immaginario ma "verissimo" attacco termonucleare contro l'Inghilterra unito alla "ricostruzione"  della strage e delle misure di emergenza nella provincia del Kent avrebbe riscosso in tutto il mondo. The War Game fu poi proiettato al Festival del Cinema veneziano [in realtà, alla Mostra del Cinema di Venezia, il film fu presentato nel 1966, prima della vittoria dell'Oscar], al New York Film Festival, al Festival dei Popoli di Firenze [alla quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Fantascienza a Trieste, nel luglio 1967, come documentato a questo link] ed al Festival di Mannheim nella Germania Federale e quando la opera di Watkins venne presentata a Parigi riscosse grande interesse lasciando il pubblico attonito ma certo non assegnato a subire l'apocalisse.

Locandina cinematografica francese del film The War Game
Notare l'indicazione della vittoria del premio Oscar nel 1967

Chi reagì invece con cautela e paura fu sorprendentemente l'ente radiotelevisivo britannico, la BBC (...). L'allora direttore generale della BBC Sir Hugh Greene (fratello del più celebre romanziere Graham) accettò, non senza vivaci discussioni, la tesi di Kenneth Adam, responsabile della programmazione televisiva, contrario alla messa in onda di un documentario che avrebbe potuto avere sul pubblico TV (almeno 15 milioni di telespettatori) un "effetto demoralizzante". (...)

Bisogna dire che quando scoppiò la "bomba termonucleare" di Watkins erano passati poco più di 15 anni dai famosi accordi bilaterali "speciali" fra Stati Uniti e Gran Bretagna per la collaborazione scientifico-militare in campo atomico e la cessione da parte del Pentagono al War Office inglese di alcuni segreti indispensabili allo sviluppo del "deterrente" termonucleare britannico. Non vi è dubbio che i governanti dell'epoca temettero che una ondata di sdegnato neutralismo si diffondesse nel Regno Unito. Inoltre si sarebbero rafforzate le correnti di opinione antinucleari e antiamericane e criticati certi impegni NATO della Gran Bretagna.

Locandina cinematografica del film The War Game, realizzata dopo la vittoria dell'Oscar
(fonte)

Ma come accolse la stampa questo discusso "gioco della guerra"? Per Chapman Pincher del Daily Express "si ricava l'impressione che le armi atomiche delle quali dispone la nostra Royal Air Force siano il risultato di una sorta di congiura contro il popolo inglese". L'Observer definì invece il documentario "forse il film più importante mai realizzato. Ci è stato detto che le opere d'arte non sono in grado di mutare il corso della storia ma questa crediamo che lo possa. Dovrebbe essere proiettata ovunque sull'intero pianeta terrestre...". Sorprendentemente positivi il Daily Sketch ("Un film brillante e brutale che straccia le vesti addosso alla nostra civiltà...") e The People ("Non è soltanto una sbirciatina nell'inferno. È l'inferno moltiplicato per l'inferno: è un inferno che non ha fine").

Nonostante i pareri degli "esperti", l'opinione pubblica restò divisa sulla opportunità di programmare in TV in prima serata (come i programmisti della BBC avevano pensato di fare) The War Game. In quei giorni difficili il registi dovette affrontare, insieme con le critiche, la pubblicità che la stampa, favorevole al verdetto della BBC, diede alla dichiarazione di Leonard Lozman, funzionario della Difesa Civile della cittadina di Tonbridge nel Kent (una delle cittadine distrutte dalla radioattività in The War Game). Lozman si era accorto che Watkins aveva mostrato quanto poco servano le misure protettive contro un attacco termonucleare e quanto poco organizzata fosse in Inghilterra la Difesa Civile. Tutto ciò era per lo zelante funzionario "catastrofico per il morale della popolazione". (...)

Un messaggio di pace o uno spettacolo con effetto demoralizzante sul pubblico? Quindici anni dopo si discute ancora, ma a schermo bianco, di un film che, per eccesso di zelo o per paura, non vedremo mai.

La desolazione nelle strade urbane
Da The War Game

Articolo dedicato alla retrospettiva di Raiuno su Peter Watkins
Da L'Unità del 04/07/1980

Nonostante le apparenti insormontabili difficoltà alla circolazione e distribuzione internazionale del film di Watkins, nel 1984 The War Game viene sottoposto in Italia alla commissione di censura cinematografica e distribuito nelle sale italiane in edizione originale sottotitolata in italiano, senza nessun divieto ai minori, grazie all'ARCI, la quale diede al film di Watkins il titolo italiano "War Time (Tempo di guerra)". Per l'occasione il regista britannico torna in Italia, concedendo una sua rara intervista al quotidiano L'Unità:

Abbiamo conosciuto lo "scandalo vivente" del cinema europeo. Si chiama Peter Watkins. (...) Lo "scandalo", naturalmente, non è Peter Watkins. Lo scandalo è il fatto che un regista come lui, autore di capolavori come La battaglia, I gladiatori, Privilege (folgorante pamphlet sull'ascesa e caduta di un divo del rock), tutti trasmessi quattro anni fa in un ciclo RAI insolitamente attento e tempestivo, sia costretto al silenzio. (...)

Watkins è in Italia per mobilitare gente (e fondi, si spera: l'ARCI ha aperto una sottoscrizione) intorno al suo nuovo progetto, e per presentare The War Game, un allucinante film del 1964 [l'anno corretto è il 1965] che la BBC seppellì, subito dopo averlo prodotto, per la sua eccessiva crudezza. Ora è stato acquistato da un distributore italiano che ha fatto una cosa cattiva (ribattezzarlo, chissà perché, War Time) e una, ben più importante, buona (metterlo finalmente a disposizione del pubblico).

Documento ministeriale relativo alla distribuzione in Italia del film The War Game nel 1984
Dal sito web Italia Taglia
(fonte)

Seconda parte del documento ministeriale italiano relativo a The War Game
Dal sito web Italia Taglia
(fonte)

Scheda del film The War Game sul sito web Italia Taglia

Due parole su The War Game prima di dare la parola a Watkins: è un "finto documentario" (la versione tragica di Zelig [1983, di Woody Allen]) in cui si immaginano le conseguenze di un attacco nucleare sulla Gran Bretagna. Ci sono sequenze di esplosioni e incendi che il famoso The Day After [1983, di Nicholas Meyer; si tratta di una produzione televisiva americana della ABC, poi distribuita nei cinema europei], attualmente in circolazione in Italia, ha bellamente scopiazzato; ma ci sono soprattutto, ben più impressionanti, le scene in cui la vita si riorganizza dopo la tragedia, con la polizia e i militari che garantiscono la continuità del potere, le ribellioni della gente esasperata, le fucilazioni e le segregazioni degli insorti e degli sciacalli. Il tutto alternato ad agghiaccianti dichiarazioni di scienziati, politici ed ecclesiastici in cui si fa il conto delle probabilità di sopravvivenza e si parla della guerra nucleare come di una partita a scacchi, scene al cui confronto i beffardi (e immaginari) dialoghi del Dottor Stranamore di Kubrick sembrano davvero battute di spirito. The War Game è un film invecchiato nelle cifre (perché parla di armi vecchie di vent'anni e fornisce numeri ormai aumentati vertiginosamente), ma non certo nella denuncia e nella ricerca di un impatto razionale, non emozionale.


"Da quando The War Game è stato bandito dalla BBC mi occupo degli armamenti nucleari, ci dice Watkins. Ma soprattutto mi occupo del modo in cui i mass-media affrontano questo problema. Tutti i miei film parlano dei mass-media e del loro impatto politico sulla gente, che è ancora tutto da studiare. Siamo ancora fermi a [Marshall] McLuhan che di fatto giustificava i media: oggi il suo concetto di villaggio elettronico [legato al "villaggio globale"] è una realtà, ma in senso negativo perché la TV ci ha omologati tutti. Il mio lavoro consiste nel minare alla base i media, nello smitizzarli, nello sfidarli, soprattutto nel negarne l'oggettività, che è un mito pericolosissimo in cui troppa gente dimostra di credere. (...)

[Riguardo al film The Day After, Watkins dichiara che] È pericoloso mostrare scene d'orrore perché la paura non è critica, crea anzi la convinzione che la guerra sia inevitabile. The Day After ha goduto del più grosso impatto pubblicitario della storia del cinema, con il risultato che ora si discute di un qualsiasi film hollywoodiano e non del vero problema. Ma chi manipola i mass-media non è stupido: non vi siete accorti che negli USA il dibattito su The Day After è diventato il sostituto di [un] vero dibattito politico? È un calcolo? Forse. So solo che nel mondo del cinema c'è spazio, e denaro, per The Day After, mentre non c'è spazio per il mio progetto, come non ce n'era stato per The War Game. (...)

Sono amareggiato perché i miei film spariranno nel giro di pochi anni, perché il mio nome è stato cancellato dalle storie del cinema inglese, perché mi hanno dato del pazzo, del paranoico finché (loro, non io) non si sono stancati. Ma il problema non è mio. Il problema è che le istituzioni sono piene di "nuovi manager", ben vestiti e incravattati, tanto reazionari da far sembrare McCarty un dilettante. E che questi figurini escludono la gente dal potere, dalle decisioni, dalla coscienza. Quando ho fatto The War Game ero giovane e non capivo tutti gli agganci politici del problema; ora li conosco e sono convinto che il cinema è un problema; secondario. L'importante è parlare alla gente di queste cose.

(cfr. l'articolo "Il mio film è una Bomba", di Alberto Crespi, L'Unità, 06/03/1984)

Peter Watkins nel 1972
(fonte)

Nel 1985 il film The War Game viene finalmente trasmesso in Gran Bretagna dalla BBC, in data 31 luglio 1985, alle 21:30 sull'emittente BBC Two, in occasione delle iniziative televisive dedicate ai 40 anni trascorsi dai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Fu lo stesso Sandro Paternostro a occuparsi della prima trasmissione televisiva del film di Peter Watkins, sulle pagine del Radiocorriere n. 30 del luglio-agosto 1985:

L'annuncio della trasmissione televisiva di The War Game in Gran Bretagna nel 1985
Dal Radiocorriere n. 30, luglio-agosto 1985

In Italia, invece, dopo la sopracitata e limitata distribuzione cinematografica avvenuta nel 1984, il tabù riguardante la circolazione di The War Game viene ulteriormente infranto grazie a Raitre, che lo trasmette il 23 settembre 1989 alle ore 23:50, con il titolo "The War Game - Il gioco della guerra", dopo aver dato spazio in prima serata al film statunitense Il giorno più lungo (1962), dedicato allo sbarco dell'esercito degli Alleati in Normandia (Francia), durante la seconda guerra mondiale.

The War Game nel palinsesto di Raitre, alle 23:50
Dal Radiocorriere TV n. 38, settembre 1989

Una breve presentazione di questa trasmissione televisiva fu pubblicata sul quotidiano La Stampa in quella stessa giornata del 1989:

Trafiletto dedicato al film The War Game trasmesso da Raitre
Dal quotidiano La Stampa del 23/09/1989

Al momento non si hanno notizie di ulteriori trasmissioni televisive del film di Watkins, tuttavia si spera che possa essere finalmente pubblicato per l'home video (in dvd e/o blu-ray) anche nel nostro paese, vista la sua grande importanza storica e i molti spunti di studio che il film può offrire in ambito universitario e scolastico. Nel frattempo l'auspicio è che in Italia si inizi al più presto a prestare una maggiore attenzione alle conseguenze psicologiche di quanto stiamo attualmente vivendo, e a tutto ciò che riguarda la fascia più giovane della popolazione, composta da bambini e adolescenti.

Da The War Game

N.B. Per approfondire la conoscenza delle opere di Peter Watkins, si consiglia l'acquisto del dvd italiano del suo film Privilege (aka "Privilegio"), pubblicato nel 2019 dalla Shockproof in diretta collaborazione con Watkins, il quale ha concesso l'utilizzo di due suoi cortometraggi "amatoriali" (così li definisce lo stesso Watkins) come materiale extra per il dvd. Si tratta di The Diary of an Unknown Soldier (1959, lett. "Il diario di un soldato sconosciuto"), e di The Forgotten Faces (1961, lett. "I volti dimenticati"), entrambi girati in bianco e nero.

Inoltre si segnala il sito web ufficiale di Peter Watkins, disponibile a questo link.

Peter Watkins nel 1999
(fonte)

L'edizione di The War Game consultata per la preparazione di questo articolo è quella contenuta nel cofanetto dvd francese "5 films de Peter Watkins" pubblicato nel 2010 da Doriane Films.


Nel 2015, all'interno della 33° edizione del Torino Film Festival, The War Game è stato proposto nella sezione del festival intitolata "Cose che verranno". La presentazione del film è reperibile in questa pagina del sito web dedicato al festival torinese.

The War Game sul sito del Torino Film Festival
(fonte)

Tra le persone che rimasero profondamente scosse dalla visione del film The War Game in una sala cinematografica, vi fu Lynne Littman, nota per essere la regista del film americano Testament (1983, ispirato al racconto breve - si tratta di 3 pagine - "The Last Testament" di Carol Amen [1933-1987]), anch'esso dedicato al racconto delle conseguenze di un'ipotetica guerra nucleare, concentrando l'attenzione sullo stravolgimento della vita quotidiana degli abitanti di una piccola cittadina statunitense. Testament è infatti il frutto dell'influenza del film di Peter Watkins su Lynne Littman - come da lei stessa raccontato nell'intervista inglese reperibile a questo link -, la quale ne fu talmente turbata al punto da dover abbandonare la sala cinematografica in cui lo stava guardando, per uscire a vomitare.

1992: presentazione di un passaggio televisivo del film Testament di Lynne Littman
Dal Radiocorriere TV n. 38, settembre 1992

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