Come ogni anno dalla conclusione della seconda guerra mondiale, il 6 e il 9 agosto ricorrono gli anniversari delle bombe atomiche sganciate dall’esercito statunitense su Hiroshima (Little Boy, “bambino”, il soprannome dato dai soldati americani all’ordigno) e su Nagasaki (Fat Man, “l’uomo grasso”), quando i giapponesi e successivamente tutto il resto del mondo, vennero gradualmente a conoscenza di quanto potesse essere devastante l’utilizzo di armi nucleari, scoprendo, oltre all’immediata furia distruttrice di quelle bombe, anche l’insidiosa pericolosità della radioattività.
Capaci di sfuggire a tutti i
cinque sensi dell’uomo (vista, olfatto, gusto, tatto e udito), rendendo
i nostri corpi incapaci di rilevarle autonomamente senza l’utilizzo di adeguati
e artificiali strumenti tecnologici, le radiazioni nucleari sono tornate ad
occupare il centro dell’attenzione in Giappone e in tutto il mondo a partire dal 2011, anno in cui il terremoto e il devastante tsunami dell’11 marzo hanno provocato il grave guasto alla centrale nucleare nipponica di Fukushima Daiichi, generando
un globale ripensamento sull’energia nucleare, sulla sua pericolosità e sui
limiti della scienza umana di proteggerne gli impianti produttivi da
catastrofici eventi naturali.
Box dvd coi due film animati tratti dal manga Gen di Hiroshima |
Gran parte delle conoscenze scientifiche e mediche che oggi possediamo sulle conseguenze per la salute umana di una massiccia esposizione alla radioattività, provengono dalle tragedie vissute dalle popolazioni di Hiroshima e Nagasaki. Le morti e le malattie degli abitanti di queste città provocate dalla radioattività, non devono quindi mai essere dimenticate o trascurate, poiché rivestono un’importanza fondamentale per far conoscere a tutti, quanta sofferenza possano causare le radiazioni. Per far ripercorrere, a chi non era presente, quel graduale e drammatico cammino di apprendimento vissuto da chi subì quei bombardamenti atomici, raccontando ciò che per alcuni giapponesi era ritenuto irraccontabile poiché era una tragedia immane che andava “al di là delle parole” (“gengo ni zessuru”), sono numerose le opere prodotte in ogni settore dell'arte: dalla letteratura (“genbaku bungaku”, letteratura sulla bomba atomica) al cinema (“hibakusha eiga”, film sugli effetti dell’atomica), passando per i fumetti (l’autobiografico Gen di Hiroshima ["Hadashi no Gen", lett. "Gen dai piedi scalzi", titolo internazionale: "Barefoot Gen"] di Keiji Nakazawa) e le opere d’animazione (i due lungometraggi animati tratti dal manga di Nakazawa nel 1983 e nel 1986, entrambi inediti in Italia).
Foto d'epoca del fumettista Keiji Nakazawa, un hibakusha di Hiroshima (fonte) |
Riguardo al fumetto Gen di Hiroshima - ne fu pubblicata un'edizione inglese in due volumi nel 1978 per il pubblico americano, curata da un gruppo di volontari nippo-statunitensi chiamato "Project Gen", ma rimasta purtroppo incompleta a causa delle scarse vendite -, il suo autore Keiji Nakazawa ha dichiarato:
È una storia autobiografica, è la storia della mia infanzia, perciò ho soltanto messo per iscritto la realtà. Ho raccontato com'era composta la mia famiglia, il contesto nel quale vivevamo, quello che ci è successo; tutto questo sotto forma di fumetto.
In giapponese "Gen" significa origine, fonte. È il "Gen" della parola "Genso", che significa elemento chimico, cioè l'elemento alla base di tutte le cose. L'ho chiamato "Gen" perché sia fonte di forza per le nuove generazioni. "Hadashi no Gen". "Hadashi" vuol dire a piedi nudi, perché dopo che tutto è stato ridotto in cenere dalla bomba atomica, il protagonista cammina a piedi nudi sulla terra. Ho voluto che camminasse a piedi nudi per rendere più intenso il momento che sta vivendo, con la speranza che si possa costruire un mondo senza guerre. L'umanità non deve dimenticare il passato.
Dopo aver vissuto personalmente l'esperienza della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki, noi che siamo autori di un mezzo di comunicazione accessibile a tutti, il manga, abbiamo il dovere di continuare a raccontare al mondo gli orrori della guerra e delle armi atomiche. La storia spesso si ripete, purtroppo gli orrori della guerra vengono dimenticati. Noi abbiamo il dovere di lavorare al mantenimento della memoria collettiva per sensibilizzare la gente.
(cfr. l'edizione italiana del documentario I fumetti vanno alla guerra ["Comic Books Go to War", 2009] di Mark Daniels, curata da GA&A Productions e proiettata al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia nel 2011)
Secondo volume dell'edizione 1978 in lingua inglese del manga Gen di Hiroshima (fonte) |
Tra tutte le opere dedicate al tema della bomba atomica, è importante ricordare quelle dove viene descritta, in modo particolarmente riuscito, la progressiva conoscenza del pericolo rappresentato dalle radiazioni. Come nel caso del romanzo La pioggia nera (Kuroi Ame), scritto nel 1965 da Ibuse Masuji e giunto nel nostro paese solo nel 1993, edito da Marsilio. Basato su delle vere testimonianze, orali e scritte (inizialmente Ibuse voleva incentrare il libro sull’autentico diario di una ragazza contaminata dalle radiazioni, ma esso venne bruciato dopo la sua morte dai parenti), raccolte dall’autore tra i superstiti di Hiroshima, in esso si racconta la quotidianità di alcuni sopravvissuti all’esplosione nucleare, lasciando alla memoria dei personaggi e ai diari scritti da alcuni di essi, il compito di ricordare e narrare frammenti degli eventi accaduti in quel tragico giorno d’agosto. È, ad esempio, da un’annotazione scritta rapidamente il 6 agosto da una ragazza sul suo diario, che La pioggia nera offre una scarna quanto emotivamente potente descrizione, di quanto accaduto quel giorno: “Una tragedia che non ha precedenti. Ma non se ne capisce bene la portata”. A cui fa seguito l’annotazione del 7 agosto: “Hiroshima rasa dalle fiamme, città di cenere, di morte, di distruzione. Le pile di corpi morti, muta denuncia contro la guerra”.
Oltre alle radiazioni, ai traumi emotivi e psichici provocati da quel giorno, al progressivo ammalarsi e spegnersi dei propri cari, alle molte domande che sorgono spontanee e che non sembrano trovare risposta (perché colpire proprio Hiroshima? Chi sarà il prossimo a morire a causa delle radiazioni?), i personaggi de La pioggia nera devono affrontare un altrettanto insidioso quanto invisibile nemico: le false notizie messe in giro da persone che vivono attorno ai sopravvissuti e che, ad esempio, possono provocare ad una giovane ragazza, l’impossibilità di conoscere e instaurare un rapporto sentimentale con un ragazzo, poiché su di essa grava una presunta e letale contaminazione da radiazioni, sostenuta e diffusa da malevoli dicerie che alcune persone fanno circolare su di lei. Per alcune persone il ritorno alla quotidianità consiste purtroppo anche in questo: diffondere dicerie sul prossimo, senza curarsi del fatto che esse siano fondate o meno, e delle loro conseguenze, per il solo gusto di parlar male di chi non gli è gradito. In Giappone la circolazione di disinformazione, pregiudizi e luoghi comuni sui sopravvissuti alle esplosioni atomiche – chiamati “hibakusha”, termine che indica i superstiti contaminati dalle radiazioni –, ha dato origine a veri e propri casi di emarginazione sociale, che colpiscono tuttora i discendenti dei superstiti delle esplosioni atomiche. Il pericolo costituito dalla diffusione di false notizie è quindi molto sentito dalla società giapponese ed è ancora oggi di estrema attualità poiché, in seguito agli eventi dell’11 marzo 2011, è stato coniato il termine “fuuhyou higai”: danni da notizie infondate, che possono colpire sia individualmente nella sfera affettiva, economica e lavorativa, sia collettivamente l’intera nazione.
Dal romanzo di Ibuse, nel 1989, è stato tratto l’omonimo film in bianco e nero diretto da Shohei Imamura (Pioggia Nera, titolo internazionale: “Black Rain”) e che, stando a quanto indicato nel dizionario di cinema Morandini, è giunto anche nel nostro paese, circolando in lingua originale con sottotitoli in italiano, ma senza godere di un’edizione ufficiale in vhs o dvd in Italia. Curiosamente, nello stesso anno in cui questo film è stato distribuito nelle sale nipponiche, di lì a poco è uscito nei cinema di tutto il mondo un’altra pellicola dallo stesso titolo, ma prodotta negli USA: Black Rain - Pioggia Sporca di Ridley Scott, dove però il disastro atomico è citato rapidamente solo in alcuni dialoghi, dato che la vicenda da essa narrata, riguarda le indagini di alcuni poliziotti statunitensi e nipponici su un’organizzazione criminale in Giappone.
Black Rain, di Shohei Imamura |
Il film di Imamura, oltre a raccontare gli eventi del 6 agosto seguendo il cammino dei personaggi principali attraverso la città distrutta e la successiva rievocazione in flashback di altri eventi di quella giornata, mostra la stessa difficile e quotidiana lotta dei personaggi principali descritta nel libro. Essi cercano faticosamente di reagire alla tragedia e di tornare a vivere, affrontando le malevoli dicerie diffuse sul loro conto, e il fatto che le radiazioni a cui sono stati esposti, possano scatenare, da un momento all’altro, improvvisi cedimenti e malattie del corpo umano, provocando così continui lutti che possono colpire, secondo un imprevedibile ordine, i membri di una stessa famiglia, facendo sperare, in chi è ancora sano, che un segno di guarigione dei loro cari possa giungere dall’improvvisa apparizione, all’orizzonte, di un arcobaleno ricco di colori.
Dal manga di Fumiyo Kono, è tratto anche il disegno in alto di Hiroshima |
Sul tema della quotidianità dei sopravvissuti stravolta improvvisamente dagli effetti delle radiazioni che emergono a distanza di un tempo indefinito, e dei ricordi e dei timori che tormentano, a distanza di decenni, i discendenti dei sopravvissuti, ci preme segnalare anche il manga Hiroshima – Nel paese dei fiori di ciliegio (2003) di Fumiyo Kono, opera composta da un unico volume ed edita da Ronin Manga. In esso, ad esempio, si racconta di come, una decina di anni dopo l’esplosione della bomba, una giovane ragazza di Hiroshima che cerca di condurre una vita normale dividendosi tra lavoro, faccende domestiche, ascolto di programmi radiofonici sportivi e incontri con un ragazzo, sia in realtà ancora tormentata dagli orribili ricordi degli eventi di cui è stata testimone il 6 agosto, capaci di riaffiorare nella sua mente in ogni istante, tormentandola e impedendole di dimenticare e di poter avere una vita serena. A ciò fa poi seguito la sensazione di essere privata di tutte le proprie energie, che la costringe a fermarsi a casa a letto, alla continua assistenza medica, a tossire improvvisamente grumi di sangue scuro, perdendo anche la vista e chiedendosi se chi ha sganciato la bomba penserebbe ancora, vedendola in quelle condizioni a distanza di 10 anni, “Evviva! Ne abbiamo fatta fuori un’altra!”; fino al momento in cui le radiazioni completano la loro inesorabile opera di devastazione del suo corpo, uccidendola.
Tra gli interpreti di Testament, figura anche Kevin Costner |
Anche il cinema USA ha saputo produrre su questo tema efficaci opere di fantasia come il semi-sconosciuto Testament (1983) di Lynne Litman, dove ben si descrivono i devastanti effetti delle radiazioni rilasciate da un’arma atomica (rappresentata simbolicamente e unicamente da un forte bagliore, poiché gli stessi giapponesi chiamavano l’esplosione della bomba “il lampo”) sugli abitanti di una piccola cittadina statunitense, costretti gradualmente a fare i conti con lo stravolgimento totale e irreversibile della propria quotidianità, e a veder ammalare e seppellire i propri cari e conoscenti, perdendo progressivamente ogni speranza verso il futuro.
La necessità di creare opere
realistiche come La pioggia nera o di
finzione come Testament, o del
ricordare a distanza di tanti anni le tragedie degli abitanti di Hiroshima e
Nagasaki, anche da parte di chi non ha vissuto direttamente il dramma dell’atomica,
è ben espressa da Fumiyo Kono nella post-fazione al suo manga: “Anche chi non ha mai vissuto esperienze
legate alla guerra o alla bomba atomica, ha comunque il dovere di trasmettere
il concetto di Pace, usando ogni tipo
di linguaggio adatto all’epoca e al luogo in cui vive”.
Primo volume dell'edizione inglese 1978 del manga Gen di Hiroshima Al suo interno il manga è datato "aprile 1978" (fonte) |
P.S. Ulteriori informazioni sui film giapponesi dedicati alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, sono disponibili in un articolo in due parti all'interno di questo blog: questo il link alla prima parte e questo quello alla seconda. In quest'altra pagina, invece, è disponibile un approfondimento sul film Children of Hiroshima ("Genbaku no Ko", 1952, inedito in Italia) di Kaneto Shindo, e sulla sua partecipazione in concorso al festival di Cannes del 1953.
Sempre riguardo alla bomba atomica di Hiroshima, è disponibile sul blog un approfondimento sul reportage giornalistico Rai del 1975 Hiroshima, quel giorno di Francesco De Feo, a partire da questa pagina.
Riguardo alla Rai, è curioso notare come aprile 1978, il mese in cui viene pubblicato negli USA il primo volume della prima edizione in lingua inglese del manga Gen di Hiroshima, coincida con il mese durante il quale, a partire dal 4 aprile, avvenga l'esordio in Italia su Rete 2 (l'attuale Raidue) della serie animata giapponese UFO Robot Grendizer, con il titolo "Atlas Ufo Robot" (meglio nota dal pubblico italiano come "Goldrake"), dove il tema della pericolosità della radioattività e delle armi nucleari viene trattato attraverso la metafora dell'energia Vegatron. Per informazioni sull'esordio in Rai di Grendizer, si rimanda a questo articolo del blog.
Si segnala, infine, questo approfondimento sulla vicenda del peschereccio giapponese "Daigo Fukuryu Maru" (lett. "Drago Fortunato n. 5"), coinvolto nell'esplosione di una potente bomba termo-nucleare all'Atollo Bikini, il primo marzo 1954. Questa tragico evento colpì molto l'opinione pubblica nipponica e divenne una delle fonti di ispirazione per vari film, come Godzilla (1954) di Ishiro Honda e Lucky Dragon N. 5 (1959, inedito) di Kaneto Shindo.
N.B. Prima pubblicazione: 6/8/2011 sul sito www.ilcapoluogo.it
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