La storia della Mostra del Cinema di Venezia è ricca di spunti interessanti, curiosi e imprevedibili, spesso sconosciuti o andati dimenticati col passare del tempo. In questo caso si è scelto di rivolgere l'attenzione agli eventi del 1973, quando la competizione tra i film presentati a Venezia fu abolita, il Leone d'Oro non fu assegnato, la Mostra fu sostituita dalle "Giornate del Cinema Italiano", e nell'elenco dei film proiettati durante la manifestazione veneziana ci fu la presenza di un film a tecnica mista (mix di riprese dal vivo con attori e sequenze realizzate interamente o parzialmente attraverso il disegno animato) intitolato Heavy Traffic (1973, inedito in Italia; il trailer si trova a questo link), diretto da Ralph Bakshi, il regista allora noto in Italia principalmente per il lungometraggio d'animazione per adulti Fritz il gatto (1972), al quale nel 1978 si aggiunse la sua opera più celebre nel nostro paese, Il Signore degli Anelli. A Bakshi e al suo film per adulti Heavy Traffic il compito di servire da spunto per raccontare cosa accadde a Venezia nel 1973.
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Dal quotidiano L'Unità del 26 agosto 1973 |
Le particolari caratteristiche dell'edizione 1973 della Mostra del Cinema di Venezia trasformatasi nelle "Giornate del Cinema italiano", sono descritte nel seguente estratto da un articolo firmato da Piero Perona e pubblicato sul quotidiano La Stampa il 29 agosto 1973:
Tutti in piazza fra poche ore, nel Campo Santa Margherita, per assistere alla proiezione pubblica del Delitto Matteotti di Florestano Vancini, che apre le "Giornate del Cinema Italiano" e cancella il ricordo di contestazioni e polemiche nei riguardi della vecchia mostra del Lido [a questo link è presente un servizio giornalistico dell'Istituto Luce relativo alla proiezione del film Il delitto Matteotti che avvenne quel giorno a Venezia nel 1973].
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Edizione in dvd del film di Florestano Vancini |
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Resoconto della prima serata delle Giornate del Cinema Italiano a Venezia
Da L'Unità del 30 agosto 1973 |
La rassegna contrassegnata dal Leone d'oro ha svolto in passato un'insostituibile funzione culturale. Ai tempi del fascismo permise alle voci delle opposizioni di levarsi nette, senza equivoci (pensiamo alla presentazione della Grande Illusione [1937] di [Jean] Renoir in piena atmosfera bellicista tra le camicie nere dei gerarchi). Nel dopoguerra [Kenji] Mizoguchi e [Akira] Kurosawa hanno dimostrato sugli schermi del Lido che il cinema giapponese era allora il più avanzato. I neorealisti italiani, il primo [Federico] Fellini e il primo [Michelangelo] Antonioni, i talenti della "nouvelle vague" hanno goduto di una ribalta non provinciale.
Ma negli ultimi anni la situazione si era deteriorata. L'esistenza di uno statuto fascista della Biennale indisponeva chiunque si accingesse a dibattere i problemi dello spettacolo; inoltre non si era attuata una scelta tra mondanità e cultura, con il risultato di favorire la ghiotta Cannes, che mangiava spregiudicatamente da entrambi i piatti; infine nelle ultime due edizioni la nomina a direttore di Gian Luigi Rondi era stata posta in relazione con le fortune governative dell'on. Andreotti considerato il suo grande elettore e non particolarmente popolare nel mondo del cinema: sua era stata venticinque anni fa la tirata contro le opere di [Luchino] Visconti, [Roberto] Rossellini e [Vittorio] De Sica accusate di non rappresentare con sufficiente veridicità l'Italia dei don Bosco e dei Forlanini.
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Venezia, 1973: Bernardo Bertolucci (al centro) e alla sua destra Michelangelo Antonioni
(fonte) |
La tardiva approvazione di uno statuto democratico non ha salvato la Mostra. Via libera agli oppositori dunque, che già nel '72 avevano varato in terraferma un controfestival, ed ecco nascere le "Giornate del Cinema italiano". Ne sono fautori la Siae, l'Arci, i Cineforum, gli autori cinematografici riuniti nell'Anac e nell'Aaci [Associazione Autori Cinematografici Italiani], le organizzazioni democratiche di base in qualche modo legate alle discipline artistiche. Manca un vero contributo governativo e sono pertanto abolite ospitalità e mondanità. Nei dieci giorni tra stasera e il 7 settembre si avvierà l'incontro tra autori, attori, critica e pubblico.
I titoli in cartellone sono circa novanta (...). Un tesserino da 1000 lire consentirà l'ingresso in qualsiasi occasione. Ogni spettacolo dovrebbe essere seguito da dibattiti.
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La conclusione delle Giornate del Cinema Italiano
Dal quotidiano L'Unità dell'8 settembre 1973 |
Non dovrebbero nascere problemi di censura perché le "Giornate" sono considerate come attività culturale ed esonerate da visti preventivi ai sensi della legge n. 1213 sul cinema [approvata nel 1965]. Lo stesso ministero del Turismo e Spettacolo ha deciso una linea di collaborazione, secondo un comunicato dell'Aaci-Anac, "per il superamento di tutti gli ostacoli". In pratica ciò significa che anche pellicole discusse come Storie scellerate [diretto da Sergio Citti, autore della sceneggiatura insieme a Pier Paolo Pasolini] e La grande bouffe [si tratta di La grande abbuffata di Marco Ferreri] non incontreranno ostacoli.
Siamo dunque alla vigilia di un momento critico per la cultura e per il cinema. Venezia 73 deve offrire un modello per la futura Mostra della Biennale. In dieci giorni, a rischio di bruciare un'illusione, si vuole creare un nuovo istituto di democrazia diretta.
(cfr. l'articolo Venezia: cinema in piazza, di Piero Perona, La Stampa, 30/08/1973)
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Bilancio delle Giornate del Cinema Italiano
Dal quotidiano L'Unità del 9 settembre 1973 |
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Presentazione di un reportage Rai sulle "Giornate del Cinema Italiano" di Venezia 1973
Dal Radiocorriere TV n. 41, ottobre 1973 |
Dunque alla Mostra del Cinema di Venezia quell'anno si sostituì una manifestazione chiamata "Giornate del Cinema Italiano", svoltasi dal 29 agosto al 7 settembre, composta dal seguente programma di proiezioni cinematografiche, pubblicato sul quotidiano La Stampa il 29 agosto:
Il film Heavy Traffic di Ralph Bakshi fu proiettato il 30 agosto, presumibilmente in versione originale sottotitolata in italiano, e di esso si sono reperite due recensioni, pubblicate entrambe il 31 agosto. La prima apparsa sul quotidiano La Stampa e dalla quale si riporta il seguente estratto:
Una giornata americana alla nuova Rassegna di Venezia con tre film che, secondo logica, non puntano sul divismo e cercano in qualche modo di uscire dalle lise [cioè logore] strutture hollywoodiane. Private Parts [titolo italiano: "Bambole e sangue"], per quanto prodotto da un colosso come la Metro, riproduce unicamente le fantasticherie personali del suo autore Paul Bartel; Heavy Traffic è un disegno animato che va contro corrente; Fat City [titolo italiano: "Città amara - Fat City"] segna il ritorno di un regista non dimenticato, John Huston. (...)
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Locandina italiana del film di John Huston
Secondo IMDb il film esordì nei cinema italiani il 30 novembre 1973
(fonte) |
Heavy Traffic è un disegno animato. Della specie cattiva, come Fritz il gatto. Difatti l'autore è lo stesso, quel Ralph Bakshi ingiustamente qualificato come divulgatore degli arditi fumetti di [Robert] Crumb [il fumettista ideatore di Fritz il gatto] e che oggi si conferma autonomo e vigoroso. Sui vetri di un flipper le figure si materializzano secondo le manie di un giocatore. Michael [Corleone, lo stesso nome del personaggio interpretato da Al Pacino nel film Il Padrino (1972) di Francis Ford Coppola] sarebbe il personaggio positivo, cartoonist a sua volta, disegnato con la franca e banale fisionomia del vecchio Gulliver di Fleischer [riferimento al film d'animazione I viaggi di Gulliver (1939), diretto e prodotto dai fratelli Fleischer], abboffato dalla madre ebrea che vuole soffocare la sua personalità e seccato dal padre siciliano [chiamato Angelo "Angie" Corleone] che sogna d'inserirsi nel giro mafioso [a cui vanno aggiunti i violenti litigi domestici tra i genitori di Michael, dovuti all'infedeltà del padre].
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Fritz il gatto
Dal libro I grandi eroi del cartone animato americano (1972, Gremese) di Sergio Trinchero |
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Michael, in versione live mentre gioca a flipper
Dal film Heavy Traffic |
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Michael in versione disegnata, mentre lavora al tavolo da disegno
Alla sua sinistra, in penombra, la madre che lo controlla |
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Uno dei litigi tra i genitori di Michael |
I desideri di questi e degli altri antieroi sono puntualmente destinati ad infrangersi contro l'ostica realtà della metropoli e della vita disumana che essa genera. Ecco Rosalyn, la vicina di casa dell'onesto Michael, la quale intendeva disfarsi con lui della propria verginità sul solarium [un materasso] ma sbaglia la mossa, precipita dal grattacielo e rimane attaccata in eterno a penzolare sui fili della biancheria; ecco Fiocco di neve [nome originale: "Snowflake"], il travestito che non riesce mai a dissimulare la sua vera natura nei confronti di uomini brutali adescati con tecniche collaudate; ecco il Padrino, crivellato di proiettili, ma dignitosamente proteso a consumare fin l'ultimo dei tipici italian-spaghetti.
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Il padrino e i suoi spaghetti, in Heavy Traffic |
Come i personaggi sono condannati a svuotarsi di ogni ideale e di ogni fantasia, così la grande città di New York somiglia ogni momento di più a un deserto che per un attimo si colorisce di sangue, per un tratto scoppia di violenza (negri contro polizia, polizia contro vagabondi, vagabondi contro negri o contro chiunque, secondo il caso). Sullo sfondo di pellicole di mezz'età dove il sesso era una questione naturale, come si apprende da un celebre duetto tra Jean Harlow e Clark Gable [tratto dal film Lo schiaffo (Red Dust, 1932) di Victor Fleming, come indicato in questa recensione del New York Times pubblicata nel 1973], le figure di Bakshi perdono definitivamente ogni connotato umano. Nel suo universo c'è posto solo per donne cannone [dai risvolti felliniani], storpi vogliosi, sicari crudeli. Persino Fritz il gatto a questo punto si metterebbe la coda tra le zampe.
(cfr. l'articolo Venezia: in arrivo gli eredi di Fritz, di Piero Perona, La Stampa, 31/08/1973)
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Le conseguenze di uno dei pestaggi della polizia in Heavy Traffic |
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La citazione del film Lo schiaffo con Jean Harlow e Clark Gable, in Heavy Traffic |
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Dal quotidiano La Stampa del 31 agosto 1973 |
La seconda recensione, invece, proviene dal quotidiano L'Unità, dove i toni sono maggiormente positivi:
Una delle sezioni che compongono il quadro ricco e vario delle Giornate del cinema s'intitola ai prodotti cinematografici "emarginati dalla distribuzione". Ma questo dell' "emarginazione" di troppe opere diversamente notevoli, e della necessità di un loro recupero, è un tema che si ritrova ad ogni passo, anche fuori del settore specifico destinato alla proposta o alla riproposta dei film e degli autori "maledetti".
John Huston è regista di fama mondiale: non si contano i suoi successi, anche in Italia (...). Ma ecco che una delle sue realizzazioni più recenti e più belle, Fat City, trova difficoltà ad avere sbocco sugli schermi italiani. (...)
Insieme con Fat City sono stati proiettati Heavy Traffic di Ralph Bakshi e Private Parts di Paul Bartel. Heavy Traffic, cioè "Traffico pesante", reca la firma dell'autore di Fritz il gatto, ed è anch'esso un disegno animato "per adulti", ma nel quale i segni grafici si alternano, pur preponderando nettamente, alle immagini di personaggi in carne e ossa. Sesso e violenza si avvicendano, in chiave satirico-grottesca, nelle avventure e disavventure di Michael, un complessato cartoonist, i cui genitori, un gaglioffo italo-americano e una ebrea ossessiva e possessiva, si combattono senza esclusione di colpi. Traffico pesante fa il verso, tra l'altro, al cinema "di mafia" (Il padrino e via dicendo) e a quello "erotico", ma non rinuncia a un tentativo di rappresentazione diretta, sebbene in forma stilizzata e ovviamente paradossale, della realtà travagliosa e affannosa di una metropoli quale New York. Segue, insomma, la traccia di Fritz il gatto e forse con una ricerca più elaborata sul piano del linguaggio.
(cfr. l'articolo Anche Huston tra gli "emarginati", di Aggeo Savioli, L'Unità, 31/08/1973)
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Michael cammina nelle strade di New York
Dal finale del film Heavy Traffic |
In conclusione, riguardo al film di Ralph Bakshi, si aggiunge che in esso ricopre un ruolo importante il personaggio della donna afroamericana Carole, presente sia nella dimensione rappresentata attraverso il disegno animato, sia nel finale del film, interamente interpretato da attori, rivolgendo così l'attenzione alla formazione di una coppia mista, oscillando tra il pessimismo del mondo disegnato e il lieve ottimismo del mondo reale.
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Carole e Michael |
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L'incontro tra Michael e Carole nel mondo reale |
Rispetto a quanto avviene solitamente nelle opere sospese tra il mondo della fantasia e della realtà (ad esempio nei film Il labirinto del fauno e Un ponte per Terabithia), nel caso di Heavy Traffic è infatti il mondo del disegno animato (legato al gioco del flipper) a essere molto più crudo, grottesco e pessimista, rispetto a quello della realtà, dove invece sembra esserci ancora spazio per la leggerezza, la speranza e la ricerca di un rapporto di coppia più sereno. Nella sequenza conclusiva di Heavy Traffic, Michael, stanco di giocare con il flipper (gioco al centro del film, come avviene anche nel musical Tommy, portato al cinema da Ken Russell nel 1975, con la colonna sonora della band The Who), lo prende a calci spaccandolo e abbandonando la sala giochi, per avventurarsi in strada dove incontra l'autentica Carole, con la quale, anche se a fatica, riesce a entrare in sintonia, facendola sorridere e danzando con lei.
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Michael prende a calci il flipper |
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Michael abbandona la sala giochi |
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La danza tra Michael e Carole con cui si conclude il film |
Si aggiunge infine che Heavy Traffic anticipa di molti anni un certo tipo di ritratto della società americana, di umorismo e di situazioni grottesche ben note ai numerosi appassionati italiani di serie animate statunitensi come I Simpson, Futurama, I Griffin, American Dad, South Park, BoJack Horseman e tante altre, dimostrando come le opere cinematografiche di Ralph Bakshi siano state molto efficaci nel tracciare un certo tipo di percorso più adulto per l'animazione americana e internazionale. Bakshi è un autore fonte di molte sorprese e spunti interessanti, che attendono solo di essere riportati alla luce, approfonditi e presentati adeguatamente al pubblico italiano, in modo da dare anche nel nostro paese quel giusto e meritato riconoscimento che Ralph Bakshi attende da anni di poter ricevere.
N.B. Il link al sito web ufficiale di Ralph Bakshi è il seguente:
https://www.ralphbakshi.com/
P.S. Si segnala che del fumettista Robert Crumb, l'autore di
Fritz il gatto, se ne occupò il programma Rai
Gli eroi di cartone (1970-1971), come raccontato in
questo articolo del blog. Una galleria fotografica delle Giornate del Cinema Italiano 1973 è disponibile a
questo link. Per quello che riguarda i problemi distributivi dei film d'animazione non-disneyani e/o per un pubblico adulto nell'Italia degli anni '70, si rimanda a
questo approfondimento sul film giapponese
Belladonna (1973) di Eiichi Yamamoto.
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