sabato 8 luglio 2023

1980: Quando Dario Argento parlò della scomparsa di Mario Bava e Alfred Hitchcock

 


Quando, nel 1980, i registi Mario Bava e Alfred Hitchcock scomparvero a un paio di giorni di distanza l'uno dall'altro (il primo il 27 aprile, mentre il secondo due giorni dopo, il 29 aprile), furono entrambi ricordati in un importante articolo firmato da Dario Argento, che fu pubblicato sul quotidiano La Stampa il primo maggio 1980.


L'articolo di Dario Argento dedicato a Hitchcock e a Mario Bava
Dal quotidiano La Stampa del primo maggio 1980


Le circostanze che portarono alla realizzazione di questo articolo - intitolato "Argento: Hitchcock, il genio artigiano" -, sono rivelate all'inizio di esso:

Abbiamo chiesto al regista Dario Argento, il re del thrilling italiano, un intervento sulla morte di Alfred Hitchcock.

Dario Argento sul set del film Profondo Rosso (1975)
(fonte)

Dopo questa premessa redazionale, l'articolo scritto da Argento inizia riportando il suo punto di vista su quanto accaduto:

Mi telefonano: è morto Hitchcock. Ma come? È impossibile. Era vecchio mi dicono, aveva ottantun anni. Lo so, ma poteva ancora vivere moltissimo, perché non centocinquanta, duecento anni? Io ancora non lo accetto. Perché lui non era un maestro del cinema, era il maestro.

Alfred Hitchcock
(fonte)

Nell'articolo, Argento prosegue raccontando l'importanza che Hitchcock ha avuto per lo sviluppo del linguaggio e delle tecniche cinematografiche, divenendo un importante punto di riferimento per il regista italiano, che esprime la propria contrarietà nei confronti di quei tanti critici cinematografici che vedevano in Hitchcock solamente un "artigiano" del Cinema:

Hitchcock ha innovato il cinema facendogli fare un passo così gigantesco che un suo vecchio film del muto ci appare girato tecnicamente oggi. I suoi bisogni espressivi fecero infatti progredire la tecnica non il contrario.

Per questa ragione, per la purezza del suo cinema, Hitchcock per me non era un maestro, ma il maestro. L'unico. (...)

Per il film Io ti salverò, Alfred Hitchcock si avvalse della preziosa collaborazione di Salvador Dalì
(fonte)

Ottimo artigianato. Per anni abbiamo sentito dire ciò a proposito di Hitchcock. Non recentemente, ma vi assicuro per decenni. Pure io contesto per due ragioni questa affermazione. La contesto quando intellettuali venduti considerano cosa di poco conto l'artigianato. Poiché quando si chiamava abile artigiano Hitchcock era nelle intenzioni una forma riduttiva di considerare il lavoro di un artigiano.

Per secoli l'artigianato, prima dell'avvento plastico, ha espresso fenomeni irripetibili. Come le botteghe rinascimentali italiane, i loro pittori e scultori. Quindi io non mi arrabbio quando si considerava da parte di tanti critici (oggi voltagabbana, basta leggere i loro coccodrilli sui giornali) il cinema di Hitchcock artigianale, bensì quando c'era della sufficienza e dell'ironia in questa definizione.

Collana di vhs da edicola dedicata a Alfred Hitchcock
(foto personale)

Rivendico ad Hitchcock il grande artigianato fatto progredire e volare fino a diventare genio del cinema. Inventore dei tempi. Dei movimenti di macchina che raccontano da soli una storia interna alla storia del film e ancora più interna nei sogni del regista che l'ha realizzata. Inventore, insomma, del cinema moderno.

Io gli volevo tanto bene. Ogni volta che facevo un film pensavo: chissà se Hitchcock lo vedrà. Chissà se gli piacerà. Lui mi ha insegnato tanto. Sia come cineasta che come maestro di vita. I suoi film, confesso di averli visti moltissime volte. Alcuni, come Nodo alla gola, La finestra sul cortile, Caccia al ladro, L'uomo che sapeva troppo, La donna che visse due volte, Intrigo internazionale, Psyco, più di venti volte ognuno.

Copertina del dvd italiano del film tv Do you like Hitchcock? (2005) di Dario Argento
Fin dal titolo è evidente l'omaggio alle opere di Alfred Hitchcock

A questo punto dell'articolo, inizia il ricordo di Mario Bava da parte di Dario Argento, accostando la notizia delle morti di Bava e Hitchcock avvenute a pochi giorni di distanza l'una dall'altra:

La scomparsa di Hitchcock mi colpisce poi particolarmente poiché arriva due soli giorni più tardi della scomparsa di un altro regista a me profondamente caro, cioè Mario Bava. Grande autore misconosciuto quando era in vita, ancora oggi di nuovo misconosciuto da morto.

Anche per Bava si usava il classico dispregiativo dell' "abile artigiano". Anche lui lo era. A livello altissimo. Anche la sua lezione, non ripresa e sottaciuta dalla critica e dal cinema italiano, deve essere rivalutata. È un compito che gli intellettuali italiani si devono assumere. Mario Bava è considerato in tutto il mondo uno dei maestri del nostro cinema, e qui, forse per stolto provincialismo, o per intrighi politico-salottieri, soltanto un abile artigiano che stentava ad avere credito presso i produttori per i suoi film. Inverosimile situazione.

Oggi io piango due amici, Hitchcock e Mario Bava. Uno, Hitchcock, immaginario, l'amico dei miei sogni. L'altro, Bava, reale, quello che potevo vedere tutti i giorni.

La conclusione dell'articolo di Dario Argento dedicato a Hitchcock e a Mario Bava

Locandina cinematografica del film La ragazza che sapeva troppo di Mario Bava
Come facilmente intuibile, il titolo del film deriva da L'uomo che sapeva troppo di Hitchcock

A rendere ancora più sentite e commosse le parole di Dario Argento vi è il fatto che la scomparsa di Bava avvenne circa due mesi dopo il debutto nelle sale italiane di Inferno (1980), il film di Argento al quale prese parte anche Mario Bava per la realizzazione di alcuni effetti speciali, ma senza essere accreditato nei credits iniziali e finali del film.

Questa loro collaborazione cinematografica che poteva rappresentare un trampolino di lancio per la "riscoperta" di Bava in Italia, divenne purtroppo l'ennesima e ultima occasione sprecata per rivolgere, in vita, a Bava quella doverosa attenzione mediatica e critica che aveva sempre meritato nel proprio paese natale, senza mai riuscire ad ottenerla in modo efficace.

Locandina italiana del film Inferno (1980) di Dario Argento
(fonte)

Un'ulteriore beffa è rappresentata dal fatto che perfino l'articolo scritto da Argento nel 1980 per rendere contemporaneamente omaggio a Bava e a Hitchcock, è ad oggi pressoché semi-sconosciuto nel nostro paese, ragione per cui si è pensato di rivolgere ad esso una particolare attenzione allo scopo di riportarlo alla luce, divulgandone i suoi contenuti nel web, in modo da farlo (ri)scoprire ai cinefili italiani e internazionali.

Mario Bava
(fonte)

N.B. Ulteriori informazioni sul rapporto tra Mario Bava e Dario Argento sono disponibili in questa pagina del blog. Si segnala inoltre l'intervista a Ernesto Gastaldi, sceneggiatore del film La frusta e il corpo (1963) di Mario Bava, reperibile in questa pagina del blog.

Per approfondire la conoscenza dell'importanza a livello internazionale di Mario Bava si consiglia la visione del documentario Mario Bava: Maestro of the macabre (2000) di Garry S. Grant, reperibile in edizione italiana a questo link. Ulteriori informazioni sulla storia del cinema horror italiano sono invece disponibili nel talk show del 2003 reperibile a questo link.

Riguardo a Mario Bava, infine, si segnala la recente pubblicazione del libro Mario Bava - Il mago dei colori di Gérald Duchaussoy e Romain Vandestichele (2023, edito da Centro Sperimentale di Cinematografia - Sabinae), la cui edizione italiana è stata curata da Steve Della Casa.


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