A quanto già scritto in questo articolo su Go Nagai e il suo manga Devilman (pubblicato in Giappone tra il 1972 e il 1973, sulla rivista settimanale Weekly Shonen Magazine della Kodansha), si aggiungono ulteriori informazioni sull'origine del fumetto e dei primi adattamenti animati basati su di esso. Particolarità di queste informazioni è che, come nel caso delle origini dei robot Mazinga Z e Grande Mazinga, sono raccontate, attraverso delle tavole a fumetti, direttamente da Nagai, che coglie l'occasione per parlare anche del suo rapporto con La Divina Commedia illustrata da Gustave Doré (1832-1883), e con Dante Alighieri (1265-1321), del quale nel 2021 ricorrono i 700 anni dalla sua scomparsa.
Devilman sulla copertina di Weekly Shonen Magazine n. 25, datato 11 giugno 1972 (fonte) |
Come per l'articolo dedicato alle origini dei due Mazinga, anche in questo caso le tavole nagaiane provengono dalla serie "Vintage Comics Gallery" o "Binte-ji mangakan", cioè "il museo dei manga vintage", pubblicata in Giappone tra il 1995 e il 1998 all'interno della rivista mensile "Cool Trans" (o "COOLTRANS"), per poi essere state raccolte all'interno del volume italiano Go Museum, venduto dall'editore d/visual principalmente durante le tappe italiane (Napoli, Roma, Venezia) della visita di Nagai nel 2007.
Mao Dante sulla copertina di Bokura Magazine n. 10, datato 2 marzo 1971 (fonte) |
Innanzitutto è bene rivolgere l'attenzione al fumetto Mao Dante (titolo internazionale: "Demon Lord Dante", pubblicato nel 1971 sulla rivista settimanale Bokura Magazine della Kodansha; il nome "Dante" è un riferimento a Dante Alighieri), il predecessore di Devilman, come spiegato da Nagai nella seguente tavola a fumetti:
Mao Dante sulla copertina di Bokura Magazine n. 11, datato 9 marzo 1971 (fonte) |
A quanto già scritto da Nagai, si aggiunge che la censura nipponica ha tollerato la creazione di un'opera fumettistica come Mao Dante (difficilmente realizzabile in un paese come l'Italia, soprattutto nei primi anni '70, dove avrebbe facilmente rischiato di provocare problemi giudiziari alla rivista in cui era pubblicata e al relativo editore), mentre invece nel corso del tempo si è dimostrata più intollerante verso opere straniere come Pinocchio di Carlo Collodi (accusato negli anni '70 di contenuti discriminatori nei confronti dei disabili, cfr. questo articolo del blog), o come la serie animata I Simpson, della quale due episodi non sono mai stati trasmessi in Giappone, il primo - Little Big Mom, titolo italiano: "Piccola grande mamma", l'episodio 10 della stagione 11 -, perché contiene dei riferimenti alla lebbra, mentre il secondo - Thirty Minutes over Tokyo, titolo italiano: "Da Tokyo con orrore", l'episodio 23 della stagione 10 -, poiché in esso è presente un approccio satirico alla società nipponica, che arriva a coinvolgere perfino l'Imperatore. Altra particolarità della censura nipponica è quella di vietare la rappresentazione nei fumetti, nei cartoni animati e nelle opere audiovisive, del pelo pubico (maschile e femminile), cosa che costringerebbe alla censura un'opera fumettistica come Valentina di Guido Crepax, ideata nel 1965 sulla rivista Linus.
Valentina di Guido Crepax, sulla copertina di Linus n. 46 (gennaio 1969) |
Valentina è un fumetto noto a Go Nagai, mentre un ideale ponte di collegamento fumettistico tra Italia e Giappone è invece fornito dal fatto che Nagai sia stato coinvolto nell'edizione nipponica di Ranxerox, il fumetto ideato nel 1978 da Stefano Tamburini sulla rivista Cannibale, realizzato con la partecipazione ai disegni di Andrea Pazienza e soprattutto di Tanino Liberatore. A rivelare questo collegamento tra Nagai e il personaggio italiano, è stato lo stesso autore nipponico nel 2007, all'interno dell'intervista (intitolata "Tra demoni e semidei", a cura di Loris Cantarelli) rilasciata alla rivista di critica fumettistica Fumo di china, apparsa sul n. 152-153 (agosto 2007), come risulta dalla mia seguente foto:
Go Nagai parla di Valentina di Guido Crepax e di Ranxerox Da Fumo di China n. 152-153 (agosto 2007) |
Passando alle origini di Devilman, queste sono le tavole pubblicate su Cool Trans, in cui Go Nagai inizia a parlarne, spiegando l'intreccio esistente tra il manga e la serie televisiva d'animazione prodotta dalla Toei Animation in 39 episodi, trasmessi dall'8 luglio 1972 al 7 aprile 1973 sull'emittente privata NET TV (acronimo di "Nihon Educational Television"), poi divenuta TV Asahi nel 1977. Tra i vari aspetti importanti di questa serie tv molto sottovalutata in Italia, vi è il fatto che si tratta della prima serie animata televisiva legata a una storia ideata da Go Nagai, che presenta vari aspetti poi ripresi negli altri anime nagaiani prodotti successivamente dalla Toei nel corso degli anni '70, incluso UFO Robot Grendizer (in Italia "Atlas Ufo Robot", "Ufo Robot Goldrake", o più semplicemente "Goldrake"), dove, ad esempio, il protagonista vuole inizialmente nascondere la propria doppia identità a una ragazza, come nel caso del rapporto tra Akira Fudo/Devilman e Miki Makimura:
Dalla sigla di coda italiana della serie Devilman L'indicazione di Go Nagai, della sua società Dynamic Planning e di Masaki Tsuji (fonte) |
Copertina del primo cofanetto dvd giapponese della serie tv Devilman Si tratta di un'edizione home video risalente al 2004 (fonte) |
1986: Devilman all'interno del palinsesto di Eurotv Dal quotidiano La Stampa del 15/03/1986 |
Locandina del film italiano Devilman Story (1967) (fonte) |
Purtroppo l'edizione italiana della serie presentava un doppiaggio realizzato con un impiego molto ristretto di doppiatori, rendendola inadeguata a restituire il suo reale valore innovativo che aveva avuto in Giappone, ma che in ogni caso riuscì ad attirare l'attenzione di molti giovani spettatori italiani, attratti non più dalle serie robotiche ma dalle tematiche horror, molto in voga nel corso degli anni '80 e degli anni '90 sia al cinema, sia in televisione (due celebri esempi furono il programma Giallo con Dario Argento su Raidue e lo Zio Tibia Picture Show di Italia 1), approdando anche nel mondo del fumetto italiano con l'esordio di Dylan Dog nel 1986, il quale contribuì molto a rendere l'horror un genere popolare in Italia.
La copertina (dal titolo romeriano) del n. 1 di Dylan Dog, realizzata da Claudio Villa (fonte) |
Zio Tibia (fonte) |
Fu poi nel 1991 che il manga di Devilman realizzato da Go Nagai - dopo essere stato citato nel 1973 all'interno di un articolo sui fumetti giapponesi scritto da Pietro Favari, pubblicato sul n. 33 della rivista Sgt. Kirk (Ivaldi Editore), come spiegato in questo articolo del blog - arrivò per la prima volta in Italia, pubblicato dalla casa editrice bolognese Granata Press, sulla scia del boom del successo di Dylan Dog, il fumetto bonelliano che arrivò a generare un festival cinematografico a Milano (il Dylan Dog Horror Fest, tenutosi per 4 edizioni) e svariate pubblicazioni horror fumettistiche (come la rivista Splatter), che, per il loro alto tasso di violenza, provocarono contestazioni sociali e politiche nel nostro paese (un articolo di Repubblica del 19/10/1990 in cui se ne parla, è consultabile a questo link), alle quali è liberamente ispirato l'albo n. 69 (datato giugno 1992) di Dylan Dog, intitolato "Caccia alle streghe", realizzato da Tiziano Sclavi e Pietro Dall'Agnol.
Copertina italiana dell'albo Devilman n. 1 (dicembre 1991), edito da Granata Press |
La copertina di Angelo Stano della prima edizione dell'albo n. 69 di Dylan Dog |
Dalla seconda di copertina dell'albo "Caccia alle streghe", Dylan Dog n. 69 Foto scattata alla prima edizione dell'albo, datata giugno 1992 |
Fudo Myoo (o "Fudō Myōhō") è il nome giapponese della divinità buddhista "Acala" Per maggiori informazioni cfr. questo link |
Copertina del n. 14 (datato 31 marzo 1968) della rivista nipponica Shonen Magazine In copertina, oltre al film 2001 - Odissea nello spazio, in fondo a destra si trova Joe Yabuki/Rocky Joe Anche Linus, nel corso delle sue pubblicazioni, prestò attenzione ai film di Stanley Kubrick (fonte) |
Copertina del manga Abashiri Ikka In basso a sinistra c'è Daemon Abashiri, da cui deriva Danbei Makiba/Rigel di UFO Robot Goldrake (fonte) |
Si tenga contro che in quello stesso periodo (1972/1973), più precisamente dal 2 ottobre 1972 al 13 agosto 1973, Go Nagai si occupò anche del manga Mazinga Z, pubblicato sulla rivista settimanale Shonen Jump della Shueisha. Sempre su quella rivista, nel numero datato 22 aprile 1974, Nagai tornò per pubblicare il manga autoconclusivo Mayonaka no Senshi (aka "Midnight Soldier"), al quale fu dedicata la copertina di quell'albo di Shonen Jump.
1974: Mayonaka no Senshi di Go Nagai sulla copertina di Shonen Jump (fonte) |
Devilman - La Genesi Vhs Granata Press |
I personaggi di Devilman in Il pazzo mondo di Go Nagai (fonte) |
Un chiarimento sulle origini e sulle caratteristiche di Devilman e Mao Dante era necessario anche per evitare fraintendimenti e/o manipolazioni delle intenzioni originali di Go Nagai e della Toei Animation, cosa che purtroppo può avvenire in Italia quando si creano o si seguono storie horror che vedono il coinvolgimento del Diavolo o di creature demoniache. Un esempio negativo a riguardo è stato infatti offerto da questo caso di cronaca avvenuto nel nostro paese.
La sigla di testa giapponese della serie Devilman (1972) è stata rielaborata in chiave jazz dalla band Platina Jazz. Di questa cover esiste un videoclip reperibile a questo link di YouTube. Per quello che invece riguarda la sigla italiana di Devilman, si segnala l'intervista a Riccardo Zara (del gruppo "I Cavalieri del Re") presente a questo link.
Per ulteriori informazioni sul manga Mao Dante e sulla serie tv d'animazione che ne fu tratta nel 2002, si consiglia la visione dell'intervista a Go Nagai reperibile a questo link.
Per un approfondimento sulle origini editoriali di Devilman e sulle circostanze della sua pubblicazione in Giappone, si consiglia la lettura del manga autobiografico Gekiman! Come ho creato Devilman di Go Nagai, pubblicato in Italia nel 2021 da J-Pop.
Riguardo al legame tra l'horror e l'animazione, è importante ricordare come anche diverse produzioni animate di Walt Disney siano state più volte accusate, nel corso del tempo, di essere troppo spaventose per i bambini, come nel caso di Biancaneve e i sette nani (1937, cfr. questo articolo del blog) o come nel caso di La leggenda della Valle Addormentata (1949), il cui finale fu "alterato" nella prima edizione italiana, come spiegato in questo articolo del blog. Per ulteriori informazioni sulla presenza di elementi horror nelle produzioni disneyane, si consiglia la visione del documentario Il pianeta Tim Burton (2001) di Jeanne Begley, reperibile a questo link di YouTube.
Si coglie l'occasione per ricordare lo speciale del 2012 dedicato ai 40 anni dalla creazione di Devilman, consultabile sul sito web di critica fumettistica "Lo Spazio Bianco", a questo link. A quello speciale - nato su mia proposta, dopo il mio coinvolgimento nello speciale dedicato ai 40 anni di Mazinga Z, pubblicato su Lo Spazio Bianco a partire dal 19 marzo 2012, reperibile a questo link - partecipai con l'articolo "Devilman e il lato oscuro dell'animo umano", disponibile a questo link. Oltre a me, parteciparono con degli articoli di approfondimento: Davide Di Giorgio, Marcello Ghilardi, e Nanni Cobretti con un suo contributo sul sito web "I 400 calci". Gli autori che invece parteciparono con delle illustrazioni, furono: Gabriele Dell'Otto insieme a Stefano Simeone, Roberto Recchioni, Andrea Cavaletto, Ratigher, Akab, Lucio Parrillo, Federico Rossi Edrighi e Marcello Ghilardi.
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