mercoledì 24 febbraio 2021

Devilman: la sua creazione raccontata da Go Nagai, e il suo arrivo in Italia



A quanto già scritto in questo articolo su Go Nagai e il suo manga Devilman (pubblicato in Giappone tra il 1972 e il 1973, sulla rivista settimanale Weekly Shonen Magazine della Kodansha), si aggiungono ulteriori informazioni sull'origine del fumetto e dei primi adattamenti animati basati su di esso. Particolarità di queste informazioni è che, come nel caso delle origini dei robot Mazinga Z e Grande Mazinga, sono raccontate, attraverso delle tavole a fumetti, direttamente da Nagai, che coglie l'occasione per parlare anche del suo rapporto con La Divina Commedia illustrata da Gustave Doré (1832-1883), e con Dante Alighieri (1265-1321), del quale nel 2021 ricorrono i 700 anni dalla sua scomparsa.


Devilman sulla copertina di Weekly Shonen Magazine n. 25, datato 11 giugno 1972
(fonte)

Come per l'articolo dedicato alle origini dei due Mazinga, anche in questo caso le tavole nagaiane provengono dalla serie "Vintage Comics Gallery" o "Binte-ji mangakan", cioè "il museo dei manga vintage", pubblicata in Giappone tra il 1995 e il 1998 all'interno della rivista mensile "Cool Trans" (o "COOLTRANS"), per poi essere state raccolte all'interno del volume italiano Go Museum, venduto dall'editore d/visual principalmente durante le tappe italiane (Napoli, Roma, Venezia) della visita di Nagai nel 2007.

Mao Dante sulla copertina di Bokura Magazine n. 10, datato 2 marzo 1971
(fonte)

Innanzitutto è bene rivolgere l'attenzione al fumetto Mao Dante (titolo internazionale: "Demon Lord Dante", pubblicato nel 1971 sulla rivista settimanale Bokura Magazine della Kodansha; il nome "Dante" è un riferimento a Dante Alighieri), il predecessore di Devilman, come spiegato da Nagai nella seguente tavola a fumetti:


Mao Dante sulla copertina di Bokura Magazine n. 11, datato 9 marzo 1971
(fonte)

A quanto già scritto da Nagai, si aggiunge che la censura nipponica ha tollerato la creazione di un'opera fumettistica come Mao Dante (difficilmente realizzabile in un paese come l'Italia, soprattutto nei primi anni '70, dove avrebbe facilmente rischiato di provocare problemi giudiziari alla rivista in cui era pubblicata e al relativo editore), mentre invece nel corso del tempo si è dimostrata più intollerante verso opere straniere come Pinocchio di Carlo Collodi (accusato negli anni '70 di contenuti discriminatori nei confronti dei disabili, cfr. questo articolo del blog), o come la serie animata I Simpson, della quale due episodi non sono mai stati trasmessi in Giappone, il primo - Little Big Mom, titolo italiano: "Piccola grande mamma", l'episodio 10 della stagione 11 -, perché contiene dei riferimenti alla lebbra, mentre il secondo - Thirty Minutes over Tokyo, titolo italiano: "Da Tokyo con orrore", l'episodio 23 della stagione 10 -, poiché in esso è presente un approccio satirico alla società nipponica, che arriva a coinvolgere perfino l'Imperatore. Altra particolarità della censura nipponica è quella di vietare la rappresentazione nei fumetti, nei cartoni animati e nelle opere audiovisive, del pelo pubico (maschile e femminile), cosa che costringerebbe alla censura un'opera fumettistica come Valentina di Guido Crepax, ideata nel 1965 sulla rivista Linus.

Valentina di Guido Crepax, sulla copertina di Linus n. 46 (gennaio 1969)

Valentina è un fumetto noto a Go Nagai, mentre un ideale ponte di collegamento fumettistico tra Italia e Giappone è invece fornito dal fatto che Nagai sia stato coinvolto nell'edizione nipponica di Ranxerox, il fumetto ideato nel 1978 da Stefano Tamburini sulla rivista Cannibale, realizzato con la partecipazione ai disegni di Andrea Pazienza e soprattutto di Tanino Liberatore. A rivelare questo collegamento tra Nagai e il personaggio italiano, è stato lo stesso autore nipponico nel 2007, all'interno dell'intervista (intitolata "Tra demoni e semidei", a cura di Loris Cantarelli) rilasciata alla rivista di critica fumettistica Fumo di china, apparsa sul n. 152-153 (agosto 2007), come risulta dalla mia seguente foto:

Go Nagai parla di Valentina di Guido Crepax e di Ranxerox
Da Fumo di China n. 152-153 (agosto 2007)

Ranxerox sulla copertina di un numero della rivista Frigidaire
(fonte)

Passando alle origini di Devilman, queste sono le tavole pubblicate su Cool Trans, in cui Go Nagai inizia a parlarne, spiegando l'intreccio esistente tra il manga e la serie televisiva d'animazione prodotta dalla Toei Animation in 39 episodi, trasmessi dall'8 luglio 1972 al 7 aprile 1973 sull'emittente privata NET TV (acronimo di "Nihon Educational Television"), poi divenuta TV Asahi nel 1977. Tra i vari aspetti importanti di questa serie tv molto sottovalutata in Italia, vi è il fatto che si tratta della prima serie animata televisiva legata a una storia ideata da Go Nagai, che presenta vari aspetti poi ripresi negli altri anime nagaiani prodotti successivamente dalla Toei nel corso degli anni '70, incluso UFO Robot Grendizer (in Italia "Atlas Ufo Robot", "Ufo Robot Goldrake", o più semplicemente "Goldrake"), dove, ad esempio, il protagonista vuole inizialmente nascondere la propria doppia identità a una ragazza, come nel caso del rapporto tra Akira Fudo/DevilmanMiki Makimura:


Dalla sigla di coda italiana della serie Devilman
L'indicazione di Go Nagai, della sua società Dynamic Planning e di Masaki Tsuji
(fonte)

Come spiegato da Nagai, la serie animata di Devilman fu trasmessa nel 1972 su NET nella fascia oraria del sabato sera, dalle 20:30 alle 20:56, per fare concorrenza al varietà It's 8 O'Clock! Everybody Gather 'Round (titolo nipponico: "Hachijidayo, Zen'inshugo!", 8時だョ!全員集合), condotto dalla band musicale The Drifters dal 1969 al 1985, il cui orario di trasmissione sulla rete privata TBS (Tokyo Broadcasting System) andava dalle 20:00 alle 20:54. Conoscere queste informazioni aiuta a comprendere l'investimento di Toei e NET sulla serie animata di Devilman - per la quale fu coinvolto lo sceneggiatore Masaki Tsuji, in precedenza capo-sceneggiatore della serie tv animata in bianco e nero Cyborg 009 (1968, inedita in Italia) altro frutto di Toei e NET, la quale aveva fatto scalpore per aver trattato temi delicati come la bomba atomica di Hiroshima e gli eventi di Pearl Harbor, come spiegato in questo articolo del blog -, il cui tasso di violenza, schizzi di sangue, sadismo e altri elementi crudi che la caratterizzano, fu reso possibile dalla volontà dei produttori di creare un programma innovativo d'animazione a colori, in grado di attirare l'interesse del pubblico adulto nipponico, incrementando gli ascolti in quella fascia oraria serale (o pre-serale secondo gli attuali standard televisivi italiani) del sabato. Proprio per via di queste sue caratteristiche, la serie animata Devilman risultava essere inadeguata per gli standard censori televisivi italiani del 1972, l'anno in cui la Rai - tv pubblica e non privata, il cui vero equivalente nipponico è l'NHK - trasmise all'interno della fascia oraria pomeridiana della TV dei ragazzi il film d'animazione giapponese La volpe con nove code (1968, cfr. questo articolo del blog), in una versione censurata con scene tagliate, le quali furono poi mostrate alcuni giorni dopo all'interno di una puntata del programma Spazio - Il settimanale dei più giovani, condotto da Enza Sampò, dove fu approfondito il tema della censura in Italia nei confronti dei fumetti e dei cartoni animati ritenuti violenti, spaventosi, o comunque inadeguati per gli standard italiani (cfr. questo articolo del blog).

Copertina del primo cofanetto dvd giapponese della serie tv Devilman
Si tratta di un'edizione home video risalente al 2004
(fonte)

Locandina giapponese del film d'animazione La volpe con nove code

Devilman, dopo le apparizioni cinematografiche all'interno dei film italiani di montaggio Mazinga contro gli Ufo Robot (1978) e Mazinga contro Goldrake (1979), arrivò in Italia con la sua serie tv nel corso degli anni '80, venendo trasmesso anche all'interno del gruppo di cartoni animati di Junior TV. Nel nostro paese, tuttavia, il nome "Devilman" era già stato usato come titolo per il film Devilman Story di "Paul Maxwell" (pseudonimo di Paolo Bianchini), prodotto nel 1967, 5 anni prima dell'esordio della serie tv d'animazione e del manga in Giappone.

1986: Devilman all'interno del palinsesto di Eurotv
Dal quotidiano La Stampa del 15/03/1986

Locandina del film italiano Devilman Story (1967)
(fonte)

Purtroppo l'edizione italiana della serie presentava un doppiaggio realizzato con un impiego molto ristretto di doppiatori, rendendola inadeguata a restituire il suo reale valore innovativo che aveva avuto in Giappone, ma che in ogni caso riuscì ad attirare l'attenzione di molti giovani spettatori italiani, attratti non più dalle serie robotiche ma dalle tematiche horror, molto in voga nel corso degli anni '80 e degli anni '90 sia al cinema, sia in televisione (due celebri esempi furono il programma Giallo con Dario Argento su Raidue e lo Zio Tibia Picture Show di Italia 1), approdando anche nel mondo del fumetto italiano con l'esordio di Dylan Dog nel 1986, il quale contribuì molto a rendere l'horror un genere popolare in Italia.

La copertina (dal titolo romeriano) del n. 1 di Dylan Dog, realizzata da Claudio Villa
(fonte)

Zio Tibia
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Fu poi nel 1991 che il manga di Devilman realizzato da Go Nagai - dopo essere stato citato nel 1973 all'interno di un articolo sui fumetti giapponesi scritto da Pietro Favari, pubblicato sul n. 33 della rivista Sgt. Kirk (Ivaldi Editore), come spiegato in questo articolo del blog - arrivò per la prima volta in Italia, pubblicato dalla casa editrice bolognese Granata Press, sulla scia del boom del successo di Dylan Dog, il fumetto bonelliano che arrivò a generare un festival cinematografico a Milano (il Dylan Dog Horror Fest, tenutosi per 4 edizioni) e svariate pubblicazioni horror fumettistiche (come la rivista Splatter), che, per il loro alto tasso di violenza, provocarono contestazioni sociali e politiche nel nostro paese (un articolo di Repubblica del 19/10/1990 in cui se ne parla, è consultabile a questo link), alle quali è liberamente ispirato l'albo n. 69 (datato giugno 1992) di Dylan Dog, intitolato "Caccia alle streghe", realizzato da Tiziano Sclavi e Pietro Dall'Agnol.

Copertina italiana dell'albo Devilman n. 1 (dicembre 1991), edito da Granata Press

La copertina di Angelo Stano della prima edizione dell'albo n. 69 di Dylan Dog

Dalla seconda di copertina dell'albo "Caccia alle streghe", Dylan Dog n. 69
Foto scattata alla prima edizione dell'albo, datata giugno 1992

Tornando al manga Devilman, Go Nagai ne racconta la lavorazione nel seguente modo, spiegando la sua decisione di distaccarsi volontariamente dalla storia raccontata nella serie tv, presentando una storia ancora più adulta, in linea con lo standard della rivista Weekly Shonen Magazine, la testata letta dagli studenti universitari nipponici (in modo similare a quello che accadeva in Italia con Linus negli anni '60 e '70), per via della presenza del manga Ashita no Joe ("Joe del Domani", in Italia noto come "Rocky Joe") di Asao Takamori (pseudonimo di Asaki Takimori, noto anche con l'altro nome fittizio di "Ikki Kajiwara") e Tetsuya Chiba, pubblicato su quella rivista dal primo gennaio 1968 al 13 maggio 1973:

Fudo Myoo (o "Fudō Myōhō") è il nome giapponese della divinità buddhista "Acala"
Per maggiori informazioni cfr. questo link


Copertina del n. 14 (datato 31 marzo 1968) della rivista nipponica Shonen Magazine
In copertina, oltre al film 2001 - Odissea nello spazio, in fondo a destra si trova Joe Yabuki/Rocky Joe 
Anche Linus, nel corso delle sue pubblicazioni, prestò attenzione ai film di Stanley Kubrick
(fonte)

La pubblicazione di Devilman sulla rivista Weekly Shonen Magazine avvenne dall'11 giugno 1972 al 24 giugno 1973, costringendo Nagai all'autocensura per via delle proteste dei lettori contro la violenza da loro ritenuta eccessiva presente in Devilman, come spiegato da lui stesso nelle tavole qui sopra. Su Weekly Shonen Magazine Nagai era inoltre presente come autore del manga Omorai-kun (1972), il quale, come spiegato da Nagai stesso, fu concluso nell'agosto 1972 per volere dell'autore, in modo da consentirgli di avere più tempo per dedicarsi a Devilman. Gli altri due manga conclusi da Nagai per potersi concentrare maggiormente su Devilman, furono Animal Kedaman (pubblicato dal gennaio all'ottobre 1972 sulla rivista settimanale Weekly Shonen Sunday, edita da Shogakukan), e Abashiri Ikka (aka "The Abashiri Family", iniziato nel 1972 e concluso nell'aprile 1973 sulla rivista settimanale Weekly Shonen Champion, edita da Akita Shoten).

Copertina del manga Abashiri Ikka
In basso a sinistra c'è Daemon Abashiri, da cui deriva Danbei Makiba/Rigel di UFO Robot Goldrake
(fonte)

Si tenga contro che in quello stesso periodo (1972/1973), più precisamente dal 2 ottobre 1972 al 13 agosto 1973, Go Nagai si occupò anche del manga Mazinga Z, pubblicato sulla rivista settimanale Shonen Jump della Shueisha. Sempre su quella rivista, nel numero datato 22 aprile 1974, Nagai tornò per pubblicare il manga autoconclusivo Mayonaka no Senshi (aka "Midnight Soldier"), al quale fu dedicata la copertina di quell'albo di Shonen Jump.

1974: Mayonaka no Senshi di Go Nagai sulla copertina di Shonen Jump
(fonte)

A questo punto le tavole di Go Nagai dedicate a Devilman proseguono rivolgendo l'attenzione ai due OAV (Original Animation Video, o OVA, Original Video Animation) prodotti in Giappone direttamente per il settore dell'home video, rispettivamente nel 1987 ("Devilman: The Birth", in Italia divenuto "Devilman - La Genesi"), e nel 1990 ("Devilman: Demon Bird Sirène", in Italia "Devilman - L'Arpia Silen"), nel corso dei quali viene rielaborata in animazione la parte iniziale del manga Devilman fino allo scontro tra Akira Fudo e l'arpia Silen (aka "Sirène", "Siren", "Shirenu"), che in precedenza era già apparsa nel secondo episodio della serie tv del 1972, intitolato in Italia "Madame Shilaine, il mostro".


Malgrado quanto scritto in quella tavola, a oggi le edizioni italiane dei due OAV di Devilman risultano essere solo quelle pubblicate in vhs negli anni '90 da Granata Press e successivamente da Dynamic Italia, togliendo così la possibilità al pubblico italiano di poter usufruire degli OAV in un'edizione ufficiale in dvd e/o blu-ray con la versione originale giapponese ritradotta e sottotitolata in italiano. A parte questo dettaglio, Nagai coglie l'occasione per parlare del suo rapporto col regista degli OAV Umanosuke Iida (1961-2010, pseudonimo di Tsutomu Iida), in precedenza aiuto regista di Hayao Miyazaki per il film Castle in the SkyLaputa, Castello nel cielo (1986), e, secondo quanto riportato da Nagai, probabilmente usato da Miyazaki come fonte di ispirazione per la creazione di Totoro. Dopo i due OAV di Devilman, Umanosuke Iida si è occupato nuovamente dei personaggi di Nagai dirigendo i primi due capitoli della trilogia OAV Il pazzo mondo di Go Nagai (CB Chara Nagai Go World, 1990-1991), prodotta dalla Bandai.

Devilman - L'arpia Silen
Vhs Granata Press
Devilman - La Genesi
Vhs Granata Press

I personaggi di Devilman in Il pazzo mondo di Go Nagai
(fonte)

Per avere un adattamento a disegni animati più "completo" di Devilman si è dovuto attendere la serie Devilman Crybaby (2018) diretta da Masaaki Yuasa e prodotta da Netflix, dove è rappresentato l'apocalittico finale del manga, apportando però diverse modifiche alla storia originale, ambientata in un'epoca più contemporanea, che purtroppo risulta ormai già "datata" per via della pandemia provocata dal SARS-Cov-2 (COVID-19), che ha stravolto la vita dell'intero pianeta in cui viviamo, molto più dei personaggi di finzione ideati da Go Nagai.


Vignetta di Go Nagai con UFO Robot Goldrake e Devilman
Fu realizzata nel 1992 in ricordo del primo incontro tra Nagai e il pubblico italiano a Lucca e a Roma
Da Mangazine n. 19 (novembre/dicembre 1992), edito da Granata Press

P.S. Per informazioni sull'OAV Amon - Apocalypse of Devilman (2000), che a modo suo prosegue la vicenda narrata nei primi due OAV prodotti nel 1987 e nel 1990, si rimanda all'apposita pagina wikipedia italiana disponibile a questo link.

Un chiarimento sulle origini e sulle caratteristiche di Devilman e Mao Dante era necessario anche per evitare fraintendimenti e/o manipolazioni delle intenzioni originali di Go Nagai e della Toei Animation, cosa che purtroppo può avvenire in Italia quando si creano o si seguono storie horror che vedono il coinvolgimento del Diavolo o di creature demoniache. Un esempio negativo a riguardo è stato infatti offerto da questo caso di cronaca avvenuto nel nostro paese.

La sigla di testa giapponese della serie Devilman (1972) è stata rielaborata in chiave jazz dalla band Platina Jazz. Di questa cover esiste un videoclip reperibile a questo link di YouTube. Per quello che invece riguarda la sigla italiana di Devilman, si segnala l'intervista a Riccardo Zara (del gruppo "I Cavalieri del Re") presente a questo link.

Nell'ottobre 1992 Go Nagai visitò Lucca - in occasione del 19° Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell'Illustrazione -, e Roma. Durante questa sua visita in Italia, Nagai rilasciò un'intervista al telegiornale di un'emittente privata, visionabile a questo link.

Per ulteriori informazioni sul manga Mao Dante e sulla serie tv d'animazione che ne fu tratta nel 2002, si consiglia la visione dell'intervista a Go Nagai reperibile a questo link.

Per un approfondimento sulle origini editoriali di Devilman e sulle circostanze della sua pubblicazione in Giappone, si consiglia la lettura del manga autobiografico Gekiman! Come ho creato Devilman di Go Nagai, pubblicato in Italia nel 2021 da J-Pop.

Per informazioni sulle circostanze dell'arrivo in Italia sulla Rai della serie animata UFO Robot Grendizer si rimanda a questo articolo del blog, mentre in quest'altra pagina è disponibile l'approfondimento sul caso dell'episodio 59 della serie, incentrato sul tema del terrorismo e non trasmesso dalla Rai. Per conoscere la popolarità di Grendizer nei paesi arabi, si segnalano invece questo articolo e l'intervista agli street artist libanesi ASHEKMAN, disponibile a questo link.

Riguardo al legame tra l'horror e l'animazione, è importante ricordare come anche diverse produzioni animate di Walt Disney siano state più volte accusate, nel corso del tempo, di essere troppo spaventose per i bambini, come nel caso di Biancaneve e i sette nani (1937, cfr. questo articolo del blog) o come nel caso di La leggenda della Valle Addormentata (1949), il cui finale fu "alterato" nella prima edizione italiana, come spiegato in questo articolo del blog. Per ulteriori informazioni sulla presenza di elementi horror nelle produzioni disneyane, si consiglia la visione del documentario Il pianeta Tim Burton (2001) di Jeanne Begley, reperibile a questo link di YouTube.

Si coglie l'occasione per ricordare lo speciale del 2012 dedicato ai 40 anni dalla creazione di Devilman, consultabile sul sito web di critica fumettistica "Lo Spazio Bianco", a questo link. A quello speciale - nato su mia proposta, dopo il mio coinvolgimento nello speciale dedicato ai 40 anni di Mazinga Z, pubblicato su Lo Spazio Bianco a partire dal 19 marzo 2012, reperibile a questo link - partecipai con l'articolo "Devilman e il lato oscuro dell'animo umano", disponibile a questo link. Oltre a me, parteciparono con degli articoli di approfondimento: Davide Di Giorgio, Marcello Ghilardi, e Nanni Cobretti con un suo contributo sul sito web "I 400 calci". Gli autori che invece parteciparono con delle illustrazioni, furono: Gabriele Dell'Otto insieme a Stefano Simeone, Roberto Recchioni, Andrea Cavaletto, Ratigher, Akab, Lucio Parrillo, Federico Rossi Edrighi e Marcello Ghilardi.

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