giovedì 23 novembre 2023

50 anni di "Belladonna" (1973), film cult femminista dell'animazione giapponese: Il testo di presentazione scritto dal regista Eiichi Yamamoto



Nel 2023 ricorrono i 50 anni del film d'animazione giapponese Belladonna (1973, titolo originale: "Kanashimi no Belladonna", titolo internazionale inglese: "Belladonna of Sadness") di Eiichi Yamamoto (scomparso nel 2021), divenuto nel corso del tempo un vero e proprio cult internazionale per via della sua estetica unica e dei suoi contenuti riconducibili al femminismo, infatti il film è stato definito in un articolo inglese ("Off the Radar: 'Belladonna of Sadness' paints a vivid feminist nightmare in watercolor", di Mick Gaw) pubblicato sul Washington Square News nel 2022, come "la storia delle donne sotto il controllo del feudalesimo e delle barbariche istituzioni patriarcali" e, in una didascalia dell'articolo, come un "ritratto della violenza feudale e patriarcale contro le donne", riscuotendo anche l'interessamento del sito web inglese Anime Feminist, che ha dedicato al film un lungo approfondimento firmato da Carmen Antreasian ("Reconsidering Belladonna of Sadness: Still powerful after 50 years"), dove il film è collocato storicamente all'interno della seconda ondata del femminismo (chiamato "uman ribu" in Giappone), associandolo alla scrittrice e attivista nipponica Mitsu Tanaka (nata nel 1943), autrice di due manifesti politico-femministi, uno dei quali ("Liberation from the Toilet") legato al gruppo "Tatakau Onnatachi" ("Fighting Women Group") nel 1970.
A quanto già scritto in questo blog sull'origine di Belladonna e sul suo arrivo in Italia a partire dal 1975 (uscì vietato ai minori di 18 anni, in lingua originale sottotitolata in italiano, nell'anno del "Massacro del Circeo"), si aggiunge ora 
il testo di presentazione del film scritto appositamente da Eiichi Yamamoto per una brochure in lingua inglese e francese della pellicola, utile per approfondirne la conoscenza e le sue particolarità tecniche/estetiche.

Locandina cinematografica del film Belladonna di Eiichi Yamamoto
L'illustrazione è utilizzata anche come copertina della brochure del film

Come già detto questa brochure, al suo interno, presenta un testo bilingue (inglese e francese) dove il regista Eiichi Yamamoto è indicato come produttore del film e non come suo regista, cosa che invece è correttamente presente nella parte in alto della brochure, dove sono riportate le informazioni sul team realizzativo del film e sul cast dei doppiatori associati ai loro rispettivi personaggi.

Un estratto dalla brochure in lingua inglese e francese del film Belladonna

All'interno dell'introduzione sono citati, oltre a Eiichi Yamamoto, i nomi di Yoshiyuki Fukuda (sceneggiatore, insieme a Yamamoto, di Belladonna), Kuni Fukai (pseudonimo di Kunimatsu Fukai, direttore artistico e character designer del film), e Masahiko Satoh (indicato senza la lettera "H" finale nella brochure), il compositore della colonna sonora, noto in Giappone anche come pianista jazz.

Illustrazioni in bianco e nero tratte dalla brochure di Belladonna

Come noto e come sottolineato dalle parole di Eiichi Yamamoto pubblicate sulla brochure, Belladonna è un film liberamente ispirato al saggio storico romanzato La Strega (1862, titolo originale francese: "La Sorcière"; titolo inglese: "Satanism and Witchcraft"), di Jules Michelet (1798-1874), l'autore di una serie di importanti volumi dedicati alla Storia della Rivoluzione Francese ("Histoire de la Révolution française"), pubblicati in Francia tra il 1847 e il 1853, dove una particolare attenzione è rivolta al ruolo svolto dal popolo francese e dalle donne, poiché "Esse hanno tutto il diritto di salire in tribuna, poiché esse hanno il diritto di salire sul patibolo", scrisse Michelet rifacendosi alle parole di Olympe de Gouges (1748-1793), contenute nella sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina ("Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne", 1791), testo redatto allo scopo di richiedere per le donne francesi il pieno riconoscimento dei propri diritti civili e politici al fine di ottenere l'uguaglianza civile e politica delle donne nei confronti degli uomini.

Il testo della Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina redatto da Olympe de Gouges
(fonte)


Di seguito si riporta la traduzione del testo di Eiichi Yamamoto pubblicato sulla brochure di Belladonna:

Chiunque, ferito nella mente e nel corpo dopo aver sofferto ogni genere di privazione, cadrà vittima della follia e delle allucinazioni prima della propria morte. Solo in pochi potranno sopravvivere alla situazione deplorevole descritta nel libro LA STREGA di Michelet.

Il libro di Jules Michelet a cui è ispirato il film Belladonna di Eiichi Yamamoto
(fonte)

Il medioevo in Europa ha significato per la civiltà cristiana il raggiungimento di uno zenit e per i signori feudali la stabilità dei propri regni. Per la moglie di un servo, al contrario, fu la più oscura e la più disgraziata delle epoche, poiché in essa una donna poteva perfino essere discriminata dal proprio marito. La Chiesa, allora, era più interessata alla liturgia che alle altre cose, non potendo o non volendo rispondere al grido di aiuto della donna. Essa non aveva che la possibilità di rivolgersi a un lutin [un piccolo demone malizioso, appartenente al folklore francese, come approfondito a questo link], che si rivela essere il Diavolo in persona. Lui le fa conoscere i piaceri derivanti dal tradimento. La strega, posseduta dal Diavolo, fu considerata come un'erba velenosa da bruciare sul rogo, al fine di raggiungere la moderna civilizzazione. È il pensiero di Michelet, uno storico. Le meraviglie della coscienza umana e della sensualità delle donne mi hanno sempre impressionato.

L'apparizione del lutin in Belladonna

L'epoca attuale pretende di essere il momento del climax per la scienza e per la tecnologia. Per me, il presente non ha che un significato escatologico. Ma non sono disperato, perché sono un uomo, non un robot, e conservo ancora un po' di follia per me. Ragionando così, ho deciso di drammatizzare La strega di Michelet. Il disegno animato è un veicolo ideale per rappresentare il mondo della mente descritto nel suo libro. Ho donato una certa immagine al Diavolo in questo film e rappresentato le azioni mentali con l'animazione, mentre il mondo esterno attraverso delle illustrazioni fotografiche. Il movimento del disegno animato e l'immobilità delle illustrazioni creano un eccellente contrasto, esprimendo la differenza tra le caratteristiche dei due mondi.

Il Diavolo in Belladonna

In questo film, dunque, i personaggi non muovono le proprie labbra quando parlano; al contrario, invece, perfino i loro capelli si possono muovere quando si tratta di esprimere una loro azione mentale. All'interno del film sono state inserite le tecniche del collage, dell'acquerello su di uno sfondo bianco di base, e gli stili utilizzati negli antichi rotoli giapponesi. Modestamente ho voluto tentare di drammatizzare un soggetto europeo con un cuore giapponese. Attendo il vostro verdetto.

Il rogo nel finale di Belladonna

Le donne durante la Rivoluzione Francese nel 1789
Dal finale di Belladonna

In conclusione, per ricordare degnamente Eiichi Yamamoto è importante segnalare che lui è stato l'autore del libro The Rise and Fall of Mushi Pro: The Youth of Ani Meita (1989, titolo originale: "Mushi Pro Koboki: Ani Meita no Seishun", edito in Giappone da Shinchosha, finora mai tradotto in inglese; il nome del protagonista, "Ani Meita", indica la parola "Animatore"), che rappresenta la sua testimonianza romanzata di lavoratore alla Mushi Production (definita da Yamamoto un "pericoloso modello di business"), fondata da Osamu Tezuka, raccontandone dall'interno aneddoti, scandali e punti critici.

Copertina dell'edizione giapponese del libro di Eiichi Yamamoto
(fonte)

Un ulteriore aspetto che testimonia il prestigio del libro di Yamamoto è il fatto che in esso si parla per la prima volta del caso di un decesso correlato all'eccessivo affaticamento dovuto al lavoro di animatore televisivo, cioè della cosiddetta "Anime Syndrome", termine coniato dall'animatore Yasuji Mori.

Il caso di cui parla Yamamoto nel suo libro è quello di
Yoshinori Rachi, morto a 24 anni per via di un'ulcera duodenale, durante la produzione televisiva di Kimba il leone bianco negli anni '60. La morte di Rachi è stata così commentata da Yamamoto in quel suo libro: "Senza dubbio, lui fu ucciso dal lavorare all'animazione televisiva".

Gli occhi e il volto di Jeanne, la protagonista di Belladonna

Si tratta di una testimonianza fondamentale che spezza la concezione del lavoro nell'animazione televisiva giapponese e nel mondo dell'animazione in generale, come di un luogo di lavoro idilliaco, mostrandone invece la pericolosità per la vita dei propri lavoratori. Tutto ciò non è che un ulteriore elemento che contribuisce a incrementare lo spessore umano e professionale di Eiichi Yamamoto e del suo capolavoro, Belladonna, realizzato puntando sulle idee e sulla sperimentazione, invece di accanirsi inutilmente sulla ricerca della fluidità realistica dei movimenti per creare un'opera d'animazione, rischiando di ottenerla a scapito della salute degli animatori.

Dalla sequenza iniziale di Belladonna

P. S. Per ulteriori informazioni sul libro di Eiichi Yamamoto si rimanda all'articolo in lingua inglese disponibile a questo link.
Per quello che riguarda l'origine del film Belladonna, il suo rapporto con il libro La strega di Jules Michelet e la sua partecipazione al Festival del Cinema di Berlino nel 1973, si segnala l'approfondimento disponibile a questo link. Per tutto ciò che è invece relativo all'arrivo di Belladonna in Italia e alla sua graduale diffusione nel nostro paese a partire dal 1975, si segnala quest'altro approfondimento.
Da ricordare anche la partecipazione di Gisaburo Sugii a Belladonna, nel ruolo di direttore dell'animazione. Per approfondire la conoscenza e l'importanza di Gisaburo Sugii all'interno dell'animazione giapponese, segnalo questo mio approfondimento.
Si segnala, inoltre, che del femminismo in Giappone ne parlò anche Teresa Buongiorno nel suo dossier sull'animazione giapponese pubblicato nel n. 17 (aprile 1978) della rivista Radiocorriere Tv, come indicato in questo articolo del blog.
Riguardo all'utilizzo come medicina della Belladonna nel periodo medioevale da parte delle donne e ai roghi in cui morirono le donne in quel periodo storico, si segnala l'intervento di Rita Levi Montalcini reperibile a questo link di YouTube, dove è presente un estratto da un talk show televisivo del 1974.

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