sabato 11 gennaio 2014

Marianne de ma jeunesse - Lo strano caso di Julien Duvivier, cineasta amato da Leiji Matsumoto (seconda parte)




L'inizio del film di Duvivier

Malgrado l'intenzione di Julien Duvivier di schierarsi a favore dei giovani con Marianne de ma jeunesse - "Il mondo è pieno di tristezza, di lutti, di disgrazie e di crimini. Io voglio però dimostrare che c'è ancora della purezza e della poesia nei giovani dei nostri tempi. (...) Forse il pubblico saprà comprendere una bella storia dove gli uomini non saranno per una volta né cattivi né carichi di odio". (cfr. Julien Duvivier - Le mal aimant du cinéma français vol. 2: 1940-1967, di Eric Bonnefille, p. 124) -, il film fu un flop di pubblico e di critica - François Truffaut lo definì "nato fuorimoda", "arrivato, nel cinema francese con 15 anni di ritardo" e con un'estetica risalente a prima della guerra, mentre ancor più severo fu Jean Dutourd su Carrefour: "Con Marianne Duvivier ha toccato il fondo del cattivo gusto e della stupidaggine", cfr. il sopracitato volume di Bonnefille, p. 130 -, sia in Francia che in Germania, e non venne mai distribuito in Italia.


Vincent, il protagonista, suona la chitarra

Qualche intervento a favore del film si levò in occasione della sua distribuzione negli USA nel 1959 e anche in Francia nel corso dei decenni successivi - come Pascal Bonitzer, nel 1968, sui Cahiers du cinema: "Foreste bavaresi, cervi, e cerbiatte, adolescenti, misteri, tutto è in gioco per Marianne (...) [un film] sottostimato all'uscita ma che, rivisto a più di dieci anni dalla sua realizzazione, possiede un fascino e un potere evocativo indiscutibili", cfr. il volume a cura di Tassone, p. 123; o come Jean Renoir: "I suoi personaggi sono veri e al tempo stesso fantastici. Maniaco della precisione, Duvivier era anche un sognatore. Queste due qualità, in apparenza contraddittorie, trovano un'espressione sorprendente in Marianne. Che film e che confessione! Il Duvivier che gli amici conoscevano e che l'uomo della strada ignorava, vi si rivela senza maschera", cfr. Tassone, p. 130 -, ma non bastò ad evitare l'oblio alla pellicola, tutt'oggi poco nota in Francia, come rivelato in questo resoconto dell'evento con ospite Leiji Matsumoto che si è svolto il 29 gennaio 2013 durante il Festival del fumetto di Angoulème.

L'Arcadia della mia giovinezza,
locandina giapponese

Il rilancio definitivo di Marianne sulla scena europea e occidentale, è dovuto proprio a Matsumoto
, che ne vide da adolescente la versione francese, rimanendone profondamente emozionato e influenzato, tanto da ricordarlo con enorme affetto ancora oggi e da attingere ad esso per l'ideazione del film Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza (Waga Seishun no Arcadia, 1982): "Per questo lavoro sono stato ispirato da un vecchio film francese, il cui titolo giapponese era Waga Seishun no Mariannu [Marianne della mia giovinezza], in cui si dava peso al significato del proprio paese natìo e delle proprie origini. Soprattutto mi colpirono le battute iniziali, dove i protagonisti si incontravano dopo venti anni di separazione, ricordando però le proprie voci di quand'erano adolescenti. Piansi dalla commozione" (cfr. la rivista Man-Ga! n. 2, dicembre 1997, pag. 6).



Il castello in cui ha sede il collegio di Heilingenstadt

All'inizio di Marianne, infatti, la regia mostra
delle immagini di una foresta misteriosa, avvolta in parte dalla nebbia, dove i raggi del sole filtrano attraverso i rami degli alberi, mentre la voce narrante di un uomo, Manfred, ricorda con affetto che 20 anni prima, in quei luoghi, conobbe, durante la sua adolescenza, un suo coetaneo proveniente dall'Argentina, Vincent, che, come lui, venne mandato a vivere nel collegio di Heiligenstadt (località realmente esistente in Germania), situato in un castello bavarese - nella realtà, si tratta del Castello di Hohenschwangau, dove soggiornò Richard Wagner, autore molto amato da Matsumoto e sua fonte di ispirazione per il manga L'anello del Nibelungo -, immerso nella natura e a stretto contatto con gli animali della foresta (in particolare coi cervi), dove risiedevano bambini e adolescenti semi-orfani, figli di genitori divorziati o frutto di gravidanze indesiderate. L'unico modo che questi giovani avevano di comunicare o ricevere notizie dai loro parenti/tutori era attraverso la posta, il che fa pensare al legame esistente tra la piccola Mayu e Harlock nella prima serie tv (in particolare, cfr. l'episodio 6) del pirata spaziale, diretta da Rin Taro, il quale attinse in modo evidente a Marianne per il lungometraggio Addio Galaxy Express 999 - Capolinea Andromeda (1981).


Annuncio promozionale dell'edizione home video inglese del secondo film del Galaxy Express 999
Il titolo internazionale del film, "Adieu Galaxy Express 999", è un ulteriore legame con la Francia
(fonte)
Sempre il regista Rin Taro, in accordo con Matsumoto, citò Marianne e in particolare la località di Heiligenstadt anche nel corso della prima serie tv di Harlock, dove nell'episodio 31 intitolato "La costruzione dell'Arcadia" (titolo usato nell'edizione italiana: "La costruzione segreta dell'Alkadia") quando decolla per la prima volta l'astronave Arcadia, la voce narrante nell'edizione giapponese spiega che:
Per generazioni, gli antenati di Harlock avevano vissuto nell'Arcadia tedesca, un paradiso noto per le sue foreste e laghi, in un luogo conosciuto anche come Heiligenstadt. Quando l'uomo aveva imparato a volare, questi ancestrali pirati-cavalieri avevano solcato i cieli azzurri su un aereo chiamato "Arcadia della mia giovinezza". Per onorare il suo amico Harlock, Tochiro Oyama aveva dichiarato: "battezzo questa nave col nome di Arcadia".
Traduzione del titolo dell'ep. 31 della prima serie di Harlock
La fonte di questa traduzione è il cofanetto dvd pubblicato da Yamato Video nel 2019
Dall'ep. 31 della prima serie di Capitan Harlock

Grazie a questo breve discorso, divengono inoltre più chiari e comprensibili i legami tra la prima serie di Harlock e il film L'Arcadia della mia giovinezza. Si tratta di dettagli purtroppo sconosciuti al pubblico italiano, poiché nell'edizione nostrana trasmessa dalla Rai nel 1979, il discorso originale della voce narrante è stato tradotto e adattato in questo modo:

Gli antenati di Harlock erano cavalieri erranti vissuti in una favolosa terra tutta foreste e laghi chiamata "Alkadia". Quando gli esseri umani cominciarono a volare superando in quest'arte persino gli uccelli, quei cavalieri erranti percorsero gli spazi a bordo di un'astronave che battezzarono "Alkadia nostra giovinezza". Oyama, in omaggio al suo migliore amico Harlock, battezzò la sua nave "Alkadia".
L'Arcadia nella prima serie di Capitan Harlock
Harlock, Tochiro e Emeraldas ("Esmeralda" in Italia)
Dall'ep. 31 della prima serie di Harlock


Il cartello col teschio,
dalla versione tedesca del film

Tornando a Marianne, dopo l'introduzione della voce narrante, ha inizio la rievocazione di quel periodo nel collegio, che rappresenta l'intero corpus narrativo del film. In quel collegio, alcuni dei ragazzi che vi risiedono hanno formato un proprio gruppo autodefinendosi "briganti", che ha sede in un luogo a cui si giunge seguendo un cartello col teschio bianco e le ossa incrociate. Essi, dopo aver vanamente tentato di mettere piede in un sinistro maniero ritenuto stregato e abitato dallo spettro di un Cavaliere, che si trova al di là del lago alle pendici della foresta, convincono Vincent a recarsi in quella macabra villa da solo.



La villa in cui vive Marianne

Scomparso per breve tempo, Vincent torna al collegio durante una notte di tempesta, raccontando agli altri la sua avventura in quella villa dagli interni avvolti dall'oscurità - ambienti che rievocano la tradizione del romanzo gotico europeo e del cinema horror degli anni '20 e '30 (in particolare 
Il castello degli spettri di Paul Leni, e Il castello maledetto di James Whale), anticipando Mario Bava (La maschera del demonio) e Antonio Margheriti (Danza Macabra) -, dove, attraverso un gioco di prospettiva tra un quadro e quello che sembra essere un altro dipinto o uno specchio (la scena ricorda in parte quanto accade in Profondo Rosso di Dario Argento), gli è apparsa improvvisamente una donna di bell'aspetto, dai capelli biondi, che vive sola in quella villa, immersa nel buio e con le finestre sempre chiuse, prigioniera della volontà di un misterioso Cavaliere.


Marianne e Vincent

Riaccompagnato nei pressi del collegio dalla donna che gli confida di chiamarsi 
Marianne - la quale indossa per l'occasione un lungo soprabito nero con cappuccio, che la rende esteticamente molto simile alla Maetel di Galaxy Express -, Vincent, incurante dei tentativi di approccio di un'altra ragazza che risiede nel collegio, non riesce più a dimenticarla, trascorrendo il tempo isolato dagli altri ragazzi per suonare da solo la sua chitarra immerso nella natura, e desiderando ardentemente di tornare a farle visita. Ma forse le cose non stanno come sembrano, forse Marianne gli ha celato un oscuro segreto, e forse il confine tra realtà, desiderio e fantasia, è divenuto per Vincent fin troppo labile...

Vincent stringe amicizia con un uccello
Harlock e l'uccello Tori-San
Come si evince dalla lettura della trama, numerosi sono gli elementi in comune tra Marianne e tante opere di Matsumoto, che forse non casualmente si è ritrovato a collaborare col regista Tomoharu Katsumata per L'Arcadia della mia giovinezza, dato che quello stesso cineasta aveva probabilmente già attinto al film di Duvivier per un'altra opera da lui diretta: la serie tv Ufo Robot Goldrake (1975-1977), che possiede numerosi punti in comune con Marianne.

Il libro scritto da Phantom F. Harlock I

Tuttavia, è in 
L'Arcadia della mia giovinezza che Katsumata e Matsumoto effettuano un'esplicita citazione visiva e narrativa di Marianne, nel corso della sequenza ambientata durante la seconda guerra mondiale, in cui il pilota tedesco dell'esercito nazista Phantom F. Harlock II - figlio dell'uomo che scrisse un libro chiamato "Arcadia" e che considerava l'Arcadia della sua giovinezza, l'aereo rosso con cui solcava come un avventuriero i cieli di tutto il mondo, sfidando i pericoli e le avversità della natura, ritenendo che la fine della propria vita sarebbe coincisa con la distruzione del proprio aereo -, alla guida di un aereo diretto in Svizzera, rievoca il suo passato, spiegando che vorrebbe poter tornare nel luogo che considera la sua Arcadia. Con essa, nel film giapponese e in Marianne, si intende qualcosa di indissolubilmente legato alla propria giovinezza, come sancito dalla frase iniziale del film di Katsumata: "Al termine del proprio cammino, ognuno comprende che la giovinezza è l'Arcadia...".

Phantom F. Harlock II

Per Phantom F. Harlock II, come per Vincent e Manfred in Marianne, l'Arcadia è "
Heiligenstadt, la mia casa, che ha foreste e laghi simili al paradiso dell'antica Grecia. Il luogo dove la mia giovinezza vivrà per sempre nei verdi campi. La patria del clan dei pirati-cavalieri Harlock di Germania. Al termine del proprio cammino, tutti i miei parenti pensano alla loro terra natale. Noi sentiamo la voce dello spirito del pirata-cavaliere dell'Arcadia che ci richiama...".


Il castello di Heiligenstadt,
dal film L'Arcadia della mia giovinezza

Durante questo ricordo, la regia di Katsumata mostra un breve flashback dedicato alle immagini di una località immersa nel verde e in parte celata dalla nebbia, dove in mezzo alla foresta si cela un castello bavarese situato su un'altura alle cui pendici si trova un lago, proprio come il collegio tedesco presente in 
Marianne de ma jeunesse. Purtroppo, nell'edizione italiana de L'Arcadia della mia giovinezza, è stato tolto il riferimento alla Germania nel ricordo di Phantom F. Harlock II, omettendo il fatto che essa fosse la patria del clan degli Harlock, la stessa omissione già avvenuta anche nel sopracitato caso dell'edizione italiana dell'episodio 31 della prima serie di Harlock.

Non si tratta dell'unico errore presente nell'edizione italiana del film - è alterato persino il comando "Arcadia della mia giovinezza, partenza!", gridato da Harlock nel finale del film, quando esorta il suo equipaggio a partire lasciandosi alle spalle la Terra; quel comando, nell'edizione italiana, è divenuto "Avanti amici miei, avanti Alkadia, partiamo!" -, dove emergono in modo particolarmente grave l'omissione della voce narrante di Phantom F. Harlock I all'inizio del film - è lui in prima persona a raccontare la sua storia, e non suo figlio come lasciato intendere dall'edizione italiana -, e soprattutto l'alterazione di alcune frasi pronunciate da Phantom F. Harlock II, che ne stravolgono di fatto la caratterizzazione e il comportamento. Egli è una figura negativa dotata però di un forte codice etico e morale, che gli consente di avere una possibilità per redimersi, entrando a far parte di quella lunga serie di personaggi di opere prodotte della Toei, in bilico tra bene e male ma che riescono comunque a riscattarsi, come nel caso di Hilda nel film Hols il principe del sole (1968, titolo italiano: "La grande avventura del piccolo principe Valiant") di Isao Takahata, del Generale Flora in Jeeg Robot d'Acciaio (1975-1976), di Phoenix nei Cavalieri dello Zodiaco (1986-1989), di Piccolo/Junior in Dragon Ball Z (1989-1996), e di tanti altri.

La Croce di Ferro modificata da Tochiro,
trasformata nello stemma del libro "Arcadia"

Anche se membro di quell'esercito nazista responsabile di una guerra che lui stesso ritiene stupida, ma che è costretto a combattere per "dover pagare l'affitto" a coloro che dirigono la sua nazione - nella versione italiana, invece, dice che combatte su di un aereo con la croce di ferro "perché è l'unico che ho trovato. Io combatto da solo per la pace e la libertà", affermazioni del tutto fuori luogo ed errate -, Phantom F. Harlock II coglie l'occasione per dimostrare la sua umanità e redimersi parzialmente dalle sue colpe, aiutando lo scienziato giapponese Tochiro Oyama (figlio di umili contadini e non di samurai), al quale deve la vita, a raggiungere la salvezza e a realizzare il suo sogno di fare il ricercatore nella neutrale Svizzera. I due la raggiungono insieme, a bordo di un aereo su cui Tochiro ha scritto Arcadia e ridipinto una croce di ferro trasformandola nel simbolo di una nave pirata (sottolineando ulteriormente la loro comune critica e il loro distacco morale dai nazisti), ma, messo in salvo lo scienziato giapponese, Phantom F. Harlock II decide di tornare indietro, consegnandosi di fatto ai membri della Resistenza Francese (alterato il riferimento ad essi nell'edizione italiana, con Harlock che dice a Tochiro "Non preoccuparti, sono partigiani francesi. Ti aiuteranno a scappare"; in realtà i francesi sono pronti a uccidere sia Harlock, sia Tochiro, in quanto essi erano a bordo di un aereo nazista che si è scontrato in volo con le truppe alleate) e auto-condannandosi probabilmente a morte, perché, come spiega a Tochiro, il codice etico dei pirati è quello di assumersi e di affrontare le responsabilità delle proprie azioni, evitando di sfuggire di fronte ad esse, ed essendo pronti anche ad affrontare la morte se necessario. 
In quel comportamento e in quelle parole è racchiusa la dignità e la rigorosa etica che contraddistingue ogni membro del clan degli Harlock, ed è pertanto estremamente grave e ingiustificabile l'aver così tradotto quelle parole nell'edizione italiana: "Nessun posto è sicuro per me. Sono un pirata, questa è la mia vita. Devo continuare la mia missione".


Phantom F. Harlock II dice addio a Tochiro,
pronto ad assumersi le sue responsabilità e a pagare le conseguenze delle sue azioni da pilota dell'esercito nazista


Ashitaka in Princess Mononoke

Rimandando a un'altra occasione delle ancor più approfondite analisi dei legami esistenti tra Marianne, Leiji Matsumoto e altri autori nipponici - in Giappone, c'è anche chi ha avanzato l'ipotesi che il film sia stato una delle fonti di ispirazione di Hayao Miyazaki per Princess Mononoke (1997): entrambi i film hanno un protagonista (Vincent e Ashitaka) che è amico degli animali e in particolare dei cervi, che nel corso della storia si oppone a un personaggio femminile deciso a uccidere degli animali per raggiungere i suoi scopi (Lise e Lady Eboshi), e che mostrano immagini simili di una foresta misteriosa, avvolta in parte dalla nebbia; inoltre va tenuto conto che Yoshinori Kanada, specialista nel disegnare raggi del sole che filtrano da vetri e foreste, prese parte come "animatore chiave" sia al film di Katsumata, sia a quello di Miyazaki -, è importante sottolineare come l'affetto e l'amore del fumettista giapponese verso questo film, ne abbiano reso possibile e incentivato la riscoperta in Occidente, facendoci riflettere su quanto il mondo del fumetto e dell'animazione giapponese continui a riservarci incredibili aspetti che attendono solo di essere scoperti e trattati, e su quanto manga e anime siano profondamente e indissolubilmente legati alla cultura europea, al punto da consentirci di (ri)scoprire opere e autori europei che sono stati ingiustamente dimenticati, stroncati o sottovalutati.



Dati tecnici e presentazione francese del film di Julien Duvivier
(fonte)

P.S. 27/10/2019: in occasione della prevista visita di Leiji Matsumoto a Bologna il 18 novembre 2019, poi purtroppo annullata a causa dei problemi di salute di Matsumoto, al cinema Lumière della Cineteca di Bologna è stato proiettato alle 20:00 del 18 novembre 2019 il film Marianne de ma jeunesse in versione originale francese sottotitolata in italiano, purtroppo senza la prevista presentazione del film da parte di Leiji Matsumoto, lasciando il compito di parlare del film a Marco Bernardi (Associazione Culturale Luigi Bernardi) e in particolare a me (Alessandro Montosi).


La presentazione del film sull'opuscolo informativo di novembre della Cineteca di Bologna
(foto personale)
Foto personale, scattata la sera del 18 novembre 2019
Marianne Hold in Marianne de ma jeunesse
Foto scattata durante la proiezione del film in sala

Per celebrare comunque questo evento, ho trascritto la presentazione (rivelatasi profetica e copia/incollata non da me su dei forum on-line) 
del mio approfondimento sui legami tra il film di Julien Duvivier e le opere di Leiji Matsumoto, che scrissi l'11 gennaio 2014 sulla mia bacheca facebook:
Un regista francese realizza un film che è un flop e col tempo viene dimenticato, stroncato e snobbato da critica e pubblico, che lo identificano unicamente con due soli film e gli preferiscono le opere di cineasti francesi più giovani. Un adolescente giapponese vede quel film al cinema, se ne innamora e dall'affetto che prova per esso trae ispirazione per la creazione della maggior parte delle sue opere, incentrate sull'importanza della giovinezza nella vita di una persona, con cui diventa famoso in tutto il mondo e fa riscoprire all'Occidente quel regista francese. Il regista è Julien Duvivier (autore dei primi due Don Camillo) e il suo film è Marianne de ma jeunesse (1955). L'adolescente è Leiji Matsumoto, creatore di Capitan Harlock e Galaxy Express 999. Questa è la loro storia.



3 commenti:

  1. è stata una lettura appassionante!!finalmente hai messo ordine a certi passaggi non chiari del film Arcadia della mia giovinezza(essendo un opera di Leiji Matsumoto che mi ha conquistata dalle prime immagini ne son proprio contenta e soddisfatta )...e soprattutto interessante ritrovare le somiglianze fra il film di animazione e la pellicola di Duvivier(anche se per quest'ultima solo tramite le tue parole..dato che da noi non è arrivato!!!)..mi spiace però che François Truffaut(di cui conosco solo Effetto notte...proprio grazie ad un esame sul cinema che diedi..millenni fa e adorai^^e ops dimenticavo, la sua partecipazione nel bellissimo Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg^^!!)dicevo che François Truffaut abbia contribuito con altri critici a stroncare un regista in tal modo U_U fortunatamente in Giappone è stato amato e grazie a ciò a noi è arrivata un opera meravigliosa...dove si vedono le origini del pirata dello spazio Harlock!!!! e questa analisi e riscoperta erano doverose per tutti fans e per capire ancora una volta l'incredibile genio e sensibilità di Leiji Matsumoto che, come un altro maestro dei manga giapponesi,Go Nagai, ha unito cultura occidentale e orientale nelle sue opere,opere sempre attuali !!!!!

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  2. Complimenti, Alessandro. Spero quanto prima di poter citare in una mia prossima pubblicazione in inglese questo tuo articolo e altri in tema, perché è da anni che cerco di fare capire ai giapponesi e agli ammerigani che stanno sbagliando tutto nelle loro analisi sugli anime e che se vogliono capire l'animazione giapponese devono studiare bene il cinema e la letteratura europei (in primis italiani, tedeschi e francesi, in secundis inglesi), perché è da lì che viene il grosso delle ispirazioni e suggestioni di molti fra i maggiori scrittori e cineasti d'animazione (e non solo d'animazione) giapponesi attivi dagli anni Sessanta ai Settanta-primi Ottanta...
    Gli studiosi americani per esempio sono così zucconi e ignoranti da non vedere i mille riferimenti (visivi e musicali) a Sergio Leone e a Ennio Morricone in moltissimi anime di quell'epoca…

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    1. Ti ringrazio per i complimenti e per la tua disponibilità a citare alcune delle cose che ho scritto.
      Ho avuto modo di notare anch'io come i riferimenti alla cultura europea (cinema, arte, letteratura, ecc...) siano spesso molto sottovalutati nelle analisi e negli studi accademici sugli anime. Speriamo di riuscire a porre rimedio a questa tendenza. Buon lavoro!

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