domenica 10 giugno 2018

Prima di Costellazione Manga: i legami tra astronomia, cinema, serie tv, musica e Walt Disney




A complemento del comunicato stampa relativo al progetto di divulgazione astronomica "Costellazione Manga" (a cui è dedicato anche questo articolo del blog), si fornisce una breve panoramica delle opere e degli artisti che, a livello internazionale, hanno contribuito alla divulgazione astronomica o a far crescere l'interesse per lo spazio e l'astronomia attraverso la loro attività artistica, svolgendo spesso una funzione importante anche dal punto di vista sociale e culturale.


Logo dell'edizione 2018 del congresso Communicating Astronomy with the Public (CAP)
All'interno di questo evento è stato presentato da Daria Dall'Olio il progetto Costellazione Manga

Iniziamo con il film d'animazione Fantasia (1940) prodotto da Walt Disney, dove nel corso dell'episodio La sagra della primavera 
("Le Sacre du printemps" in francese o "The Rite of Spring" in inglese) viene coniugata la musica classica alle atmosfere spaziali, per poi mostrare l'origine della vita sul nostro pianeta, l'apparizione dei dinosauri e la loro successiva estinzione. Come suggerito dal suo titolo, quest'episodio di Fantasia è liberamente ispirato all'opera musicale di Igor Stravinskij (1882-1971), unico compositore vivente del gruppo di autori utilizzati nel film disneyano. L'opera di Stravinskij fu presentata per la prima volta al pubblico il 29 maggio 1913, a Parigi, suscitando le proteste di una parte degli spettatori e le critiche di alcuni giornalisti sulla carta stampata, poiché l'opera, per quei tempi, risultò essere molto scandalosa, essendo ispirata a un antico e primitivo rituale pagano russo incentrato sul sacrificio di una vergine, indotta a danzare fino alla morte per poter ottenere dagli dei una primavera propizia per la sua comunità.


Resoconto della presentazione dell'opera di Stravinskij a Parigi
Estratto di un articolo pubblicato sul New York Times nel giugno 1913
Si allude anche alle proteste del pubblico
(fonte)

Secondo lo storico disneyano Brian Sibley, l'idea di utilizzare La sagra della primavera in Fantasia fu di Deems Taylor, mentre Leopold Stokowsky (il direttore dell'orchestra per il film) sostenne che il parallelo tra l'opera di Stravinskij e l'episodio animato consisté nel ritenere la dinamica della lotta per la sopravvivenza e della catena alimentare in natura come una sorta di sacrificio simile all'antico rito pagano al centro della Sagra della primavera (cfr. il suo commento audio all'edizione italiana in dvd di Fantasia pubblicata nel 2010). Esistono diverse testimonianze della reazione di 
Stravinskij alla visione dell'episodio di Fantasia a lui ispirato, alcune delle quali parlano di una sua reazione positiva, mentre altre di un atteggiamento perplesso o addirittura di forte critica, che gli avrebbe fatto stroncare la direzione musicale di Stokowsky e ritenere l'episodio animato come un qualcosa che non aveva senso criticare, poiché "totalmente imbecille e che non oppone resistenza" (cfr. il sopracitato commento audio di Brian Sibley).


Disco 45 giri contenente la versione di La sagra della primavera utilizzata in Fantasia
Si tratta di un'edizione in vinile risalente al 1956
(fonte)

Per la produzione dell'episodio, la Disney si avvale della consulenza scientifica di illustri studiosi come il biologo inglese Julian Huxley (1887-1975), il paleontologo Barnum Brown (1873-1963), il direttore del Museo americano di storia naturale (American Museum of Natural History) Roy Chapman Andrews (1884-1960), e l'astronomo 
Edwin Hubble (1889-1953), attivo all'Osservatorio di Monte Wilson (Mount Wilson Observatory), presso il quale alcuni animatori disneyani si recano per studiare le comete e le nebulose, presenti all'inizio dell'episodio di Fantasia. Walt Disney teneva molto alla divulgazione scientifica per mezzo dell'animazione, come da lui stesso raccontato nella sua introduzione al libro francese Le dessin animé (1948, inedito in Italia) di Joseph-Marie Lo Duca, approfondita in questo articolo del blog.


Walt Disney, Edwin Hubble e Julian Huxley.
La foto dovrebbe risalire alla fine degli anni '30, quando Fantasia era in lavorazione
(fonte)

Una nebulosa all'inizio della Sagra della primavera in Fantasia

Il pianeta Terra e la Luna, miliardi di anni fa

Il Sole e il pianeta Terra, alla fine dell'episodio in Fantasia

Il Sole e la Terra

Per quello che invece riguarda l'aspetto dei dinosauri, una delle principali fonti di ispirazione dello staff disneyano fu l'artista Charles R. Knight (1874-1953), mentre la decisione irrealistica di far scontrare un Tirannosauro e uno Stegosauro fu una scelta deliberata dello staff in modo da poter utilizzare la coda uncinata dello Stegosauro durante lo scontro curato dall'animatore Wolfgang "Woolie" Reitherman. All'inizio si era pensato di far scontrare il Tirannosauro con un Triceratopo, ma poi si optò per lo Stegosauro, nonostante esso e il Tirannosauro appartengano a ere diverse (il Giurassico superiore per lo Stegosauro e il Cretaceo superiore per il Tirannosauro) distanti circa 75 milioni di anni l'una dall'altra.



Lo scontro tra lo Stegosauro e il Tirannosauro

Nella lavorazione di Fantasia è coinvolto anche lo scultore cinese Wah Chang (1917-2003), 
che successivamente curò la regia del documentario in animazione a passo uno (stop-motion) sui dinosauri Dinosaurs - The Terrible Lizards (1970, visionabile a questo link), e che soprattutto fu coinvolto, durante gli anni '60, nella realizzazione del telefilm fantascientifico Star Trek (1966-1969), per il quale progettò il phaser, il tricorder, il comunicatore e tanti altri oggetti, nonché varie creature aliene (a questo link si può consultare una lista delle sue creazioni per la serie).


Wah Chang e un suo modellino durante la lavorazione di Bambi (1942)
(fonte)

Wah Chang e il comunicatore da lui ideato per Star Trek
(fonte)

Oltre al contributo semi-sconosciuto di Wah Chang a Star Trek, il telefilm ideato da Gene Roddenberry si riferiva al pubblico asiatico in particolare col personaggio Hikaru Sulu (nome cambiato inizialmente in "Kato" nell'edizione nipponica della serie), interpretato da George Takei, attore americano di origine nipponica che da bambino fu internato in un campo di ricollocamento americano per giapponesi (il Rohwer War Relocation Center in Arkansas) durante la seconda guerra mondiale, il che rende ulteriormente importante la sua partecipazione alla serie, che gli ha così dato la possibilità di riscattarsi socialmente divenendo un punto di riferimento importante sia per le comunità nippo-americane, sia per i giapponesi.


Hikaru Sulu, interpretato da George Takei nel telefilm Star Trek
(fonte)

Riguardo al periodo trascorso in quel campo di internamento in seguito all'attacco dell'esercito giapponese a Pearl Harbor, Takei ha dichiarato:

D'un tratto i cittadini americani di origine giapponese vennero guardati con terrore e sospetto per il semplice fatto che assomigliavano a coloro che avevano attaccato Pearl Harbor. (...)
Ricordo perfettamente il giorno in cui due soldati americani con le baionette montate sui fucili vennero... a bussare alla porta, per deportare la mia famiglia. E ricordo le lacrime che scendevano dal viso di mia madre, mentre ci allontanavamo da casa. Diventò normale iniziare la giornata di scuola in baracche rivestite di cartone catramato giurando fedeltà alla bandiera americana. Vedevo il filo spinato e le torrette delle sentinelle dalla finestra della mia aula, mentre recitavo a gola spiegata parole di libertà e giustizia. 
(cfr. il documentario These Amazing Shadows, 2011, di Paul Mariano e Kurt Norton; Takei ha raccontato pubblicamente la sua esperienza in varie occasioni, tra cui una breve video-intervista reperibile a questo link)
Manga in lingua inglese di Star Trek, pubblicato dalla Tokyopop tra il 2006 e il 2009
(fonte)

L'attenzione alla presenza di personaggi di varie nazionalità fece sì che tra gli estimatori di Star Trek ci fosse perfino Martin Luther King (1929-1968), per via della presenza del personaggio di Uhura, interpretato da Nichelle Nichols, la quale fu convinta proprio da King a non lasciare la serie tv dopo la prima stagione (cfr. questo articolo del blog).


Uhura, interpretata da Nichelle Nichols
(fonte)

Martin Luther King fu ucciso il 4 aprile 1968, poco dopo la conclusione della seconda stagione di Star Trek negli USA (l'ultimo episodio fu trasmesso il 23 marzo 1968), quindi non riuscì a vedere la terza stagione del telefilm, al cui interno si trattarono temi come il razzismo (Sia questa l'ultima battaglia [Let That Be Your Last Battlefield], dal finale pessimista), la storia d'amore interrazziale 
tra il capitano James T. Kirk e un personaggio femminile che alludeva agli Indiani d'America (Il paradiso perduto [The Paradise Syndrome], anche in questo caso dal finale drammatico, con la morte della donna amata da Kirk), giungendo perfino a mostrare il celebre bacio tra Kirk e Uhura (Umiliati per forza maggiore [Plato's Stepchildren]).


Martin Luther King
(fonte)

È utile sottolineare l'importanza di Star Trek per gli afroamericani, poiché dalle comunità nere si levarono critiche e proteste contro gli investimenti finanziari necessari a portare gli "uomini bianchi" sulla Luna nel 1969, a causa delle difficili condizioni economiche e sociali in cui i neri si ritrovavano a vivere negli USA, come rappresentato dal testo della canzone di protesta Whitey on the Moon ("I bianchi sulla luna") di Gil Scott-Heron (1949-2011), una "spoken word" cioè una poesia recitata su base musicale, inclusa nel suo primo disco Small Talk at 125th and Lenox, pubblicato nel 1970 dalla Flying Dutchman.



Copertina del disco di Gil Scott-Heron
(fonte)

Parte di quelle critiche e polemiche forse si sarebbero potute attenuare dando più rilevanza mediatica alla presenza di donne afroamericane all'interno della NASA, che hanno dato un importante contributo all'evoluzione scientifica necessaria per consentire l'arrivo sulla luna, come nei casi di Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, alla cui storia e al libro Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race ("Persone nascoste: La storia delle donne afroamericane che hanno aiutato a vincere la corsa allo spazio", 2016) di Margot Lee Shetterly, è ispirato il recente film Il diritto di contare ("Hidden Figures", 2016) di Theodore Melf.



Copertina del libro di Margot Lee Shetterly
(fonte)

Tornando a Star Trek, mentre in Italia la serie debutta solo nel 1979, a partire dal primo maggio su Telemontecarlo, negli USA il telefilm viene trasmesso negli anni in cui la "corsa allo spazio americana" diviene particolarmente intensa, fino a raggiungere il suo culmine con lo sbarco sulla luna dell'Apollo 11, avvenuto nel luglio 1969. Tutto ciò permise alla serie di essere, da un punto di vista storico, profondamente legata alla reale esplorazione scientifica dello spazio, circostanza emblematicamente testimoniata dall'omaggio della NASA a tutto lo staff di Star Trek, che venne invitato il 17 settembre 1976 alla presentazione dello Space Shuttle Enterprise, così chiamato in omaggio alla celebre astronave guidata dal capitano Kirk. Un resoconto di quella giornata è offerto dall'attore Walter Koenig, l'interprete del personaggio russo Pavel Checov:
Ci invitarono alla presentazione dello Shuttle Enterprise. Non capii quanto fosse significativo finché non arrivai lì. C'erano centinaia di persone e la banda dell'aviazione militare. Il direttore alzò la sua bacchetta e poi l'abbassò. E la banda iniziò a suonare. L'Enterprise arrivò rullando da dietro l'hangar e mentre spuntava il muso, la banda suonò il tema musicale di Star Trek. Noi saltammo su e iniziammo a gridare e a esultare. Fu un momento indescrivibile. E dietro la cabina dello Shuttle c'era quella scritta: Enterprise. Allora capii davvero che eravamo qualcosa di più di un semplice telefilm che va in onda una volta alla settimana. Avevamo lasciato il segno nella nostra cultura. Forse per la prima volta mi sentii in diritto di fare un inchino. Fino ad allora mi consideravo l'interprete di un personaggio secondario, che compariva poco e che cavalcava l'onda del successo di uno show al quale non contribuiva granché. Continuavo ancora a pensarlo, ma realizzai che ero parte di un gruppo e che come gruppo avevamo avuto un impatto, avevamo influenzato la società.
(cfr. il documentario Star Trek - Nascita di una leggenda2016, di Ian Roumain)
Cerimonia pubblica di presentazione dello Space Shuttle Enterprise

Il nome "Enterprise" sullo Space Shuttle

Pavel Checov, interpretato da Walter Koenig
(fonte)

La NASA è coinvolta anche nella produzione di un costoso film che si svolse quasi in contemporanea alla trasmissione televisiva di Star Trek negli USA e che anch'esso lasciò un profondo segno nella storia del cinema e su molti degli spettatori che lo videro nel corso del tempo. Si tratta di 2001 - Odissea nello Spazio ("2001: A Space Odissey", 1968) di Stanley Kubrick, composto da lunghe sequenze come il prologo iniziale con le scimmie dove, come in Fantasia,  il regista racconta qualcosa senza inserire nessun dialogo.



Le scimmie presenti all'inizio di 2001 - Odissea nello Spazio

La realizzazione di 2001 è così raccontata nel saggio Un'odissea del cinema - Il "2001" di Kubrick, di Michel Chion (Lindau, 2000):
Nel comunicato ufficiale che annuncia la messa in produzione del film, all'inizio del 1965, il regista descrive così il progetto:"Journey Beyond the Stars" [titolo iniziale di 2001] è un'epica storia di avventura ed esplorazione, che abbraccia la Terra, i pianeti del nostro sistema solare e un viaggio di anni luce verso un'altra parte della galassia. È un tentativo con fondamenti scientifici - e tuttavia drammatizzato - di esplorare le infinite possibilità che il viaggio spaziale apre ora all'umanità. Il grande biologo J. B. S. Haldane [si tratta di John Burdon Sanderson Haldane (1892-1964)] ha detto: "L'universo non è solo più strano di quello che immaginiamo; è più strano di quello che siamo in grado di immaginare." Quando consideriamo che nella nostra galassia ci sono cento miliardi di stelle, di cui il nostro sole è un esemplare perfettamente medio, e che le stime più attuali indicano il numero di galassie nell'universo visibile in cento milioni, l'affermazione di Haldane suona addirittura conservatrice".
(cfr. pag. 37)
L'uscita del film è annunciata per il dicembre del 1966, tenendo conto dei tempi necessari per i "trucchi" ("tricks"), come allora sono chiamati gli effetti speciali. (...)
(cfr. pag. 39)
Copertina del saggio di Michel Chion
Il film, in questo stadio, per come si prevede di proiettarlo in sala, ha inizio con un prologo documentario in 35 mm, in bianco e nero, di una decina di minuti, che è stato girato, costituito da un montaggio di interviste con autentici specialisti di vari settori. Kubrick racconta di essersi reso conto che questo prologo non era una buona idea solo alla fine del montaggio, dopo la prima proiezione ai dirigenti della MGM a Culver City, all'inizio del 1968. Queste interviste escluse dal film sono parzialmente trascritte nel lavoro di Jerome Agel [riferimento al libro The Making of Kubrick's 2001, edito nel 1970], dal quale apprendiamo che affrontavano in particolare le questioni dell'unicità o pluralità delle forme di vita, del posto assai periferico occupato dall'uomo nell'universo, della possibilità per l'uomo di entrare in contatto con delle specie viventi anche lontane dal sistema solare, di come si trasforma la fede in Dio e nella religione alla luce delle scoperte dell'immensità dell'universo (e tra le altre la questione della compatibilità dell'ipotesi extraterrestre con la religione giudaica). Sono inoltre evocate l'origine della vita sulla Terra, la possibilità che i computer raggiungano il grado di complessità degli esseri viventi e della mente umana ecc.
Copertina del libro di Jerome Agel su 2001
(fonte)
Non si tratta soltanto, in questo stadio, di garantire al film un'attendibilità scientifica e di farne un documentario romanzato. Questo prologo costituisce anche un effetto spettacolare e formale che si era soliti trovare nei primi spettacoli in Cinerama: consente di iniziare con immagini in "formato piccolo", magnificando così ciò che segue, ovvero lo sfoggio del grande schermo, del colore e del suono stereofonico. L'idea del prologo resta tuttavia presente, lo abbiamo detto, attraverso tutto il film, dove ciascuna parte sembra una preparazione più o meno sviluppata della successiva, fino a un finale aperto. (...)
La produzione inizia nel 1965 (...). Da quel momento una delle ossessioni del regista sarà la lotta contro il tempo, per finire prima del vero sbarco sul nostro satellite. Il film si salvò, se così si può dire, a causa di un terribile incidente accaduto nel 1967 su Apollo 7 [riferimento errato a ciò che accadde all'Apollo 1, il cui equipaggio morì durante un'esercitazione], che rallentò di più di due anni la messa a punto della missione lunare definitiva.
L'equipaggio dell'Apollo 1
(fonte)
Il titolo è ormai quello che conosciamo. Kubrick chiede espressamente che lo si pronunci "two thousand and one" e non, come consentito nell'uso inglese, "twenty zero one", che a lui suona meno bene. 
Le riprese iniziano il 29 dicembre 1965 negli studi di Shepperton, a sud di Londra, con la scena della scoperta del monolito sulla Luna (...) [Arthur C.] Clarke [l'autore del racconto La sentinella (1948), a cui 2001 è ispirato] ricorda che all'epoca "non si sapeva neanche a cosa assomigliasse la superficie della Luna vista da vicino. Si temeva che le prime parole che avrebbe pronunciato un astronauta nel poggiare i piedi sul suolo del satellite potessero essere "aiuto!", prima di scomparire in uno strato di polvere lunare simile al borotalco". Poi aggiunge che le loro teorie sulla natura del suolo lunare non sono state granché smentite dallo sbarco reale: "L'unica cosa a rivelare che 2001 è stato girato prima dell'epoca Apollo, è che i nostri paesaggi lunari sono più frastagliati di quelli veri (erosi sin dalla notte dei tempi dalla polvere meteoritica)". 
(cfr. pag. 40-41)
Poster nipponico del film 2001 - Odissea nello Spazio
(fonte)

Tra gli estimatori del film di Kubrick, vi fu un giovane cantante britannico che ispirato dalla visione di 2001 e dai progressi nell'esplorazione dello spazio, creò la canzone Space Oddity nel 1969, che venne poi scelta dalla BBC in quello stesso anno per accompagnare le immagini dello sbarco dell'Apollo 11 sulla Luna. Si trattava di David Bowie...



CONTINUA


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