giovedì 14 novembre 2019

Leiji Matsumoto: il suo legame con la musica classica europea e l'attenzione per le colonne sonore delle sue opere d'animazione



Per celebrare i 40 anni dall'esordio televisivo italiano della prima serie di Capitan Harlock (debuttò il 9 aprile 1979 su Raidue) e in occasione della visita italiana a novembre 2019 del suo autore Leiji Matsumoto, durante la quale il 18 novembre a Bologna sarebbe dovuto essere accolto con un omaggio musicale nella Sala Rossa di Palazzo D'Accursio del Comune di Bologna, si fornisce un approfondimento sull'importanza della musica nelle opere d'animazione ispirate ai manga o ai personaggi ideati da Matsumoto, proseguendo così quel discorso iniziato con l'intervista a Emiliano Bernagozzi, sulla presenza dello strumento musicale italiano dell'Ocarina (ideato a Budrio, in provincia di Bologna) nella prima serie tv dedicata a Capitan Harlock.


Primo volume nipponico del manga L'Anello del Nibelungo di Leiji Matsumoto
(fonte)

Quanto sia importante la musica per le opere d'animazione ispirate ai fumetti di Leiji Matsumoto, viene chiarito dallo stesso autore nipponico, grazie a quanto da lui stesso scritto in due brevi saggi pubblicati in fondo a
i volumi 2 e 6 del suo manga L'Anello del Nibelungo (edito in Italia da Hazard Edizioni nel 2006-2007), liberamente ispirato all'omonimo ciclo di quattro drammi musicali (L'oro del Reno, La Valchiria, Sigfrido e Il crepuscolo degli dei) di Richard Wagner (1813-1883):
Quando, in passato, vidi un film biografico su di un compositore, ci fu un dialogo che mi rimase molto impresso: "I suoni esistevano prima delle parole. Perciò la musica è immortale". Ciò che intendo è che al mondo i "suoni" e la "musica" esistevano già da prima, mentre le parole sono arrivate come accompagnamento solo in seguito. Così è anche per le mie opere, in quanto ho spesso l'impressione che la "musica" risuoni sempre nella mia testa prima, e i fumetti siano generati da essa. Faccio un esempio.
Quando il mio "Ginga Tetsudo 999" (Galaxy Express 999 [pubblicato dal 1977 al 1981]) divenne un cartone animato televisivo [1978-1981], io chiesi allo staff [le musiche della serie erano curate da Nozomi Aoki, celebre per aver lavorato a Ken il guerrierodi utilizzare come immagine musicale di riferimento "Peer Gynt" di [Edvard] Grieg, "musica di scena", abbinata all'omonimo dramma di [Henrik] Ibsen. Il protagonista Peer Gynt, pieno di vitalità, vive tutte le avventure possibili e immaginabili viaggiando per il mondo su una nave. Quando, col tempo, si stanca e ritorna nella sua terra natale, lo attende la morte della madre...
Il giovane Tetsuro e la misteriosa Maetel
Copertina del vol. 2 del manga del Galaxy Express 999
Si tratta dell'edizione italiana curata da Panini/Planet Manga
Peer Gynt coincide davvero con la figura di Tetsuro [il protagonista di Galaxy Express 999, chiamato "Masai" nell'edizione italiana della serie tv], che viaggia nello spazio alla ricerca di un corpo meccanico. Ricordo di avere avuto delle riunioni con lo staff perché volevo che prendessero come base in particolari brani calmi quali "La morte di Ase" [nome corretto: "Aase", è la madre di Peer Gynt], "Il pianto di Ingrid" [Ingrid è una ragazza abbandonata da Peer Gynt], e "Il canto di Solvejg" [o "Solveig", il nome di una donna innamorata di Peer Gynt, che ne attende a lungo il ritorno], presenti nella suiteCredo che, probabilmente, Peer Gynt si trovasse in qualche angolo della mia testa già nel momento in cui ideai "Ginga tetsudo 999" (Galaxy Express 999) per la prima volta e ho la sensazione che quel pezzo, che da ragazzo avevo ascoltato in continuazione, avesse già attecchito nel profondo della mia anima.
Tetsuro Hoshino e Maetel nella serie animata del Galaxy Express 999
In Italia, nella serie tv, i loro nomi sono stati cambiati rispettivamente in "Masai" e "Maisha"
Davvero "la musica esisteva prima del fumetto". E la presente opera, "L'Anello del Nibelungo", è il lavoro a fumetti che lo dimostra con i fatti. Per più di quarant'anni ho continuato a desiderare di trasporre "L'Anello del Nibelungo" a fumetti. E ora lo sto finalmente realizzando.
(cfr. l'articolo L'incontro con Wagner, di Leiji Matsumoto, contenuto nel vol. 2 del suo manga L'Anello del Nibelungo, edito da Hazard Edizioni nel 2006)
Poster nipponico del primo film d'animazione del Galaxy Express 999
Il film è stato prodotto nel 1979 e il protagonista Tetsuro qui ha un diverso aspetto fisico
Nel film sono presenti anche Harlock e Emeraldas/Esmeralda
(fonte)
In breve, i suoni nella mia testa, trasmessi attraverso la penna, arrivano a svilupparsi sul foglio sottoforma di fumetto, ad esempio facendo entrare in scena le guerriere Valchirie in "Ginga Tetsudo 999" (Galaxy Express 999) [episodi 44-45 della serie animata e volume 7 dell'edizione italiana del manga pubblicata da Panini/Planet Manga]. E su una rivista di musica ho pubblicato, a puntate, minibiografie dei musicisti che amo. [come i direttori d'orchestra Herbert von Karajan, Bruno Walter e Wilhelm Furtwangler, dei quali è disponibile diverso materiale nelle teche Rai] (...)
Per finire, ho presentato addirittura un vademecum a fumetti destinato agli studenti delle medie e delle superiori, su "Wagner, il rivoluzionario della musica". Così, la musica risuona sempre nella mia testa [in particolare Matsumoto è affezionato a Beethoven, Schubert e Wagner].
Copertina del volume nipponico "Fumetsu no Allegretto" (1979) di Leiji Matsumoto
Il volume raccoglie i 12 racconti biografici a fumetti dei musicisti amati da Matsumoto
Il titolo rimanda a "L'allegretto" della settima sinfonia di Beethoven
Il volume è stato ristampato in Giappone nel dicembre 2018
(fonte)
Copertina dell'edizione 2018 del volume "Fumetsu no Allegretto"
Questa edizione contiene materiale aggiuntivo rispetto a quella precedente
Al suo interno è presente un fumetto ispirato a Nicola (o Nicolò) Amati
(fonte)
Anche quando "L'oro del Reno", prima parte della mia serie de "L'Anello", è stato trasposto in OVA [Original Video Animation, cioè opere d'animazione prodotte direttamente per il mercato home video, note anche come OAV](...), ho richiesto allo staff: "Vorrei che la musica sia realizzata con particolare cura". Come risultato, l'incarico è stato affidato a Kaoru Wada, compositore che negli ultimi anni ha presentato splendide musiche in opere quali "Inuyasha", e le esecuzioni e le registrazioni sono state effettuate in Russia per mano della Moscow International Symphony Orchestra (direttore d'orchestra Konstantin D. Krimets). I brani di Wagner e le musiche originali di Wada si sono combinati splendidamente, ottenendo proprio l'effetto da grande sinfonia che mi immaginavo.
(cfr. l'articolo L'incontro con Wagner II, di Leiji Matsumoto, contenuto nel vol. 6 del suo manga L'Anello del Nibelungo, edito da Hazard Edizioni nel 2007)
Edizione dvd della Dynit dell'adattamento animato del manga di Leiji Matsumoto

La presenza di un accompagnamento orchestrale è una caratteristica peculiare delle colonne sonore di molti anime legati a Leiji Matsumoto, fin dai tempi della prima serie de
La Corazzata Spaziale Yamato (1974-1975), in Italia nota come "Star Blazers", poiché l'edizione nostrana della serie animata fu basata su quella statunitense (intitolata appunto "Star Blazers") e non su quella originale nipponica.

Copertina del disco 33 giri con la colonna sonora del primo film della Yamato
Fu pubblicato in Giappone nel 1977 dalla Columbia
(fonte)

La cura nella colonna sonora della serie ad opera di
Hiroshi Miyagawa risalta ulteriormente nel film di montaggio La Corazzata Spaziale Yamato (titolo inglese: "Space Cruiser Yamato" o "Space Cruiser"), realizzato nel 1977 dal produttore Yoshinobu Nishizaki insieme a Matsumoto allo scopo di riassumere l'intera serie e riproporla per poter rimediare al flop della messa in onda televisiva, che comportò una riduzione del numero complessivo di episodi (passando dai 39 previsti ai 26 effettivi) e la scomparsa di molte vicende narrative, come l'introduzione del pirata spaziale Capitan Harlock (in questo caso la sua vera identità sarebbe dovuta essere quella di Mamoru Kodai/Alex Wildstar, il fratello del protagonista Susumu/Derek), il quale è comunque presente nel manga associato alla serie curato da Leiji Matsumoto.

Dessler (in Italia "Desslok"), Starsha e Mamoru Kodai/Harlock
Disegni preparatori per la prima serie della Corazzata Spaziale Yamato
(fonte)

La creazione della colonna sonora della prima serie della Yamato e del conseguente lungometraggio da essa derivata, è stata così raccontata dal compositore Hiroshi Miyagawa:

Non ho molta confidenza con lo stile classico [musicale], così ho scritto la musica principalmente in uno stile popolare. Ci sono alcune melodie che ho composto seguendo l'idioma della musica popolare, unito a un gusto classico. Scena dopo scena, a seconda di quale fosse il personaggio presente, ho usato uno stile sulla falsariga di quello classico, così come se fosse una sorta di musica barocca o un'imitazione della musica contemporanea nello stile di Stravinskij.
[Riguardo alla composizione dell'orchestra che ha suonato le musiche della prima serie, Miyagawa ha spiegato che] C'erano due o tre trombe, due tromboni, un flauto, un oboe e un clarinetto, due corni, circa quattordici archi, e un unico elemento per il pianoforte, la grancassa, la chitarra, e due strumenti a percussione. Credo che per essere solamente un'orchestra di una serie tv, fosse un gruppo stravagante. Non era una grande orchestra, c'erano forse 30 musicisti.
Edizione in cd delle musiche strumentali del primo film della Yamato
Fu pubblicato in Giappone nel 1995 dalla Columbia
L'illustrazione di copertina è opera di Leiji Matsumoto
(fonte)

A differenza della serie tv, il film della Corazzata Spaziale Yamato esce in Giappone nell'agosto 1977 ottenendo un grande successo di pubblico, decretando la produzione di un sequel cinematografico e di una seconda serie tv, dando così il via a ulteriori produzioni animate della saga della Yamato, alla popolarità di Leiji Matsumoto, alla diffusione delle pubblicazioni specializzate sull'animazione, e al cosiddetto "anime boom" in Giappone grazie al quale si diffonde l'utilizzo del termine "anime" per indicare la "nuova" animazione giapponese, come raccontato da Francesco Prandoni nel suo libro Anime al cinema:
"Anime", storpiatura giapponese di "animation", è infatti un esotico neologismo che, con il fenomeno portato da Yamato, entra nel vocabolario giapponese corrente, nel tentativo di creare un distinguo con i termini "manga eiga" (film di manga) e "Tv manga" (manga televisivo), usati fino a quel momento per indicare i cartoni animati. "Manga", che letteralmente significa "disegno buffo", e viene usato anche per indicare il fumetto, possiede un'accezione vagamente dispregiativa di "prodotto per bambini", divertente e caricaturale. Con "anime", la nuova generazione di appassionati vuole indicare una forma di fiction che possiede una sua dignità e complessità. È ancora questo vocabolo che va a comparire su un nuovo tipo di rivista, interamente dedicata all'animazione e al suo mondo, con fotogrammi, disegni preparatori e interviste agli staff.
La prima di queste riviste si chiama Animage, uscita nel giugno 1978 [la datazione corretta è luglio 1978] in occasione di Saraba Uchu Senkan Yamato [si tratta di Addio Yamato, il secondo lungometraggio dedicato alla corazzata spaziale, un vero e proprio kolossal animato della durata di oltre 2 ore e 30 minuti, uscito in Giappone nell'agosto 1978]. La copertina del primo numero, naturalmente, raffigura la corazzata spaziale. Tra il 1979 e il 1981 nascono altre cinque riviste analoghe (Animec, The Anime, My Anime, Animedia), ma iniziano anche a uscire volumi monografici dedicati alle serie più famose.
Copertina del primo numero della rivista nipponica Animage
Fu pubblicato nel luglio 1978
(fonte)
Yamato costituisce anche un successo personale per Matsumoto Leiji e il suo romanticismo spaziale: tra il 1977 e il 1983, ben quindici dei suoi soggetti vengono trasposti in film e serie televisive, senza naturalmente contare Yamato. I maggiori riconoscimenti sono tributati a Ginga Tetsudo 999 (1979) [si tratta del lungometraggio Galaxy Express 999 - The Movie, in Italia arrivato direttamente in home video grazie alla Yamato Video], un film di 129 minuti che, con un miliardo e 650 milioni di yen, diventa il miglior incasso giapponese dell'anno, dimostrando ancora una volta come un film di animazione possa rivelarsi assai più redditizio di un film dal vero.
Un'altra novità portata dall'anime boom consiste negli "event", manifestazioni a tema che sfruttano il desiderio di partecipazione e identificazione dei fan con i loro personaggi preferiti. Ecco quindi Nishizaki e Matsumoto che, in candide divise di marina, inaugurano "crociere di avventura e romanticismo" per 500 sorteggiati (1980), o ancora lo stesso Matsumoto che guida viaggi su convogli ribattezzati "999", arrivando fino a Shanghai.
(cfr. Francesco Prandoni, Anime al cinema - Storia del cinema di animazione giapponese 1917-1995, Yamato Video, pag. 74-75)
Vhs italiana del primo film del Galaxy Express, insieme ad altro materiale sulla serie

Come già detto, tra gli elementi che contribuiscono al successo nipponico della saga della Yamato c'è la grande cura della colonna sonora, caratteristica che viene mantenuta anche per la produzione della prima serie di Capitan Harlock (1978-1979) ad opera della Toei Animation, dove il compositore
Seiji Yokoyama collabora con la Columbia Symphony Orchestra per la registrazione delle musiche della serie. La presenza di uno strumento musicale come l'ocarina accanto all'arpa, all'armonica a bocca (presente in molti film western come nel celebre caso di C'era una volta il West [1968] di Sergio Leone), e al più tradizionale (per il pubblico giapponese) shamisen (ep. 16, strumento associato alla famiglia di Yuki), contribuisce a creare un'atmosfera musicale molto originale e internazionale, rispettando così il fascino di Matsumoto per la musica europea e in particolare per l'Italia, come da lui stesso dichiarato:
La musica italiana mi piace davvero molto. Ecco, partendo proprio dalla musica, poi dall'arte e dal design, ricavo del vostro Paese un'impressione in un certo senso romantica, ridente. Un'immagine di luogo raffinato, dall'atmosfera davvero romantica, che penetra sempre più a fondo in me, e che poi ho allargato ad abbracciare l'Europa intera. (...)
A me piace tantissimo la musica classica e anche le canzoni tradizionali dei vari paesi. Quelle italiane e francesi mi piacciono enormemente. Sono romantiche, hanno atmosfera. Esprimono simpatia. Colpiscono al cuore. Sono moltissime le canzoni italiani o francesi quiete, che ti penetrano dentro. Mi emoziona immaginare i panorami di quei Paesi incantato da quelle canzoni. E quando ho fissato tutto ciò in me, realizzo le mie opere di fantascienza trasferendovi queste emozioni. Poi mi piace il design degli abiti, vedere come cambia con il passare delle epoche.
(cfr. l'articolo-intervista Di pirati spaziali e viaggi intergalattici, di Loris Cantarelli e Francesco Nicodemo, Fumo di China n. 213, marzo 2013)
I personaggi di Leiji Matsumoto sulla copertina di Fumo di china
(fonte)

Foto e spartiti relativi alla creazione della colonna sonora nipponica della prima serie di Capitan Harlock
Fascicolo inserito nel disco 33 giri in vinile pubblicato dalla Survival Research nel 2019
(info)

Oltre all'ocarina, un particolare riferimento musicale all'Italia è riscontrabile nel finale del film Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza (1982), durante la scena in cui viene celebrato da Harlock il funerale spaziale di alcuni personaggi, poiché la musica che accompagna quelle immagini è una variazione del cosiddetto "Adagio Albinoni", il cui vero nome è Adagio in Sol minore (1958, "Adagio in G minor"), opera di Remo Giazotto erroneamente attribuita a Tomaso Albinoni. L'Adagio è stato spesso utilizzato al cinema in film come Gli anni spezzati (1981) di Peter Weir, Il processo (1962) di Orson Welles, La rabbia (1963) di Pier Paolo Pasolini, Rollerball (1975) di Norman Jewison, e perfino in Flashdance (1983) di Adrian Lyne.


La cerimonia funebre accompagnata dall'Adagio in Sol minore (Adagio Albinoni)
Dal film Capitan Harlock - L'Arcadia della mia giovinezza

Il primo incontro di Leiji Matsumoto con la musica classica europea e in particolare con quella di Richard Wagner, è stato così raccontato dal fumettista giapponese:

Questa storia risale un po' indietro nel tempo al 1951-52, subito dopo la fine del conflitto. A quei tempi, ero uno studente delle medie, e Kokura, la città in cui vivevo, era stata ricostruita in modo piuttosto approssimativo e tutt'intorno aleggiava un'atmosfera di abbandono.
A quell'epoca, camminando all'aperto, si vedevano un sacco di cose abbandonate ai bordi delle strade, come mobili, vestiti... quasi tutte cose che appartenevano a persone morte in guerra. Qualcosa di simile a quello che ora viene definito come "scarico illegale di rifiuti ingombranti".
Vi erano spesso montagne di dischi SP. Un giorno, da quella montagna di rifiuti raccolsi un set di questi dischi e li portai a casa, dove provai ad ascoltarli.
Frenando la mia impazienza, appoggiai delicatamente la puntina del grammofono. Si trattava di un modello a mano della Victor, che mio padre, pilota dell'esercito, aveva acquistato a Shanghai.
In breve, dopo una serie di rumori scoppiettanti, risuonarono suoni bassi ed enigmatici. Un timbro sinistro, che sembrava ribollire dal fondo della terra. "Ma che cos'è? E questa sarebbe musica?".
Di lì a poco, diversi suoni iniziarono a sovrastare gli alti e i bassi, e il tutto iniziò a trasformarsi in una musica simile allo scorrere di un grande fiume. E quando una furiosa fanfare di trombe suonò all'impazzata, il tutto mutò in una musica d'insieme orchestrale tanto imponente da farmi temere che il grammofono si rompesse.
Ammutolito e attonito, precipitai in una sorta di catalessi, sembrava mi avessero tolto l'anima. A questo mondo poteva esistere una musica tanto meravigliosa!?
Guardando la superficie del disco, vidi che c'era scritto: "Musica di Wagner / Marcia funebre di Sigfrido". Seppi solo in seguito che si trattava della musica di una famosissima scena eseguita all'interno de "Il crepuscolo degli dei", ultima opera della tetralogia "L'Anello del Nibelungo" di R. Wagner.
Libretto tedesco de L'Anello del Nibelungo di Richard Wagner
(fonte)
Quella fu l'occasione che mi fece conoscere e subito amare la musica classica, con Wagner al centro. E così, i dischi ricevuti da un defunto mi aprirono gli occhi alla musica (nella montagna di dischi che avevo raccolto c'erano anche "Del destino" [della quinta sinfonia di Beethoven] e "L'allegretto immortale" della settima [sinfonia] di Beethoven).
Ma furono dischi anche le cose che comprai con i primi compensi per le mie bozze, ai tempi del liceo. Lo ricordo, chiaramente anche ora. Fu l'interludio de "I gioielli della madonna", famosa opera lirica di [Ermanno] Wolf-Ferrari.
Anche in seguito, quando riuscivo a malapena a mangiare, non feci altro che acquistare un disco dopo l'altro. E in qualche modo, riuscii anche a procurarmi un impianto stereo, anche se molto piccolo (riuscii anche a costruirmi da solo un grammofono elettrico).
(cfr. l'articolo di Matsumoto nel vol. 2 del manga L'Anello del Nibelungo)
Quarto volume del manga L'Anello del Nibelungo di Leiji Matsumoto
Pubblicato in Italia da Hazard Edizioni nel 2006
Nell'epoca in cui raccolsi quei dischi, non conoscevo né la struttura complessiva de "L'Anello del Nibelungo", né quali altre melodie comprendesse. Ero solo dominato dal suo timbro maestoso e solenne, simile allo scorrere di un grande fiume.
In seguito, all'inizio degli anni '30 dell'era Showa (dal 1955 al 1965), fu decisa la trasmissione in più giorni dell'intera tetralogia de "L'Anello" su radio NHK (a pensarci adesso, forse si trattava di registrazioni in diretta dal festival musicale di Bayreuth).
Sui giornali, in sintonia con quelle trasmissioni, vennero pubblicati i riassunti dell'intera tetralogia de "L'Anello". Quando provai a leggerli, mi resi conto che si trattava di una storia meravigliosa oltre ogni dire.
Sembrava che, attorno all'anello d'oro con cui si può dominare il mondo, si svolgesse una grande disputa con dèi, mostri (la stirpe dei nibelunghi), giganti, esseri umani e folletti nella mischia.
Per di più, stando ai giornali, la vicenda era delineata in modo che, alla fine, la stirpe degli dèi si estinguesse ed arrivasse l'era degli esseri umani.
Ricordo che, al solo leggere quei riassunti, mi esaltai esclamando: "Un giorno ridurrò quest'opera in fumetto! E la porterò avanti trasformandola in disegno animato!" [il manga dell'Anello esordisce nel 1990 in Giappone, mentre la sua trasposizione animata prodotta appositamente per il mercato home video, intitolata "Harlock Saga - L'anello dei Nibelunghi", debutta nel 1999].
Cofanetto dvd statunitense della serie Harlock Saga - L'Anello del Nibelungo
Avendo sentito solo la predetta "Marcia funebre di Sigfrido", intendevo ascoltare assolutamente anche gli altri brani. In ogni caso, non potevo lasciarmi sfuggire questa occasione, anche solo per il fatto che, all'epoca, non erano ancora comparsi dischi contenenti tutti i brani della tetralogia. Così, con i ritagli di giornale in una mano, mi attaccai alla radio. Tuttavia...
Quando, finalmente, provai ad iniziare, non ci capivo molto. Di tanto in tanto sentivo anche delle musiche veementi, ma poiché, per quanto conoscessi i riassunti dell'opera, non possedevo il riassunto del libretto con traduzione a fronte, non comprendevo il preciso significato dei dialoghi in tedesco. Non avevo la minima idea di cosa diavolo stessero dicendo (=cantando). E, di lì a poco, stavo quasi per addormentarmi.
Quando si arrivò a "La Valchiria", la seconda parte (prima giornata), mi giunse all'orecchio la melodia della famosa "Cavalcata delle Valchirie", al che mi risvegliai di colpo, ma la lunghezza di certe scene, come quella della lite coniugale tra Wotan [riferimento al dio  nordico Odinoe Fricka [si tratta della divinità Friggnel secondo atto, che sembra continuare all'infinito, era tanto pesante da farmi venire voglia di dire: "Basta, lasciatemi stare". Ricordo di aver avuto la leggermente inquietante impressione che l'uomo Wagner fosse un ossessivo patologico.
Così, in linea di massima, sentii l'opera fino alla sua conclusione, pur dormendo per metà, ma parlando francamente pensai: "Non l'ho capita bene", tuttavia: "È un'opera vigorosa su una scala straordinaria oltre ogni dire".
(cfr. l'articolo di Matsumoto nel vol. 6 del manga L'Anello del Nibelungo)
Secondo volume del manga dell'Anello del Nibelungo di Leiji Matsumoto

Grazie a quei dischi poi Matsumoto riuscì a raggiungere Tokyo, per tentare di intraprendere l'attività professionale di fumettista:
Avevo finalmente deciso di andare a Tokyo. I redattori della casa editrice mi aiutarono trovandomi una pensione decente dove poter alloggiare. Ma i soldi non erano lo stesso sufficienti.
Guardandomi intorno, capii che le uniche cose che potevano trasformarsi in denaro erano le montagne di dischi e l'impianto stereo. Non c'era altro da fare. Dovevo separarmi per un po' anche da Wagner. Senza esitazione alcuna, portai al banco dei pegni dischi e impianto stereo e misi insieme un po' di soldi. Pensai "i dischi e lo stereo li ricomprerò quando, un giorno, potrò vivere con i fumetti. Ma forse non avrò una seconda occasione per andare a Tokyo, se mi lascio scappare questa. Se un giorno avrò successo come fumettista, allora acquisterò un impianto di alto livello e una montagna di dischi"...
Pensando a queste cose, mi decisi. Detraendo le spese per il biglietto e altre cose del genere, mi restarono in mano circa settecento yen, l'equivalente oggi di più o meno settemila yen.
Misi quei settecento yen in tasca e saltai sul treno notturno per Tokyo. (...) Acquistai tre uova sode alla stazione che divorai traballando su quel treno. E così riuscii davvero ad arrivare a Tokyo grazie ad un impianto stereo e a dei dischi, a cominciare da quelli di Wagner.
(cfr. l'articolo di Matsumoto nel vol. 2 del manga L'Anello del Nibelungo)
Copertina di un volume nipponico del manga Otoko Oidon di Leiji Matsumoto
Si noti la presenza dell'uccello Tori-san nella copertina, in seguito compagno di Harlock
(fonte)

Dopo essere divenuto un fumettista professionista (in particolare grazie al manga
Otoko Oidon, pubblicato dalla Kodansha nel 1971-1973), Matsumoto iniziò a pensare alla sua versione fumettistica de L'anello:
Il soggetto de "L'Anello" era sicuramente la mitologia germanica, e non aveva alcun senso che io mi cimentassi nel trasporre in fumetto quella mitologia così com'era. Mi tormentavo continuamente... nel pensare se non ci fosse un qualche modo di realizzare l'opera in modo più personale.
In breve, arrivai a disegnare molte opere di fantascienza, e a pensare: "Così potrebbe funzionare". Come George Lucas, nella serie di film "Guerre Stellari" [a loro volta molto influenzati dalla cultura nipponica, cfr. questo articolo del blog], aveva architettato una caratteristica concezione del mondo, così anch'io nelle mie opere fantascientifiche, quasi senza accorgermene, avevo ultimato un mondo. Mi sarebbe bastato calarvi il mondo de "L'Anello", e proprio in quel modo l'avrei ottenuto alla mia maniera.
Correva il 1990 quando misi mano alla trasposizione a fumetti de "L'Anello" (...). Erano trascorsi circa quarant'anni per arrivare a disegnare quel fumetto. Forse avrei potuto cimentarmi in quest'impresa anche da giovane, ma grazie a quell'attesa di quarant'anni, con tutte le sue relative preoccupazioni, avevo potuto ultimare un mio caratteristico mondo. In fin dei conti, pensai di aver fatto proprio bene ad aspettare.
(cfr. l'articolo di Matsumoto nel vol. 6 del manga L'Anello del Nibelungo)
Poster giapponese del film L'Impero colpisce ancora (1980)
Si tratta del secondo film della trilogia originale di Guerre Stellari/Star Wars
(fonte)

Per concludere questo approfondimento sul legame che unisce Matsumoto alla musica (testimoniato anche dalla sua collaborazione con la band francese Daft Punk per il film d'animazione Interstella 5555 del 2003), si ricorda che l'intento di divulgare nel pubblico televisivo un maggior apprezzamento e una maggiore conoscenza della musica classica era presente anche nella linea editoriale adottata dalla Rai per la "tv dei ragazzi" degli anni '70 (cfr. questo articolo del blog), il che contribuì alla realizzazione del programma Gli eroi di cartone (1970-1971), ideato e diretto dal bolognese Luciano Pinelli, che insieme a Nicola "Nico" Garrone (il padre del regista Matteo Garrone) ne scrisse i testi trattando in modo critico il mondo dell'animazione americana a partire dalle origini, unendo informazioni sul contesto storico di produzione dei cartoons ad altre sulla musica popolare in quell'epoca (ad esempio il jazz e il blues, come nel caso del cartoon Minnie the Moocher [1932] della serie di Betty Boop, dove è presente il jazzista Cab Calloway, interprete di un celebre brano del 1931 con lo stesso titolo, da lui poi eseguito anche nel film The Blues Brothers [1980] di John Landis), facendo affidamento sul talento e sulla presenza alla conduzione di un giovane Lucio Dalla, in seguito divenuto uno dei più celebri e importanti cantautori italiani.

Poster nipponico del film d'animazione Interstellar 5555 (2003)
Il film è frutto della collaborazione tra i Daft Punk e Leiji Matsumoto
(fonte)

P.S. A conclusione dell'articolo si segnala che alla prima serie animata di Capitan Harlock prende parte anche il pittore Mukuo Takamura, responsabile dei fondali della serie, tra i quali rimane particolarmente memorabile il cielo al tramonto che si vede nel corso della sigla di coda. L'arte di Takamura si legò particolarmente al mondo della musica grazie al film d'animazione Goshu il violoncellista (1982) di Isao Takahata, del quale è disponibile nel blog un approfondimento a questo link.

Dalla sigla di coda della prima serie di Capitan Harlock

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