Nel 1977 esce, nei cinema di tutto il mondo, Guerre Stellari (Star Wars, ora meglio noto come Episodio IV - Una nuova speranza) di George Lucas, destinato a divenire il capostipite di una grande saga fantascientifica, tuttora in prosecuzione e attiva su più fronti mediali.
Locandina italiana di Guerre Stellari |
Ne è testimonianza emblematica la continua produzione di videogiochi, serie animate, romanzi e ogni altro genere di prodotto derivativo che contribuisce a espandere l’universo narrativo creato dal cineasta, che con quel primo film del 1977 ha ottenuto un enorme successo in tutto il mondo, influenzando fortemente il cinema fantascientifico (ma anche il cinema americano tout court, basti pensare alla sempre più massiccia presenza, negli anni successivi, di pellicole sempre più costose in cui si ricorre ai progressi fatti nel campo degli effetti speciali, sonori e visivi dall’Industrial Light & Magic, azienda fondata proprio da Lucas), nonché la produzione animata e fumettistica internazionale, in particolare in Giappone, dove la pellicola di Lucas viene accolta con grande entusiasmo, esercitando un’influenza immediata sull'animazione nipponica, creando così un reciproco scambio culturale tra USA e Giappone, poiché in precedenza Lucas aveva a sua volta ampiamente attinto a opere e cultura del paese del Sol Levante per creare Guerre Stellari.
Come scritto sopra, non
mancano nemmeno numerosi riferimenti alla cultura nipponica. Nel corso di Guerre Stellari, infatti, è
riscontrabile un’evidente influenza del film La fortezza nascosta (1958) di Akira Kurosawa, ad esempio nella
sequenza del “dialogo” tra i due droidi (C1-P8 e D-3BO, chiamati R2-D2 e C3-PO nell’edizione
originale) che camminano soli sul pianeta desertico Tatooine, bisticciando e
finendo col separarsi, per poi tornare a ricongiungersi dopo una serie di
eventi e rinsaldare la loro amicizia.
Locandina giapponese del film La fortezza nascosta |
Una sequenza analoga è infatti presente all’inizio del film di Kurosawa, dove due ladruncoli camminano in una valle desolata per poi litigare e dividersi, ma riunendosi successivamente, tornando ad essere amici. Altre analogie tra il film di Lucas e quello di Kurosawa sono presenti nella sequenza del primo incontro con Obi-Wan Kenobi (in apparenza un vecchio eremita, mentre in realtà è un anziano e valoroso cavaliere Jedi), che ricorda (per ambientazione e tecnica narrativa) l’incontro dei due ladri col guerriero misterioso interpretato da Toshiro Mifune (anche in questo caso il personaggio di Mifune sembra essere solo un burbero montanaro, ma in realtà è un coraggioso samurai che deve proteggere una principessa da un malvagio esercito).
Per il corretto comportamento che i cavalieri Jedi devono mantenere e rispettare nel vivere e nel combattere per proteggere l’umanità (pena il cedimento al Lato Oscuro della Forza), Lucas ha confessato di essersi ispirato al rigoroso codice d’onore dei samurai, in particolare alla caratterizzazione che ne dà il film I sette samurai (1954) di Kurosawa, film che impressionò molto il regista statunitense, come si evince dalle sue seguenti parole: "La prima volta che ho visto I sette samurai sono stato sbalordito dalla straordinaria energia che si sprigionava dallo schermo, fu per me uno shock culturale indimenticabile" (cfr. Aldo Tassone, Akira Kurosawa, Il Castoro, 2004, p. 77).
In quel film di Kurosawa (divenuto oggetto di un remake animato, con la serie Samurai 7 del 2004), si racconta la storia di alcuni samurai che accettano il
rischioso compito di proteggere un villaggio di poveri contadini da dei feroci
briganti. Anche se i contadini, a parte la gratitudine, non hanno molto da
offrire in pagamento, i samurai decidono lo stesso di compiere questa onorevole
missione, consapevoli della sofferenza provata dai contadini.
Per la creazione del termine “Jedi” (pronunciato “giedai” in inglese), inoltre, Lucas si ispira alla parola giapponese “jidai-geki” che solitamente è utilizzata per indicare i film in costume coi samurai, come le già citate due opere di Kurosawa. Un ulteriore riferimento alla cultura nipponica è rappresentato dal volto di Dart Fener (Darth Vader in originale), ispirato agli elmi degli antichi samurai, che a volte ricoprivano l'intero volto di chi li indossava. Il termine nipponico che indica gli elmi dei samurai è “kabuto”, che venne utilizzato da Go Nagai per il cognome del protagonista di Mazinga Z (Koji Kabuto), per sottolineare come esso rappresentasse la mente del robot gigante che deve pilotare.
Data la presenza di questi ed
altri riferimenti alla cultura nipponica, è dunque più facile comprendere come
la saga di Lucas sia stata accolta con entusiasmo in Giappone, divenendo fin da
subito oggetto di citazione in numerosi anime. Alcuni degli esempi più
eclatanti di queste citazioni sono riscontrabili nella serie tv robotica Daitarn 3 (trasmessa in Giappone dal 03/06/1978 al 31/03/1979), dove fin
nella sigla di testa viene brevemente mostrato un duello tra due personaggi, il
protagonista Haran Banjo e una sua nemica meganoide, entrambi armati con una
spada laser, cioè la tradizionale arma dei cavalieri Jedi.
Dalla sigla di testa di Daitarn 3 |
Nel corso di Daitarn 3 divengono poi ancora più espliciti i riferimenti al film di Lucas, basti pensare che nell’ep. 22 dell’anime, c’è un personaggio intenzionato a realizzare un remake di Guerre Stellari (vedasi il nuovo e più corretto doppiaggio italiano presente nei dvd della serie editi da Dynit, poiché nella prima edizione italiana di Daitarn, il film di Lucas venne ribattezzato “la guerra degli spazi”)!
Dall'ep. 22 di Daitarn 3 |
Nell’ep. 32, invece, un comandante meganoide cerca di distruggere la villa in cui vive Banjo, servendosi di un satellite artificiale (dalla forma di un piccolo pianeta), collocato nello spazio e dotato di un devastante cannone energetico. Il fatto che il nome originale nipponico del satellite del meganoide sia “Death Star” (cioè il nome originale inglese della “Morte Nera” presente in Guerre Stellari), rende davvero palese quale sia stata la fonte di ispirazione dello staff di Daitarn 3.
Gundam |
Tra i tanti anime in cui è avvertibile l’influenza della saga di Lucas, segnaliamo Gundam - una delle armi principali del robot protagonista è una sorta di spada laser -, Trider G7 - dove il malvagio Lord Zakuron combatte armato di una gigantesca spada laser rossa -, e soprattutto il film cult d’animazione Addio Galaxy Express 999 – Capolinea Andromeda (1981) di Rin Taro, in cui il protagonista Tetsuro (“Masai” nell’edizione italiana della rispettiva serie tv) deve scontrarsi con un misterioso e oscuro cavaliere robotico chiamato Faust, il cui volto è parzialmente coperto da una sorta di elmo. Come accade a Luke Skywalker nel duello con Dart Fener nel finale de L’Impero colpisce ancora, anche Tetsuro non è consapevole di chi si nasconda realmente dietro l’elmo del suo avversario…
Addio Galaxy Express 999 (1981) |
Anche a distanza di molti anni, la
saga di Lucas continua ad affascinare, influenzare ed entusiasmare gli artisti
nipponici, basti pensare che alla fine degli anni ’90 vennero realizzati degli
adattamenti manga dei tre film della trilogia classica, insieme alla versione a
fumetti del film Star Wars Episodio I – La Minaccia Fantasma
(’99), curata da Kia Asamiya (autore dei manga Silent Möbius e Dark Angel).
Il manga di Episodio I, di Kia Asamiya |
Quel che qui ci preme sottolineare con la descrizione della reciproca influenza tra opere nipponiche e americane, è quanto siano affascinanti e potenzialmente molto fruttiferi i contatti e i reciproci scambi culturali tra due paesi apparentemente lontanissimi come gli USA e il Giappone, ma dove, in realtà, gli artisti possono accogliere con interesse, passione e curiosità opere prodotte in altri paesi o addirittura in altri continenti, arricchendo così il proprio bagaglio culturale e creando dei punti di contatto tra le loro culture e le loro nazioni, utili a favorire quell’integrazione culturale e quel dialogo tra popoli di origini diverse che oggigiorno fin troppo spesso mancano a causa della paura, della diffidenza e dell’intolleranza verso tutto ciò che proviene da paesi diversi da quello in cui si vive.
N. B. Prima Pubblicazione: Gennaio 2010 sul sito www.fantascienza.com
Aggiornamento 04/05/2018: a complemento di quanto scritto sopra, si segnala questo post di un blog inglese dedicato alla visita di Stan Lee (Marvel Comics) in Giappone nel 1978, da cui proviene il seguente disegno realizzato da Go Nagai e dalla sua azienda Dynamic Planning per la Marvel Comics, dove viene raffigurato Luke Skywalker, il cui volto e il cui aspetto ricordano quello del protagonista, Shiro Hagen, della serie X-Bomber (aka "Star Fleet", 1980-1981) ideata da Nagai:
Luke Skywalker, secondo Go Nagai e i suoi assistenti (fonte) |
Shiro Hagen, protagonista di X-Bomber/Star Fleet (fonte) |
Bel pezzo. Aggiungerei che le spade laser, senza cocce o elsa, assomigliano più alle katane che alle spade europee, mentre gli jedi richiamano alla memoria i monaci combattenti tipici dell'Asia.
RispondiEliminaGrazie Davide, per il commento e per gli elementi che hai aggiunto.
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